Gaeta / Molo Santa Maria, esposto alla Sopraintendenza a firma del consigliere Scinicariello e la candidata Mitrano

Attualità Gaeta

GAETA – La Soprintendenza ai beni Archeologici, Belle Arti, Paesaggio delle province di Latina e Frosinone annulli subito la propria autorizzazione rilasciata al progetto promosso dal comune di Gaeta per la “Sistemazione e valorizzazione del Molo Santa Maria” nel quartiere Sant’Erasmo e annulli tutti gli atti adottati perché il progetto “a nostro giudizio, risulta lesivo e distruttivo della configurazione storica, del patrimonio monumentale e paesaggistico, intimamente legati alla storia urbanistica di Gaeta e a quella nazionale italiana”. Probabilmente dietro la verifica ispettiva dell’altro giorno dei Carabinieri della locale tenenza nel cantiere di Gaeta vecchia potrebbero esserci state le due richieste che campeggiano in un esposto che il capogruppo consiliare de “Una nuova stagione” Emiliano Scinicariello ed il candidato a sindaco di “Gaeta comunità di valore” Sabina Mitrano hanno inviato alla Soprintendente Maria Grazia Filetici, al Prefetto di Latina Maurizio Falco e agli assessorati allo sviluppo economico e lavori Pubblici della Regione Lazio.

Molo Santa Maria rappresenta il cuore del centro storico di Gaeta Medievale, è tra le più ambite destinazioni turistiche del Comune nonché tra le più frequentate tutto l’anno, oltre che per essere un’area di grande valore e parte dell’identità dei cittadini stessi, anche per il suo essere un accesso al mare di inestimabile bellezza in pieno centro storico. Purtroppo parte degli spazi pubblici e alcune porzioni dell’area date in concessione ai privati versano in stato di abbandono e degrado ed in quest’ottica il comune ha previsto di realizzare un “restyling” .

Il progetto esecutivo, approvato nel luglio 2020, era stato presentato il 30 dicembre 2020 in risposta all’avviso della Regione Lazio “Piano degli Interventi straordinari per lo sviluppo economico del litorale laziale – triennio 2019-21”, per un importo complessivo di € 1.787.000,00″. I lotti furono in effetti tre: il primo di 130mila faceva riferimento a fondi 2020 gestiti dal Ministero dell’Interno per l’efficienza energetica e sviluppo sostenibile, per la realizzazione del tratto terminale di pista ciclopedonale Sant’Erasmo; il secondo di 657mila euro era stato finanziati dall’Autorità Portuale Tirreno centrale settentrionale, il terzo di 980mila euro era stato garantito grazie ad un finanziamento della Regione Lazio ” per Opere e spazi urbani retrostanti con relativa viabilità”.

Per Scinicariello e Mitrano il progetto sembrava incentrato sulla necessità di implementare la mobilità ciclo pedonale di Gaeta “senza invece prevedere alcun riferimento – crediamo indispensabile – “all’inquadramento e all’unicità storica architettonica e paesaggistica dell’area, se non un vago accenno all’esigenza di recupero della zona, che nella realtà rappresenta il cuore del centro storico e uno dei punti più pregiati di Gaeta”.

L’autorizzazione paesaggistica del comune è datata il 27 maggio 2020 e dichiarò che “la località oggetto di intervento non ha particolari connotazioni storiche” e che “la tipologia di interventi non sono di impatto per il panorama”. “Al contrario – fanno rilevare Scinicariello e Mitrano – il progetto consiste nella completa reinterpretazione degli spazi e del waterfront relativo, non soltanto della mobilità dell’area, ed è pertanto fortemente impattante a livello paesaggistico e urbanistico.

Dal punto di vista tecnico il progetto, “di difficile comprensione a causa della frammentarietà degli interventi”,prevede invece l’installazione di materiali di varia tipologia non sufficientemente descritti e confusamente inseriti (ad esempio pietra compattata con finitura naturale, pavimento in travertino, basoli chiari); l’inserimento di un muretto frangiflutti e di una ringhiera, comprese aiuole con filari di palme ed essenze varie, a isolare sia le aree adiacenti agli insediamenti militari sial’area data in concessione a privati, chiudendo la vista del mare ai fruitori; la posa di vele ombreggianti con relativi agganci ed il restringimento della carreggiata dell’unica strada carrabile di connessione tra Gaeta medievale alta e l’uscita dal centro storico. Il capogruppo de “Una Nuova stagione” e la candidata a sindaco di “Gaeta Comunità di valore” denunciando, invece, come la relazione paesaggistica enunci “concetti che non trovano alcuna corrispondenza o approfondimento sulle tavole degli elaborati grafici e non è supportata da uno studio storico architettonico oltre che paesaggistico del contesto. Il progetto non è sorretto da uno Studio di Inserimento Paesaggistico, sebbene previsto dalla normativa vigente, e questa omissione, prima ancora di essere una carenza procedurale, è sintomo, e al contempo causa, di assenza di controllo dell’effetto che il progetto avrà sul contesto paesaggistico persino da parte del Progettista e, di conseguenza, del Committente (in questo caso almeno formalmente coincidenti). Lo stesso progetto, inoltre, è privo di simulazioni tridimensionali che avrebbero permesso di guardare l’inserimento da diverse prospettive, non ultima la vista dal mare che rende la cittadella di Gaeta davvero unica al mondo“.

