FORMIA – Il suo nome rievoca sempre la fase conclusiva della Prima Repubblica in occasione della quale, oltre ad essere stato autorevole consigliere comunale a Formia della Dc, ha rivestito prima l’incarico di potente segretario provinciale della “balena bianca” e poi quello, anche se per soli due anni, dal 1992 al 1994, di deputato. Clemente Carta è ufficialmente uscito di scena dai radar della politica cittadina e provinciale – anche se in molti lo considerano ancora uno dei più stretti collaboratori del leader nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa – ma ora rischia un processo penale per un filone scaturito dall’inchiesta che, denominata “Scarabeo” , era culminata nell’ottobre 2020 con tredici arresti, sei in carcere e sette ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di “associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale, falsa attestazione della presenza in servizio di un impiegato pubblico, autoriciclaggio, contraffazione di pubblici sigilli, sostituzione di persona, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, rivelazione di segreti d’ufficio e abuso d’ufficio, favoreggiamento e corruzione“.
Tra il 7 ed il 14 novembre l’ex parlamentare formiano della Dc saprà il suo destino processuale. A deciderlo sarà il Gup del Tribunale di Latina Mario La Rosa davanti al quale l’ingegner Carta, insieme ad altre sei persone, è comparso nell’ambito del filone minore di “Scarabeo”, “Scarabeo 2” per l’appunto. Le ipotesi formulate a loro carico dal Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza sono rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio, truffa e falso.
Il magistrato ha chiesto sei rinvii a giudizio per il dipendente della stessa Procura Francesco Santangelo, la cancelliera (attualmente sospesa) Paola Berghella, Serena Capponi, Nicola Natalizi, Claudia Berghella e, appunto, l’ex segretario provinciale della Dc Clemente Carta. L’ex deputato di Formia, difeso dall’avvocato Giulio Mastrobattista, è stato l’unico a chiedere il processo con il rito abbreviato condizionato ed il Procuratore aggiunto è stato severissimo chiedendo una condanna a 16 mesi di reclusione.
Il motivo? Nella richiesta di rinvio Carta si sarebbe interessato del trasferimento della sorella della cancelliera in una struttura sanitaria di Roma. Con uno specifico corrispettivo: la cancelliera, avrebbe rivelato notizie (che dovevano invece rimanere coperte da segreto) ad un altro dipendente della Procura, imputato anche nel processo principale attualmente in corso davanti al Tribunale. Le informazioni riguardavano alcuni presunti accertamenti in corso nell’ufficio giudiziario da parte dei carabinieri.
Lo stesso dipendente della Procura avrebbe rilasciato certificati di carichi pendenti falsificati per consentire ad alcune persone di ottenere prestiti da società finanziarie e ancora avrebbe violato il segreto d’ufficio rivelando l’imminente esecuzione di uno sgombero in una palazzina di via Bruxelles. Ora tutto dipende dal Gup La Rosa, sia in ordine alla richiesta di condanna avanzata da Lasperanza per Carta per le istanze di rinvio a giudizio per gli altri indagati di cui è attesa l’arringa del collegio difensivo formato, tra gli altri, dagli avvocati Flaviana Coladarci, Italo Montini, Marta Censi, Gaetano Marino, Carla Bertini, Massimo Basile e Alessandro Paletta .