MINTURNO – E’ in rivolta l’associazionismo del sud pontino per la possibile approvazione oggi, da parte della conferenza dei sindaci dell’Ato 4, di un progetto, dal valore complessivo di circa 10 milioni di euro, che prevede la realizzazione di due impianti di essiccazione dei fanghi provenienti dagli impianti di depurazione gestiti da Acqualatina. Sono stati individuati uno ad Aprilia, per quanto riguarda il nord della provincia, il secondo a Minturno. Questa seconda localizzazione ha mandato su tutte le furie diverse associazioni semplicemente perché il sito è previsto in località Pantano, alle spalle del teatro romano di Minturnae, a 500 metri del fiume Garigliano e nella zona attigua l’attuale impianto di trattamento delle acque reflue.
I sindaci saranno chiamati ad approvare il progetto per chiedere un finanziamento con i fondi del Pnrr ma il mancato confronto con le enti e comunità locali ha fatto indispettire subito il circolo del sud pontino della Legambiente. Il suo presidente, Dino Zonfrillo, ha auspicato l’inizio di una nuova stagione di condivisione da parte dei territori nei confronti di queste scelte “calate dall’alto”. L’impianto di Marina di Minturno tratterà 6500 tonnellate all’anno di fanghi della depurazione.
La Confconsumatori provinciale di Latina e l’associazione che raggruppa i pendolari della stazione di Minturno non censura l’utilizzo dell’energia solare per essiccare prima e smaltire questi fanghi ma l’ubicazione sì. L’impianto è stato localizzato in un’area archeologica dove l’amministrazione comunale di Minturno sta pensando di far nascere un parco tematico – fanno rilevare l’avvocato Franco Conte ed il professor Francesco Valerio. La zona tra Monte D’Argento e il Garigliano è urbanisticamente riservata ad accogliere interventi con destinazione turistica e di rivalutazione dei beni ambientali e culturali e, alla luce della sua presenza nei pressi del fiume Garigliano, ha un forte connotazione alluvionale e “nella documentazione non è dato esaminare (a differenza del sito di Aprilia) la relazione geologica che pure è importante”. La struttura da realizzare è comunque una trasformazione urbanistica in una zona archeologica “ma – fanno rilevare l’avvocato Conte ed il professor Valerio – non sono allegati il necessario parere paesaggistico. I finanziamenti del Pnrr sono vincolati a precisi requisiti di legge richiamati nella stessa relazione tecnica e, in particolare, ritenendo i fanghi non un rifiuto ma un sottoprodotto del processo industriale della depurazione devono soddisfare determinati requisiti di legge…”!.
La Confconsumatori e l’associazione che raggruppa i pendolari della stazione di Minturno ritengono che su quest’ultimo punto “non sussistano idonee garanzie soprattutto da parte del Gestore del “Sii” e della Segreteria tecnica operativa dell’Ato 4. Basta osservare -hanno aggiunto Conte e Valerio – che non sono mai state pubblicate le analisi chimico fisiche degli attuali fanghi destinati all’agricoltura al fine di garantire la loro qualità “concimante” e non “inquinante”. Prima di autorizzare l’uso dei fanghi in agricoltura e loro trattamenti come sottoprodotti del processo industriale l’Ato 4 deve attivare procedure assolutamente trasparenti che assicurino, in tal senso, i cittadini e lo stesso deve essere fatto per i prodotti dei processi di depurazione che vengono immessi direttamente nell’ambiente nonché la depurazione e la distribuzione delle acque”.
Il progetto vuole “cogliere” in corsa un’occasione di finanziamento ma l’Ato 4 e Acqualatina “non sono state in grado – hanno aggiunto Conte e Valerio – di affrontare seri problemi ambientali nella gestione del “Sii”(perdite, torbidità, livelli di depurazione e riciclo dei reflui depurati, tutela delle sorgenti). Come fanno ad essere credibili nei processi di “transizione ecologica?”
La Confconsumatori provinciale di Latina e l’associazione dei pendolari della Stazione Minturno-Scauri con l’occasione hanno rinvolto un appello ai partiti e alle associazioni l’invito “ad aprire un confronto per porre in discussione tutte le problematiche relative alla transizione ecologica e agli altri obiettivi del Pnrr a partire da quelli del territorio, considerato che gli organismi di governo sono assolutamente incapaci di interloquire con il “paese reale” e le aspettative dei cittadini.