La decisione di sottoporre all’attenzione della Soprintendenza ai beni Archeologici, Belle Arti, Paesaggio delle province di Latina e Frosinone, del Prefetto di Latina e della Regione il progetto per la “Sistemazione e valorizzazione del Molo Santa Maria” è stato motivo dai firmatari dell’esposto perché l’intervento è destinato invece a “cambiare il volto di un sito storico e l’identità di un luogo” quando è “trattato alla stregua di un progetto di manutenzione stradale e arredo urbano, sia per mancanza di studio e scarsa qualità progettuale, sia per una ordinaria impostazione dell’affidamento, frammentato e senza una visione di insieme, e una carente attenzione ai criteri selettivi nel capitolato d’appalto.

Scinicariello e Mitrano non lo considerano, poi, un progetto “inclusivo”, riserva a beneficio “di alcuni la fruizione di spazi pubblici, che fanno invece parte della storia e della tradizione dei cittadini” mentre la chiusura del mare alla vista e all’utilizzo dei cittadini è “l’azione più eclatante“. Da un punto di vistatecnico, il progetto è stato ritenuto carente da un punto di vista estetico formale e funzionale: non vi è nessuna attenzione ai dettagli costruttivi, ai materiali, alle scelte delle essenze vegetali, alla contestualizzazione di tutti questi elementi. Non vi sarebbe traccia di intervento e di manutenzione né della pavimentazione lavica del molo databile fine 1400 inizi 1500, né dei reperti dell’antica porta.

Il ridisegno degli spazi è estremamente confuso e grossolano. E ancora un’altra censura. Il progetto non sarebbe stato mai oggetto di condivisione con la cittadinanza, “nonostante la forte caratterizzazione identitaria dei luoghi investiti dagli interventi”, neanche attraverso il Consiglio Comunale di Gaeta. Lo scorso 20 giugno 2021 propri il capogruppo Scinicariello chiese all’Assessore ai Lavori Pubblici del comune di Gaeta Angelo Magliozzi di dare l’adeguata pubblicità al progetto di riqualificazione del Molo S. Maria intendendo, “per adeguata pubblicità”, la sua presentazione e dei dettagli esecutivi che lo caratterizzavano in una sessione pubblica, un momento di incontro con la cittadinanza e soprattutto con quella del quartiere medievale. La motivazione della richiesta consisteva nella opportunità di un confronto che poteva”essere anche migliorativo delle soluzioni progettualmente previste”.

“La modifica di un luogo caratterizzato da una storia così antica, da un contesto urbanistico ed architettonico di pregio, ma anche da criticità in ordine alla vivibilità del sito stesso nei periodi di particolare afflusso di turisti, necessitava – e necessita ancora –diuna condivisione con la città” – chiese il capogruppo Scinicarielo.

La risposta del vice sindaco ed assessore ai Lavori Pubblici del comune di Gaeta Angelo Magliozzi fu la seguente: “Appena abbiamo l’ufficialità magari ne riparleremo senz’altro, valutiamo le cose che ha detto lei”.. Valuteremo, non appena abbiamo l’ufficialità, di tornare in Consiglio e di valutarlo pubblicamente per raccogliere anche magari qualche indicazione positiva, perché no”. La Soprintendenza e la Regione Lazio ora sono state informate di un’altra verità: il progetto è, ad oggi, in piena esecuzione ma “del confronto promesso” non vi è alcuna traccia.

Da un punto di vista meramente funzionale e della viabilità, il progetto “non semplifica, al contrario, incrementa il potenziale traffico carrabile, specie se non accompagnato da adeguate azioni di pedonalizzazione. Ma oltre ad aumentare congestione ed emissioni inquinanti, l’intervento sulla viabilità – che modifica sia l’ampiezza della sede stradale sia la sosta – favorisce punti di ingorgo che mettono seriamente a rischio l’accessibilità a Gaeta medievale in caso di estrema urgenza e sicurezza pubblica come spesso è accaduto nella stagione estiva (ambulanze, mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco). Se si guarda al mero intervento di viabilità, secondario rispetto all’impatto dell’intero progetto, l’assenza di una pianificazione attenta e di uno studio dei flussi di traffico in assenza di scelte differenti di mobilità rischia di arrecare seri danni alla sicurezza dei cittadini”.

L’ultimo affondo di Emiliano Scinicariello e di Sabina Mitrano affronta proprio le criticità attinenti alla viabilità e alla mobilità di Gaeta S.Eramo: “L’amministrazione non ha una pianificazione di settore sulla mobilità ciclopedonale Biciplan, ha un piano urbano del traffico adottato dalla Giunta Comunale nel 2016, mai aggiornato ogni due anni, e maiapprovato in Consiglio Comunale, quindi inadempiente rispetto l’obbligo previsto dall’articolo 36 comma 10 del Codice della Strada”. Da qui la richiesta alla Soprintendenza di annullare la sua autorizzazione perché, rispetto ai “gravi aspetti procedurali esposti”, un reato, alla fine, viene ipotizzato sullo sfondo: la falsità ideologica.