Cassino / Le associazioni si mobilitano: “Salviamo l’Albaneta di Montecassino”

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CASSINO – “Salviamo l’Albaneta di Montecassino”: con questo slogan-obiettivo, alcune associazioni storiche, culturali ed ambientalistiche di Cassino, ma anche (con petizioni su Internet) migliaia di cittadini di tutta Italia e del mondo, si stanno mobilitando per impedire che un “Villaggio di Natale” con ingresso a pagamento – organizzato da un imprenditore privato grazie al contratto d’affitto di una vasta area “agricola” stipulato con i monaci dell’abbazia benedettina – possa trasformare irrimediabilmente ed “oltraggiare” un’area naturalistica e storica di valore mondiale, che – tra il gennaio e il maggio 1944 – è stata teatro di una delle più lunghe e sanguinose battaglie della seconda guerra mondiale.

Quest’area, da oltre 70 anni, è territorio sacro per oltre venti popoli: anzitutto per i polacchi, che proprio qui hanno il cimitero dei caduti e altri monumenti che ricordano il sacrificio dei loro soldati (“i papaveri di Montecassino sono più rossi per il sangue polacco”, dice una loro famosa canzone); ma anche per americani, britannici, neozelandesi, indiani, nepalesi, ecc. che – prima e dopo il controverso bombardamento aereo dell’abbazia (15 febbraio 1944) – sono morti a migliaia nei tentativi di sfondare in questa zona la linea Gustav: era il principale sbarramento difensivo creato dai tedeschi (anch’essi qui morti a migliaia) nell’Italia centrale, da Ortona a Minturno, per impedire agli alleati anglo-americani la liberazione di Roma.

<E’ come se – con la scusa di un presepe “artistico” – si volessero mettere bancarelle, vendere salsicce e organizzare giochi e concerti “dal vivo” sulla sabbia di Omaha Beach, in Normandia>, dicono i protagonisti di questa mobilitazione, che si è già tradotta in una denuncia alla Procura della Repubblica di Cassino, con la richiesta di “sequestro immediato” dei lavori in corso.

L’area minacciata di un uso privatistico e commerciale è in un piccolo altopiano, a circa un chilometro dall’abbazia fondata nel 529 d.C. da S. Benedetto (ricostruita dopo la guerra, dallo Stato italiano, “com’era e dov’era”). Vi si trovano i ruderi di Santa Maria dell’Albaneta: era un monastero (fondato nel secolo XI) annesso a quello di Montecassino; vi aveva studiato da ragazzo San Tommaso d’Aquino, e vi aveva poi soggiornato anche Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti. Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi lo utilizzarono come caposaldo, e proprio sul pianoro dell’Albaneta il 19 marzo 1944 arrivarono – dopo un ardimentoso percorso montano (la “Cavendish Road”) – una quarantina di carri armati Alleati, poi respinti – dopo l’iniziale sorpresa – dai tedeschi.
Ma tutt’intorno all’Albaneta si trovano altri monumenti e cippi (Obelisco, Croce di ferro, Carro armato polacco, Casa del Dottore, Grotta del comando tedesco, ecc.) e soprattutto il cimitero militare polacco, dove riposano i resti di 1.052 soldati e del loro comandante, il generale Anders. E’ un’area, dunque, non solo di straordinaria bellezza naturalistica ma soprattutto da preservare, a scopo anche didattico, in memoria di tutti quelli che – com’è inciso sull’obelisco in cima alla famosa “quota 593” – hanno combattuto e sono morti “per la nostra e la loro libertà”.
Proprio per questo, per accedere liberamente al “Percorso della battaglia” (lungo circa 4 chilometri), il 2 luglio scorso era stato ufficialmente inaugurato – dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dall’abate di Montecassino, dom Donato Ogliari, e dal sindaco di Cassino, Giuseppe Golini Petrarcone – un varco solo pedonale, per visite guidate e per turisti di ogni parte del mondo. In questi giorni, invece, l’ingresso all’area dell’Albaneta e ad alcuni dei monumenti polacchi è impedito da un cancello e da una rete metallica; un’altra rete blocca l’accesso, dalla pianura, alla Cavendish road.

Utilizzando il contratto d’affitto recentemente stipulato per la gestione agricola per vent’anni del territorio dell’Albaneta (circa 350 ettari) di proprietà dell’Abbazia di Montecassino, un imprenditore locale ha infatti deciso di creare proprio qui un “Villaggio di Babbo Natale a Montecassino”, reclamizzando – oltre al presepe tra i ruderi del monastero dell’Albaneta – “un’area ristoro”, una “casa di Babbo Natale”, “intrattenimenti musicali”, “tiro con l’arco”, un “mercatino”…, subordinando l’ingresso a tutta l’area al pagamento di un biglietto (3 – 6 euro).
Sono già stati tagliati alberi di alto fusto, stesi cavi elettrici per luminarie e creati con ruspe e ghiaia nuovi sentieri verso improbabili “boschi incantati”, nei quali c’è anche pericolo di ordigni inesplosi.

Le associazioni ambientalistiche si sono già rivolte alla magistratura, e hanno sollecitato l’intervento (nell’ambito delle rispettive competenze) ma anche prese di posizione “politiche” e “morali” da parte del Comune di Cassino, della Regione Lazio, della Sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici, del Parco degli Aurunci (che ha la gestione di gran parte del territorio inserito nel Monumento naturale di Montecassino), delle ambasciate interessate, del vescovo della Diocesi di Sora-Cassino e, soprattutto, dello stesso dom Donato Ogliari, nuovo abate del monastero più famoso al mondo.

L’obiettivo finale di questa mobilitazione è di evitare altri oltraggiosi usi di questo territorio, promuovendo ufficialmente presso l’Unesco la candidatura a “patrimonio dell’umanità” dell’abbazia di Montecassino e dei suoi luoghi storici della seconda guerra mondiale.

Consulta dell’Ambiente di Piedimonte San Germano : Presidente Alessandro Barbieri
Fare Verde Onlus – Nucleo di Cassino: Presidente Salvatore Avella
Associazione Linea Gustav : Presidente Damiano Parravano
Associazione Battaglia di Cassino : Presidente Roberto Molle
Dal Volturno a Cassino (sito internet): Valentino Rossetti
Centro documentazione e studi cassinati (CDSC) Onlus: Presidente Gaetano de Angelis-Curtis
Progetto Summa Ocre (ricerche territoriali): Dante Sacco
Associazione WinterLine Venafro: Presidente Luciano Bucci
Associazione Historicus: Presidente Angelo Andreoli