Economia UE in stallo: quale ripercussione sui mercati finanziari?

Economia Magazine

ECONOMIA – Un nuovo allarme per l’economia dell’Eurozona. Secondo alcuni dati diffusi dall’Eurostat (l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea), rallenta sempre più la crescita economica dell’area euro con un Pil decisamente stagnante.

I dati parlano chiaro: nell’ultimo trimestre il Pil dell’area Euro è cresciuto dello 0,2% rispetto allo 0,4% del trimestre precedente. Senza contare la crescita dell’1,2% su base annuale dello scorso trimestre. Secondo diversi studi ciò che dovuto presumibilmente ad un concreto calo della produzione industriale di alcuni Paesi, principalmente di Germania ed Italia.

Per quanto riguarda, invece, il tasso dell’inflazione si stima un calo con un attestamento all’1,1% di luglio rispetto all’1,3% di giugno.

Secondo diversi esperti del settore, quindi, l’economia UE si posiziona in una situazione ben più che stagnante e che può incidere anche sul fattore investimento dei consumatori.

E secondo gli stessi studiosi, questa situazione di stallo è dovuta presumibilmente alla paura dei cittadini che non vogliono più investire a causa della situazione di incertezza e di scontri spesso accesi tra le due potenze più importanti ed incisive del mondo: Cina e Stati Uniti.

 

Qual è la situazione italiana?

Se i dati economici della zona euro sono preoccupanti, quelli italiani non sono di certo da meno. L’economia del nostro Paese, infatti, pare si sia fermata nel secondo trimestre dell’anno dopo una leggera risalita con quello precedente. Per gli economisti si tratta di un vero segnale di debolezza che giunge insieme a quelli allarmanti che riguardano l’eurozona. Secondo l’Istat, infatti, il Prodotto Interno Lordo italiano viene stimato come stazionario nel secondo trimestre del 2019, con una crescita dello 0,0%. Una “crescita”, quindi, praticamente inesistente che succede ad un Pil negativo dello 0,1%. Insomma parliamo di una variazione congiunturale pari allo zero.

Secondo l’Istituto di Statistica italiano, però, si tratta comunque di dati provvisori che si basano su una «valutazione dal lato dell’offerta che indica cali dell’attività per l’agricoltura e per l’industria e un contenuto incremento per l’insieme del terziario».

 

Ciò che è certo è che si investe di meno

Dati statistici alla mano, si evince pressoché quanto l’italiano medio abbia deciso sempre più di non spendere, parcheggiando, quindi, il proprio denaro sul proprio conto corrente senza correre ad utilizzarlo. Anche se, c’è da dire, questo dato non riguarda tutti i settori economici e commerciali italiani. Prendendo in considerazione il trading, ad esempio, sono molteplici gli utenti che hanno deciso di servirsi di questo nuovo modo di investire, più sicuro di quanto si potrebbe pensare. E se ne parla molto spesso anche su portali come DiventareTrader.com.

 

Il tasso di disoccupazione migliora

Per quanto concerne la disoccupazione, i dati sono meno preoccupanti. A giugno, infatti, il tasso di disoccupazione nell’Eurozona si attestava intorno al 7,5%, a fronte del 7,6% di maggio e al ben 8,2% di Giugno ma dello scorso anno. Si tratta, quindi, di un dato ai minimi storici dal 2008 a questa parte. 

Per quanto concerne il tasso di disoccupazione della UE a 28, parliamo addirittura di un 6,2% a luglio 2019 a fronte di un 6,8% di quello del mese prima. Per quanto riguarda, invece, la situazione italiana sempre in merito al lavoro, il tasso di disoccupazione si attesta ad un 9,7% a giugno con un calo di 0,1 punti rispetto a maggio. Il dato più basso dal 2012 a oggi, insomma. Il numero di disoccupati è quindi sceso di 29.000 unità rispetto al mese precedente e riguarda tutte le categorie di lavoratori, sia uomini che donne. Per quanto riguarda il lavoro tra i più giovani (tra i 15 e 24 anni di età), il tasso si attesta ad un 28,1%, ai minimi rispetto al 2011 e con un calo di 28.000 disoccupati.