Pontecorvo / Celebrazioni del 72° anniversario della distruzione della città

Attualità

PONTECORVO – Si sono svolte le celebrazioni del 72esimo anniversario della distruzione di Pontecorvo nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

“Facciamo memoria – ha dichiarato il sindaco Anselmo Rotondo nel suo discorso – di quei tristi giorni in cui anche Pontecorvo subì gli orrori della guerra, per far si che resti vivo in tutti noi il ricordo dei nostri concittadini che non vestendo una divisa persero la vita a causa della furia bellica. La crudeltà della guerra non risparmiò neanche Pontecorvo, che da “gemma rosa e bianca in mezzo al verde della Valle del Liri”, come la descrisse un corrispondente di guerra dell’8ª Armata, si ritrovò ad essere un mucchio di rovine .

Tutto ebbe inizio il giorno di Ognissanti del 1943, quando la Città subì il primo e intenso dei bombardamenti , che si sarebbero succeduti poi senza interruzione fino al mese di maggio dell’anno seguente. La tragedia si consumò in poche ore durante quella terribile giornata, che era iniziata con un mattino sereno, e che vedeva la popolazione di Pontecorvo dedita a quei pochi acquisti che si potevano fare in un mercato del Lunedì di allora e alla partecipazione alla celebrazione eucaristica nella Basilica Cattedrale.

Alle ore 10,15 circa, iniziò l’inferno che si abbattè sull’intera Città e che causò morti feriti e distruzione, lasciando una scia di dolore che ancora oggi è viva nei cuori dei Pontecorvesi che in quell’orrore persero gli affetti più cari.
Il ricordo e la commemorazione devono giungere ai più giovani ed in questo senso devo essere grato ai Dirigenti scolastici per la presenza delle scolaresche, affinchè gli stessi siano consapevoli che la libertà e la democrazia sono valori importanti

La popolazione di Pontecorvo seppe resistere alla furia distruttiva e, come recita la motivazione della concessione della medaglia di bronzo al valor militare, “sebbene provata da tanto dolore e miseria, combattente tra i combattenti sopportò con stoica rassegnazione le più atroci rappresaglie nel nome della libertà e della civiltà italica”.

Libertà e civiltà che hanno ancora oggi un profondo significato ed è giusto che sia così, in quanto devono essere considerati un bene prezioso da difendere ad ogni costo e oggi dobbiamo ricordare a noi stessi il sacrificio dei nostri soldati che hanno combattuto nella prima e nella seconda guerra mondiale per costruire un mondo nuovo.

Un mondo in cui i valori della pace, della fratellanza e convivenza tra i popoli sono fondamentali e devono spingere le nuove generazioni ad operare per diffonderli , poiché costituiscono un baluardo contro quei sentimenti purtroppo non del tutto scomparsi dalla coscienza delle genti, che spesso cercano di minare la pace e la fratellanza e l’unità.

Quella unità di un popolo che è espressione di una identità collettiva e che per l’Italia costò la vita a tanti giovani in grigio verde, ed è anche per questo che alle Forze Armate deve andare oggi un pensiero in quanto costituiscono un baluardo a difesa della pace e di quel sentimento di unità della nazione italiana.

Ed un pensiero particolare va ai due marò Massimiliano La Torre e Salvatore Girone che ancora oggi sono liberi. Questo sentimento di unità deve essere sentito ancora di più dai nostri giovani di oggi, i quali insieme ai giovani di altre nazioni sono e saranno i cittadini della patria Europea ed è a questi giovani che è importante far capire che non bisogna dimenticare i tragici eventi del secolo scorso, affinché non abbiano più a ripetersi gli errori e le tragedie che lo hanno caratterizzato.

I nostri giovani quindi hanno questo compito, di continuare, completare e mantenere l’unità europea, con quei sentimenti di pace e fratellanza fra i popoli, non disgiunti dal ricordo del sacrificio di quei giovani che, provenienti da ogni regione d’Italia, combatterono fianco a fianco per conservare e completare l’unità d’Italia e che il 4 novembre del 1918 festeggiarono la fine vittoriosa della Grande Guerra, di cui quest’anno ricorre il Centenario, ricordando quel 24 maggio del 1915 data in cui l’Italia entrò in guerra”.

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