Latina / La Class Action contro Acqualatina ricorre in Cassazione

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LATINA – E’ considerato il “padre” del diritto processuale civile in Italia, insegna da sempre presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università “La Sapienza” di Roma dopo averlo fatto presso la Luiss. E’ stato giudice Costituzionale dal 2002 al 2007 e ha guidato la Commissione ministeriale per la riforma del codice di procedura civile, è stato presidente di una delle Sottocommissioni per la riforma organica del diritto societario e ha avuto tra i suoi clienti eccellenti due fondatori di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Cesare Previti. Il comitato promotore della Class Action contro Acqualatina ha deciso di affidarsi all’avvocato Romano Vaccarella per tentare l’ultimo assalto contro l’ente gestore per chiedere il rimborso per le partite pregresse che, legate al canone idrico e a quelli della fognatura e della depurazione, erano state inserite in bolletta dal 2016.

Il comitato – l’indiscrezione circolava ormai da settimane – si è affidato al professor Vaccarella per impugnare davanti la Corte di Cassazione la sentenza dello scorso dicembre con cui la prima sezione civile della Corte d’appello, raccogliendo un mirato e circostanziato ricorso presentato dall’ente gestore, aveva annullato la storica ordinanza del luglio scorso della decima sezione civile del Tribunale di Roma che, invece, aveva ammesso la class action presentata da un pool di legali contro il servizio idrico. I giudici d’Appello avevano ribaltato, dunque, il verdetto di primo grado e, dunque, avevano accolto le rimostranze giuridiche dei legali di Acqualatina, gli avvocati Fabio Elefante, Antonio Auricchio, Daniele Vecchi e Tiziana Ferrantini, secondo le quali è legittima la voce delle ‘partite pregresse”, inserita in bolletta a partire dal 2016, sia per gli utenti già attivi nel periodo a cui le partite fanno riferimento, sia per coloro che non erano ancora utenti in quel periodo.

Il comitato promotore della Class Action ha dovuto incassare il colpo ma, poi, ha deciso di impugnare in Cassazione l’ordinanza della Corte d’Appello che “ci aveva lasciati sbalorditi. E non solo per alcune statuizioni di merito ma anche per le macroscopiche irregolarità procedurali. Abbiamo ricevuto sollecitazioni da parte dei nostri partner, degli attori e degli aderenti per lo studio dell’ordinanza e della possibilità di sottoporla alla Suprema Corte per un va-glio sulla sua legittimità – si legge in un comunicato del comitato – Abbiamo allora voluto dare a tutti coloro che si sono fidati di noi e che hanno confidato nella definitività del provvedimento del Tribunale di Roma, inattaccabile e impeccabile sotto ogni profilo, il massimo giurista esistente in Italia in questo momento: il Professor Romano Vaccarella, che non ha bisogno di presenta-zioni.” Vaccarella avrebbe accettato “senza esitazioni” di assistere il Comitato in questo difficile percorso dall’esito affatto scontato e, dunque, ha sollecitato un ripensamento della Suprema Corte sulla normativa che disciplina la Class Action arrivando a chiedere una remissione alla Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità dell’articolo 140bis del Codice del consumo per la violazione degli articoli 24 e 111 della Costituzione nella parte in cui non prevede la ricorribilità per Cassazione dell’ordinanza di inammissibilità.

“Riteniamo che non avremmo potuto offrire di più agli utenti di Acqualatina Spa vessati dall’agire poco trasparente, volto esclusivamente al profitto, sprezzante dei bisogni dei propri clienti. Dopo 17 anni di gestione, ancora oggi viene erogata acqua non potabile nonostante, tra le altre, le somme incassate nel 2017 per la “calamità naturale”, né sono stati realizzati i lavori indispensabili e ben noti al gestore sin da quando ha preso in carico la rete – si legge ancora nella nota del comitato promotore della class Action, formato dagli avvocati Massimo Clemente, Vincenzo Fontanarosa, Christian Lombardi, Patrizia Menanno, Orazio Picano, Chiara Samperisi e Annamaria Zarrelli – Crediamo nella giustizia e andremo avanti in ogni sede per ottenerla. Questo giudizio travalica, infatti, i perimetri di una mera vicenda giudiziaria ed investe altissimi profili etici e sociali per cui non ci fermeremo sino a quando la popolazione dell’Ato 4 non vedrà riconosciuti i suoi diritti. Oggi più che mai, con all’intervento del Professor Vaccarella che ringraziamo pubblicamente e che condivide con noi la totale illegittimità dei recuperi tariffari insiti nelle bol-lette di Acqualatina!”

Intanto nella giornata di mercoledì si è svolta davanti il Tribunale di Roma un’udienza già calendarizzata per il riconoscimento della Class action: è stata avanzata ufficialmente una sua sospensione in attesa della decisione, nei prossimi mesi, della Corte di Cassazione. Acqualatina attendeva questo appello e ha deciso di ripartire questo scontro a distanza con il pronunciamento a dicembre della Corte d’Appello: “Il servizio offerto ai consumatori dall’anno 2016 in poi è tale grazie ai costi sopportati dal gestore negli anni pregressi per l’esercizio, la manutenzione, i miglioramenti e gli investimenti eseguiti per il servizio di cui tutti gli utenti indistintamente, siano o meno nuovi, usufruisco-no”. Insomma era stata rinnovata la legittimità delle voci apposte in fattura e per la Corte d’Appello non ci sono state né la violazione del principio di irretroattività né del principio di corrispettività. L’ente gestore a dicembre sotto-lineò come “l’inserimento in tariffa delle partite pregresse sia stato deliberato dall’Autorità nazionale Arera, in tutta Italia, sulla base di criteri ben precisi, volti alla copertura di spese impreviste che non potevano essere preventivate, garantendo, così, l’equilibrio economico- finanziario delle gestioni e, quindi, il mantenimento di un servizio efficiente. Per tale motivo, non c’è mai stato alcun presupposto per poter intentare una class action di questo tipo, come sempre sostenuto pubblicamente da Acqualatina.”

Saverio Forte