L'ex ospedale di Minturno

Minturno / Punto di primo intervento: a Scauri un sit-in di protesta contro la chiusura

Minturno Politica Sanità

MINTURNO – Si svolgerà domani mattina, 28 agosto, alle ore 10, in Piazza Sant’Albina a Scauri, un sit-in di protesta, organizzato da Associazione Pendolari, Italia Nostra, Confconsumatori contro la chiusura del punto di primo intervento di Minturno. Il sit-in, come dicono gli organizzatori, sarà l’esposizione di bandiere e simboli di partiti e di associazioni perché la tematica è trasversale.

“Invitiamo tutte le componenti della società civile – spiegano gli organizzatori – a ritenersi parte in causa e quindi a non limitarsi ad atteggiamenti passivi, bensì ad attivarsi da protagonisti. Il sit-in è un appello alle Istituzioni, alla Chiesa diocesana e alle parrocchie della nostra città, alle organizzazioni sindacali e alle associazioni tutte che sono invitate ad aderire e partecipare. Riteniamo grave che la Regione non abbia preso atto del fatto che il punto di primo intervento di Minturno, in controtendenza rispetto a tutti quelli della nostra regione, ha incrementato anno dopo anno il numero delle prestazioni, giungendo il ragguardevole numero di 23mila casi trattasi in un anno, prestazioni che, in caso di chiusura, andrebbero ad aggravare la già satura condizioni del Pronto Soccorso di Formia”.

Sul sit-in è intervenuto il Comitato contro la chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta, nato l’anno scorso, che lancia una polemica per il mancato coinvolgimento di altre associazioni. “Siamo sempre dalla parte di chi manifesta – si legge nella nota – crediamo che scendere in piazza sia una delle massime esplicazioni della libertà individuale soprattutto in un paese come Minturno, ancora legato ad interessi consociativi, voto clientelare e nepotismo. Questa volta però abbiamo il sentore che la manifestazione in questione non sia mossa da uno spirito libertario e popolare come fu quella dello scorso dicembre a Minturno e di qualche mese prima a Gaeta, se così fosse stato, gli organizzatori avrebbero coinvolto tutte le realtà di Minturno soprattutto interagendo con il comitato contro la chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta che si è costituito un anno fa e che promosse le manifestazioni citate in precedenza.

Nulla di ciò è stato fatto e perciò ci sorge spontanea una domanda: l’anno scorso, prima a Gaeta e poi a Minturno, dove eravate? Perché vi svegliate ora che mancano 4 mesi alla chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta?” Questo Il commento del comitato contro la chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta, che senza alcuna vena polemica vuole sottolineare la tardiva presa di posizione delle associazioni che un anno fa fecero “orecchie da mercante”, magari se ci si fosse mossi prima ed unitariamente qualche risultato si sarebbe ottenuto, invece questa continua divisione e frazionamento altro non porta che al nulla in un territorio che nonostante le bellezze di cui dispone è sempre più arretrato. “La chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta sarà solo la punta dell’iceberg di uno scientifico saccheggio dei nostri territori, per questo ci auguriamo massima partecipazione al sit-in indetto da Italia nostra, comitato pendolari e confconsumatori rammentando però che il comitato contro la chiusura dei PPI di Minturno e Gaeta esiste da un anno e divisioni e scissioni non servono a nulla quando si parla di un diritto costituzionale come il diritto alla salute.”

Nei giorni scorsi, invece, è intervenuto anche il sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli, in vista dell’imminente incontro regionale con l’assessore alla sanità Alessio D’Amato il prossimo 5 settembre. “Ci opporremo in tutte le sedi allo smantellamento – ha dichiarato a gran voce Stefanelli – e lo faremo non in un’ottica campanilistica, ma a tutela dei fabbisogni delle comunità del Golfo. La cancellazione dei punti di Minturno e di Gaeta porterà al collasso definitivo il pronto soccorso di Formia, che già oggi opera in condizioni di enormi difficoltà. Siamo consapevoli della necessità di riorganizzare complessivamente il sistema della sanità, ma siamo altrettanto convinti che, ad oggi, questa esigenza non sia concretamente risolvibile con la chiusura. L’idea di far gestire i codici 4 e 5 alle unità di cure primarie e’ affascinante, ma oggettivamente poco praticabile. Da uomo delle istituzioni mi aspetto un impegno forte da parte dei rappresentanti del territorio e da uomo politico di tutto il Partito Democratico provinciale. Basta giocare sulla pelle dei pazienti”.