Incredibile ma vero, lo Stato dovrebbe dare 1.000 euro a tutti gli italiani: c’è una ragione semplice alla base, ecco di cosa si tratta
E se ci ritrovassimo tutti (o quasi) con 1.000 euro in più sul conto in banca? Sembra una prospettiva utopica, eppure dovrebbe essere una conseguenza naturale di quanto accaduto negli ultimi anni. Stando ad alcuni calcoli effettuati di recente, lo Stato avrebbe contratto un debito di 1.000 euro con praticamente tutti gli italiani. Una notizia clamorosa che potrebbe sembrare la consueta boutade, ma che invece si basa su dati inequivocabili, ma che difficilmente potrebbe tradursi in una realtà concreta.

A lanciare questa suggestione incredibile è stato il leader della CGIL, Maurizio Landini, in un’intervista rilasciata alle colonne di Repubblica. Il numero uno del noto sindacato ha, in pratica, affermato che lo Stato deve 1.000 euro a ogni lavoratore e pensionato per il triennio 2022-2024.
Non si tratta però di una pura e semplice provocazione, ma del risultato di alcuni conti che sono stati effettuati dagli esperti e che hanno portato in luce un chiaro difetto del drenaggio fiscale italiano, in un periodo in cui si continua a parlare, tra l’altro, di tagli delle tasse, salari bassi, inflazione e altre problematiche serie e importanti che affliggono da tempo il nostro paese.
1000 euro dallo Stato per tutti gli italiani: ecco perché lavoratori e pensionati dovrebbero essere rimborsati
Il ragionamento alla base di questa notizia è semplice, ma vale la pena sottolinearlo. Quando stipendi e pensioni crescono nominalmente, senza tener conto dell’inflazione, i contribuenti salgono di scaglione IRPEF, pagando di fatto più tasse nonostante abbiano un potere d’acquisto minore rispetto al passato.
Il tutto si traduce, facendo un esempio concreto, in una perdita economica importante. Chi oggi guadagna 30.000 euro versa infatti più tasse rispetto a tre anni fa, ma ha un minor margine di spesa. E questo avrebbe comportato, secondo il sindacato, la creazione di un credito virtuale di 1.000 euro a testa per i milioni di cittadini che hanno pagato le tasse negli ultimi tre anni.

Secondo le stime della CGIL, tra il 2022 e il 2024 i contribuenti hanno infatti versato 24 miliardi di euro di tasse in più rispetto al dovuto, a causa del mancato adeguamento delle aliquote e degli scaglioni IRPEF all’inflazione. In questo modo il potere d’acquisto dei redditi medi si è eroso, anno dopo anno, penalizzando milioni di cittadini.
A scanso di equivoci, c’è davvero la possibilità che lo Stato cerchi di correggere questo errore restituendo ai cittadini almeno in parte i soldi in più che sarebbero stati pagati? La risposta è ‘no’. In vista della prossima legge di Bilancio, il governo starebbe infatti lavorando ad alcune misure, come il taglio del secondo scaglione IRPEF.
Una misura che alleggerirebbe, in parte, la pressione sul ceto medio, ma che da sola non basterebbe a dare sollievo a tutti i cittadini, e che resta, comunque, molto distante dalla proposta avanzata dal sindacato.