Gaeta / Ottantamila tonnellate di “Ecoballe” al porto. Trano: “silenzio assoluto”

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GAETA – Il porto di Gaeta si prepara ad accogliere 80.000 tonnellate di “Ecoballe”, il combustibile da rifiuto destinato agli inceneritori. L’autorizzazione ambientale rilasciata dalla provincia di Latina, contiene solo due pareri (rilasciati con prescrizione), mentre per gli altri enti, non intervenuti alla conferenza dei servizi, sono stati raccolti con la formula del silenzio – assenso. Dalla documentazione allegata non è possibile dunque sapere cosa ne pensi il comune di Gaeta, né Asl Latina. La vicenda, oggetto di una lettera ufficiale con richiesta urgente di spiegazioni, inviata dal deputato M5s Raffaele Trano al presidente dell’Autorità di Sistema Francesco Maria Di Majo, era stata sollevata dagli attivisti del Meetup Gaeta 5 Stelle che avevano fatto notare come il tentativo di far arrivare una quantità di gran lunga inferiore nel porto di Civitavecchia (rientrante nella stessa Authority) si era scontrato con il no secco di quella amministrazione municipale.
Ma è anche la governance del gestore dei “Porti di Roma” ad essere messa in discussione. Nel documento di Trano si fa riferimento anche alla vendita delle aree Eni inserite nel deposito di Arzano. La manifestazione di interesse scade proprio oggi. L’area è strategica per il futuro delle attività portuali ma, al momento, non risulta che l’authority abbia espresso una volontà di volerne entrare in possesso. (Segue la lettera inviata)

Egr. presidente Di Majo,

lo sviluppo dell’area di levante del comune di Gaeta, aderente al network portuale da Lei presieduto, attraversa una fase piuttosto convulsa e confusa.

Mentre il Governo è impegnato a promuovere politiche e pratiche ambientali e di sviluppo sostenibile, noto con disappunto che non sono ad oggi insolute alcune problematiche sulle quali già la avevo sollecitata, ma, anzi, si aprono nuovi preoccupanti scenari.

PONTILE PETROLI

Non è stata trovata una soluzione accettabile per la delocalizzazione del Pontile Petroli. Le linee guida votate nel 2014 in variante del piano regolatore portuale del 2006 dal comitato portuale con le quali si avalla il trasferimento all’interno del porto commerciale, sono in contrasto con la volontà dei cittadini dei principali tre comuni del Golfo espressa per bocca dei loro sindaci nel corso del consiglio comunale di Formia del 6/12/2018.

Tra l’altro Eni, fidando sul rinnovo della concessione, come emerso nel corso del sopralluogo effettuato in data 29/07/2019 ha investito somme considerevoli sul pontile in zona Porto Salvo (attorno ai 7 milioni di euro, considerando anche le mutate condizioni sismiche). Tale collocazione, come già fatto notare ad Eni, lascia aperte molte perplessità in caso di incidente.

DISMISSIONE AREA DI ARZANO

Da un documento ufficiale di Eniservizi si apprende che è in vendita un’area all’interno del deposito costiero di Arzano (via Lungomare Caboto – comune di Gaeta).

Il complesso immobiliare ‘in proprietà’ di Eni, situato all’interno del Consorzio Industriale del Sud Pontino e definito come ‘lotto 1’ ed individuato con la sigla T1277 misura 59.600 mq. È collocato all’interno del foglio catastale 19, particelle n. 495, n.968 e n. 971 sulle quali insistono 4 edifici.

Il 13 luglio il comune di Gaeta ha diramato un comunicato stampa nel quale si annuncia la concretizzazione della manifestazione di interesse per il primo lotto.

“L’area interessata – si legge – è ubicata nel territorio comunale di Gaeta, nelle zone D4 per 48mila mq. e “D5” per 11.600 mq del Piano Regolatore Territoriale Consortile. In tali aree per la Zona “D.4” si prevede una destinazione per attività polifunzionale ed attività di servizio alla produttività, mentre, per la zona “D.5” sono previsti nuovi insediamenti di attività produttive, artigianali, di deposito e di movimentazione portuale.

