Cisterna / Duplice femminicidio: Renèe Amato si sarebbe potuta salvare, i risultati dell’autopsia

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CISTERNA – La conclusione scaturisce dall’incrocio dei dati dei rilievi balistici della Polizia Scientifica e l’autopsia effettuata dal medico legale nominato dalla Procura di Latina, il dottor Fabio Guidato: la sera del 13 febbraio scorso Renèe Amato si sarebbe potuta salvare se il suo omicida, il finanziere 27enne di Scauri Christian Sodano, non avesse sparato il secondo colpo di pistola nei confronti della sorella minore della fidanzata Desirèe. Lo ha rivelato il Corriere della Sera dopo l’ultima informativa che, inviata al magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Valerio de Luca, sintetizza gli accertamenti balistici effettuati dalla Polizia Scientifica (anche in occasione dell’ultimo sopralluogo la scorsa settimana nella villetta della mattanza) e i primi risultati effettuati dall’esame autoptico esterno sui cadaveri di Renèe e della madre Nicoletta Zomparelli.

Le conclusioni della Polizia smentiscono una parte della confessione resa da Sodano subito dopo il duplice femminicidio, di aver sparato la seconda volta contro Renèe per “non farla soffrire”. Insomma la 19enne di Cisterna non fu uccisa per pietà. La ragazza era ancora in vita quando fu raggiunta da un secondo colpo di pistola che, secondo gli inquirenti, è stato quello che le ha provato la morte. L’informativa inviata dalla Scientifica alla Procura ha anche ricostruito l’intera dinamica omicidi aria: ad essere stata uccisa è stata Nicoletta Zomparelli che avrebbe provato a difendersi il volto con la mano.

I due proiettili contro Renèe sarebbero stati esplosi dall’alto verso il basso e con due traiettorie diverse mentre la 19enne era in posizione semi eretta e non sdraiata; sarebbe stata invece seduta sul pavimento o forse inginocchiata mentre cercava di rialzarsi.