Formia / Incendi nel sud pontino, il bilancio. L’Ente Parco Monti Aurunci: “Servono più risorse”

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FORMIA – E’ sott’attacco da giorni il territorio montano sul versante del Golfo del Parco Regionale dei Monti Aurunci. E le richieste di intervento sono simili ora a chi vuole chiudere il recinto dopo che i buoi sono clamorosamente scappati. E’ stato domato nella serata di sabato il vasto e pauroso incendio che nel pomeriggio aveva devastato oltre 200 ettari di sterpaglia e di macchia mediterranea alle pendici di Monte Redentore, a Formia. L’area si all’interno del parco dei Monti Aurunci e ha una particolare valenza ed importanza, sul piano sociale, religioso e culturale, per tantissimi formiani e, soprattutto, per i cittadini di Maranola, legati a questa asperità per la presenza dell’antichissimo eremo in onore di San Michele Arcangelo e sulla sommità della statua di Gesù Redentore che fu eretta nel 1900 su volere dell’allora Pontefice, papa Leone XIII, per salutare l’inizio dell’ultimo secolo del secondo millennio. Ma quello di sabato non è stato questo l’unico rogo che ha interessato l’area protetta.

Venerdì notte nel territorio di Spigno Saturnia vecchio, alle pendici di monte Petrella, la montagna con i suoi 1538 metri sul livello del mare è la vetta più alta dello stesso territorio del parco regionale dei Monti Aurunci, un’intera collina era stata devastata dalle fiamme, di chiara matrice dolosa come ci aveva dichiarato il sindaco Salvatore Vento. Un’ imponente task force aveva lavorato per tutta la notte allo spegnimento. E per motivi precauzionali era state evacuate alcune abitazioni e le fiamme avevano lambito attività ricettive. Due giorni prima altri due roghi era stati appiccati ai piedi di Monte Ruazzo, alle spalle della frazione di Maranola a Formia. L’incendio, appiccato nella contrada agricola de “L’Auciana”, aveva incenerito la macchia mediterraneo che costeggiava la strada di collegamento tra Maranola, la piana di “Gegne” e appunto le località di maggiore attrazione ambientale e turistica di Monte Redentore e del versante formiano di Monte Petrella: era stato prima domato dai volontari e dai mezzi aerei della Protezione Civile ma poi aveva ripreso vigore alimentando i sospetti del dolo.

Alla luce degli ultimi episodi in queste ore sono intervenuti i “vertici” dell’ente Parco dei Monti Aurunci. Il presidente Marco Delle Cese e l’attivo direttore Giorgio De Marchis hanno annunciato che il rogo sul monte Redentore a Formia, visibile da ogni parte del Golfo, verrà sottoposto all’attenzione della Regione Lazio alla quale sarà chiesto un incremento di uomini e mezzi da destinare all’attività antincendio. L’incendio, che ha reso il paesaggio ancor più brullo e lunare, stava coinvolgendo anche un gruppo di escursionisti ed un… cane, i primi che, lanciando l’allarme, hanno reso più tempestivi i complicati interventi di spegnimento, soprattutto dall’alto, delle fiamme. “Quanto avvenuto in queste ore ci lascia basiti – si legge nel comunicato dell’ente parco dei Monti Aurunci – rispetto a un fenomeno come gli incendi boschivi che, nonostante l’impegno e controlli, non si riesce a debellare in una zona di alto pregio paesaggistico e naturalistico». Domato l’incendio, e messa in salvo – come detto – una comitiva di escursionisti, la stessa, che aveva lanciato l’allarme, è tempo delle verifiche. Per questo i vertici del Parco dei Monti Aurunci annunciato che verrà avviata una mappatura dell’area colpita dall’incendio per la bonifica e il ripristino ambientale. “ Era stata messa in campo un’azione sinergica con i Carabinieri forestali, ma purtroppo questi atti delinquenziali sono riaffiorati. Tutto ciò, però, non ci impedisce di continuare a tenere altamente salda la barra della prevenzione e dei controlli per affidare alla giustizia i responsabili di un siffatto scempio – hanno detto Delle Cese e De Marchis.

Il disastroso incendio di Monte Redentore, il cui territorio ricade nel comune di Formia, non ha fatto registrare alcuna presa di posizione dell’amministrazione Villa che un mese fa, il 27 agosto, aveva organizzato e ospitato presso la sala sicurezza del palazzo municipale un vertice per mettere a punto con i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, della protezione civile e finanche delle principali associazioni di categoria dei settori agro-zootecnico un piano antincendio boschivo per l’estate 2019. L’incontro si era svolto in “due momenti fondamentali”: il primo più direttivo, in cui tutti i partecipanti sono stati messi al corrente delle modalità definite da adottare per intervenire in caso di incendi boschivi, il secondo più partecipativo in cui si è discusso di tutte le possibili iniziative atte a prevenire gli incendi di interfaccia, che dopo le nuove normative sono a totale responsabilità del Sindaco. E il sindaco Villa aveva sottolineato in una nota stampa ufficiale come “gli incendi boschivi siano di competenza regionale, mentre quelli di interfaccia urbano-rurale sono di competenza del comune, resta ai parchi invece la responsabilità nel caso ci fossero incendi nelle loro aree”. Era stato istituito un Gruppo di Pronto intervento, secondo quanto indicato Legge 21 novembre 2000, numero 353 “Legge-quadro in materia di incendi boschivi”, per rendere più speditiva la risposta del territorio sia alla prevenzione che alla circoscrizione di eventuali incendi. Tutti i partecipanti avevano dato ampia disponibilità a fare non solo quanto di loro competenza ma a creare un coordinamento permanente (!) che permettesse di intraprendere tutte le azioni necessarie in tema di prevenzione affinché questa diventi il più efficace e condivisa possibile. Gli stessi rappresentanti delle associazioni di categoria si sono resi disponibili per un’attività di controllo del territorio e di avvistamento e segnalazione di incendi. I partecipanti al vertice del comune di Formia avevano, inoltre, condiviso l’opportunità di rendere questo tavolo permanente anche e soprattutto per individuare le attività concrete di prevenzione da attuare nei periodi invernali…

Erano state fatte una serie di proposte per rendere concreta l’azione di prevenzione come quella di pianificare fasce antincendio, sistemi di videosorveglianza e attività di avvistamento che vedessero coinvolti tutti coloro che vivono la montagna (pastori, allevatori, cacciatori e gestori di rifugi). Insomma l’approccio doveva essere unitario ma i tanti nipotini di Nerone operanti sul territorio hanno fatto da soli… Chapeau…

Saverio Forte