Ventotene / Dissalatore, l’Otuc prende le difese di Acqualatina e attacca l’amministrazione

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VENTOTENE – Nell’incredibile braccio di ferro instauratosi tra Acqualatina e il Comune di Ventotene che ha bloccato per la terza volta l’iter autorizzativo per l’installazione dei dissalatori sulla seconda isola pontina è intervenuto l’Otuc, l’organismo di tutela degli utenti e dei consumatori dell’Ato 4. L’Otuc, a sorpresa, prende le difese dell’ente gestore e attacca frontalmente l’operato della neonata amministrazione isolana che, presieduta dal notaio Gerardo Santomauro, è risultata soccombente nei due precedenti giudizi promossi davanti al Tar da Acqualatina, la stessa che, insieme alla Regione Lazio, alla segreteria tecnico operativa dell’Ato e al comune di Ventotene, aveva firmato il 1 ottobre 2015 un protocollo d’intesa per sostituire il trasporto dell’acqua con le navi. Si tratta di una procedura estremamente costosa e non sempre realizzabile in presenza di mare mosso, rimpiazzata da un sistema idrico autosufficiente. E dunque con i dissalatori.

Il presidente dell’Otuc, Antonio Villano, ricorda che se si dovesse continuare ad alimentare Ventotene con le bettoline provenienti da Napoli l’acqua costerebbe 13 euro al metro cubo piuttosto che 3 euro con un dissalatore installato in loco. C’è il rischio che questo aggravio dei costi potrebbe ricadere sulle bollette di quelli che definisce “ignari ed incolpevoli cittadini” dell’intero Ato 4. Da qui l’invito-diffida dell’Otuc alla segreteria tecnica dell’Ato ad adoperarsi perché i maggiori costi per la fornitura dell’acqua potabile non vengano distribuiti in bolletta ma posti a carico dell’Amministrazione Comunale isolana.

Sul fronte dell’emergenza idrica il comitato dei legali del sud-pontino che si è costituito per dar vita alla “Class Action” contro Acqualatina ha denunciato, invece, alla scadenza dei trenta giorni previsti dalla legge, il mancato accesso agli atti da parte dell’ente gestore. Si chiedevano il piano industriale della società e lo stato dell’arte della sua attuazione; l’estratto del libro vidimato di tutti i verbali di riunione del Collegio Sindacale degli ultimi cinque anni e la relazione sui giudizi pendenti. Acqualatina ha definito la richiesta “eccessivamente generica non essendo indicati la natura e l’oggetto dei documenti di interesse e – ancora – che il reperimento di tutti gli atti comporterebbe un carico di lavoro paralizzante per l’attività dell’ufficio deputato”. In effetti la segreteria dell’ente gestore aveva preannunciato la propria impossibilità ad inviare via email il proprio piano industriale “a causa della sua dimensione” mentre gli altri documenti richiesti non avevano tutti un interesse pubblico quindi restano “esclusi dalla possibilità di accedervi”.

Intanto i legali impegnati in questa iniziativa popolare hanno impugnato per illegittimità il diniego precisando che i documenti richiesti “sono stati specificamente indicati e che dovrebbero essere già tutti formati”. In una nota hanno voluto ricordare alla società che gestisce il servizio pubblico che la richiesta all’accesso agli atti si fonda sull’affermazione ed il pieno riconoscimento dei principi di trasparenza ed imparzialità nell’attività espletata da Acqualatina e riguarda atti e documenti societari volti a verificare detti cardini e che la società è tenuta a consentire l’accesso generalizzato anche quando riguarda un numero cospicuo di documenti ed informazioni “ a meno che la richiesta risulti manifestamente irragionevole”. Se su questo comportamento dell’ente il consigliere regionale del Pd, Enrico Forte, intervenendo sabato scorso a Formia alla locale festa Democratica ha preannunciato la presentazione di un’apposita interrogazione per chiedere il diretto intervento della Giunta Zingaretti, i legali della “Class Action” si pongono “inquietanti interrogativi sulle modalità di gestione di uno dei più fondamentali servizi pubblici, atteso che il diniego all’accesso agli atti collide proprio con la dichiarata finalità di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali, sull’utilizzo delle risorse pubbliche e serve a promuovere la partecipazione al dibattito pubblico”.

Cosa si cela dietro i documenti richiesti? Perché i cittadini, che pagano anche i costi dei giudizi in corso, non possono verificare direttamente come viene gestito il contenzioso? Perché non viene consentito di verificare le attività sino ad oggi compiute in relazione al Piano industriale? In particolare, perché non viene data la possibilità di verificare anche l’operato del Collegio Sindacale che oltre al controllo contabile è deputato per legge al controllo di legalità? Tutti interrogativi intricanti e politicamente significativi per la cui risposta sono preannunciate altre iniziative legali: “Ci attendevamo, ovviamente, un ostruzionismo da parte di Acqualatina nel mostrare i documenti richiesti, documenti essenziali per verificare le ipotesi di mala gestione del gestore – tengono a precisare soprattutto gli avvocati Patrizia Menanno e Christian Lombardi – Se i documenti non ci verranno forniti direttamente da Acqualatina attiveremo tutti gli strumenti giuridici a disposizione per far sì che essi vengano resi pubblici per approntare la migliore difesa possibile dell’utenza ai fini della Class action e, comunque, per constatare realmente come vengono impiegati i soldi delle nostre bollette”.

Saverio Forte