Complessivamente l’area che sarà dismessa dall’Eni, secondo quanto stabilisce il protocollo d’intesa, ammonta a 25 Ha di cui 17,7 da alienare e circa 7 che rimarrebbero ad Eni, perché, “ritenute strategiche”, per non meglio definite iniziative. Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto in data 11 aprile 2011 tra il comune di Gaeta, rappresentato dal sindaco Antonio Raimondi, dal Cosind, rappresentato dal presidente avv. Salvatore Forte e dal direttore generale di Eni spa ing. Angelo Fanelli. Tale accordo è stato poi ratificato dal consiglio comunale in data 12 maggio 2011

Da quanto si apprende sull’immobile attualmente in vendita ci sarebbe al momento l’interessamento di un privato. La domanda è molto semplice: l’Autorità Portuale ha avanzato offerte di acquisizione dell’area o altre formule di presa in gestione?

Se no, perché non ha preso in considerazione questa opportunità di sviluppo per il porto e l’intero territorio?

Data la prossima scadenza del 16 settembre quale termine ultimo per presentare manifestazioni d’interesse, la mia domanda riveste la massima urgenza.

SETTORI MERCEOLOGICI

Altrettanto urgente è un chiarimento in merito in merito ai traffici merceologici in essere ed all’autorizzazione rilasciata dalla provincia di Latina per l’attivazione di un traffico di “Ecoballe”, Combustibile da Rifiuto diretto ad inceneritori.

Il comune di Gaeta ha aderito all’autorità portuale nel 2003. Lo ha fatto puntando sui traffici agroalimentari, crocieristici e comunque ad alto valore aggiunto, compatibili con la vocazione turistica del territorio.

Nel tempo stranamente veniva meno il Pif (ex dlgs 28/1993), mentre a fronte di corposi investimenti sul porto non corrispondevano incrementi nei traffici

Si è continuato a trasportare pet coke, solfati e poco altro, con qualche puntatina su acciaio e pale eoliche. È rimasta invece una pia illusione relegata a poche navi l’attivazione di un traffico stabile di grano e zucchero.

Negli ultimi anni è stato attivato invece il traffico di Pellet, con relativo confezionamento nell’area retroportuale.

Il risultato è che il porto di Gaeta ospita circa 15 navi da crociera l’anno, in gran parte di piccola dimensione, mentre i traffici mercantili, già bassi, sono diminuiti del 20% nel primo trimestre 2019 stabilizzandosi poi sui valori dello scorso anno nel secondo. Come si può desumere è un porto in piena crisi.

Oggi apprendiamo che nello scalo commerciale, potrebbe essere attivato presto un traffico di rifiuti a cui il settore ambiente della Provincia di Latina ha già rilasciato le relative autorizzazioni. Lo stoccaggio di detti rifiuti avverrebbe temporaneamente (fino ad un massimo di 6 mesi!) all’interno di una struttura ‘amovibile’ realizzata sulla banchina di riva ed inoltre – come fa notare anche Arpa Lazio – a meno di 300 metri dal mare. Dette ‘ecoballe’ cd. ‘Css’ giungerebbero in porto già avvolte in 7 strati di film, a pochi metri dalla banchina dedicata dall’Autorità allo sbarco dei crocieristi.

Mi domando: si sono considerate le specifiche condizioni meteomarine avverse che possono avere effetti devastanti sul ricovero di tale ‘tipologia merceologica’, (lo scorso anno trombe d’aria hanno colpito le coste del Basso Lazio, se ne trova traccia nel dibattito parlamentare e nei provvedimenti governatici, come riportato ampiamente da testate giornalistiche locali e nazionali)? Si sono considerate le distanze con centri commerciali, insediamenti residenziali ed altre attività? Gaeta è destinata a diventare Hub mediterraneo dei rifiuti? Come mai invece a Civitavecchia l’attivazione di un traffico di gran lunga inferiore ha incontrato l’opposizione dell’amministrazione comunale locale?

Si chiedono pertanto delucidazioni urgenti, non solo per la programmazione contingente, ma anche per quella strategica.