Latina / Trasfusioni sospette, risarcita una 50enne

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LATINA – Una 15enne cade dal motorino e si salva ma il “Goretti” di Latina la infetta a causa di alcune trasfusioni sospette. Il Tribunale di Latina ha condannato il Ministero della Salute al pagamento di 220mila euro circa di arretrati e un assegno di 800 euro al mese per tutta la vita. E’ stata applicato il contenuto della legge numero 210/1992 in favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni di sangue. La donna, oggi 50enne, aveva solo 15 anni quando nel 1985, a seguito di un gravissimo incidente stradale in motorino, aveva rischiato la vita. Trasportata in emergenza al “Goretti” di Latina aveva scampato il pericolo ma tra le cure le vennero anche somministrate alcune sacche di sangue infetto dal virus HCV responsabile dell’epatite C.

Quando, a 27 anni, nel 1997 scoprì di essere stata contagiata, la donna nel pieno della sua giovinezza e alla fine dei postumi dell’incidente, cadde in una profonda depressione. Pensava di essersi messa alle spalle i mesi della lunga convalescenza e gli anni di recupero delle funzioni vitali, danneggiate dall’incidente, e invece nella sua vita si apriva un nuovo e ancora più gravoso dramma personale: quello di convivere per tutta la vita con un virus letale, contagioso ed invalidante. Anche la burocrazia ha recitato un ruolo di primo piano contro la sfortunata donna che nel 1998 chiese inutilmente al Ministero della Salute, attraverso l’Asl di Latina, l’indennizzo mensile previsto dalla legge n. 210/1992. Per la commissione medica ospedaliera, incaricata di valutare la domanda della donna pontina, non ci sarebbe stato il nesso causale fra le trasfusioni del “Goretti” di Latina del 1985 e il contagio del virus dell’epatite C. Ora con la sentenza numero 239/2020 il Tribunale di Latina ha accolto il ricorso dell’avvocato Renato Mattarelli a cui nel 2015 la donna si era rivolta.

Per il Giudice, la dottoressa Simona Marotta del Tribunale di Latina, non ci sono dubbi, sono state le trasfusioni dell’ospedale di Latina a contagiare la donna poiché (accogliendo l’istanza dell’avvocato Mattarelli di deposito di una relazione medica in un altro processo parallelo) scrive nella sentenza: “…Dalla relazione peritale redatta dal Ctu, dottor Alberto De Lorenzis in data 19.09.2019 – resa nel procedimento civile rg 64796/2015 pendente tra le medesime parti (avente ad oggetto responsabilità civile contrattuale/riconoscimento del danno biologico) acquisita al presente giudizio – risulta accertato con “ elevata probabilità scientifica l’esistenza del nesso causale tra le procedure di emotrasfusione nel corso del ricovero presso il nosocomio di Latina e l’infezione da Hcv diagnosticata a distanza di 26 anni da tali procedure anche in virtù delle caratteristiche intrinseche del virus da HCV ”. Risulta pertanto accertato che l’epatopatia da HCV, per la sua condizione di cronicità, ha comportato alla ricorrente danni irreversibili a livello epatico e che dalla stessa è derivata una menomazione permanente dell’integrità psico-fisica della periziata…”

L’avvocato Mattarelli (che assiste la donna anche in un ulteriore processo a Roma per il risarcimento integrale dei danni: quello riconosciuto dal Tribunale di Latina indennizzo è infatti solo un indennizzo per il danno al fegato) è in attesa dell’altra sentenza del Tribunale capitolino a cui è stata richiesta la condanna del Ministero della Salute per non aver vigilato sull’attività trasfusionale dell’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina.

Saverio Forte