Formia / Pastificio Paone, richiesto il blocco dell’asta: il documento della proprietà

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FORMIA – La famiglia Paone, dopo aver chiesto di bloccare la procedura della vendita all’incanto dei beni strumentali del nuovo pastificio inaugurato nove anni fa nella zona industriale di Penitro a Formia, ha anche rinnovato la nuova richiesta, inoltrata dal Tribunale di Latina, per ottenere il dissequestro dello storico stabilimento di piazza Risorgimento. La proprietà della rinnovata azienda alimentare di Formia ha confermato le anticipazioni di temporeale.info e l’ha fatto in una nota ufficiale esternando un auspicio: l’approvazione della legge, in discussione in Parlamento, denominata “Tutela dei marchi storici nazionali di alto valore territoriale”, contenente innovative disposizioni concernenti la tutela dei marchi storici nazionali di alto valore territoriale e introducono disposizioni finalizzate a valorizzare le eccellenze produttive nazionali collegate a uno specifico luogo di produzione, nonché a preservare la continuità produttiva e l’insediamento nel territorio di origine.

“Questa dunque la volontà del legislatore in un periodo nel quale tante eccellenze italiane che caratterizzano un territorio vengono chiuse o delocalizzate. Questo non è stato il caso dell’azienda Paone la quale ha anzi coraggiosamente investito in un nuovo sito industriale nel proprio territorio – si legge nella nota diffusa dalla Domenico Paone fu Erasmo Spa – La crisi che ha portato all’approvazione della procedura del concordato preventivo è dovuta sostanzialmente al sequestro dell’immobile sito in Via Appia sud, ormai poco adatto alle attività industriali che vi si svolgevano, sequestro per cui pende da ben otto anni presso il Tribunale di Latina il relativo processo. Non va per nulla sottolineato un aspetto: la maggior parte del debito è relativo al mutuo costituito sulla ex sede sequestrata, debito garantito da ipoteca a favore dell’istituto finanziatore”.

L’azienda, la sua proprietà e le maestranze hanno ben reagito a questa che viene definita l’ennesima sfida” ed in pochi anni, grazie anche alla collaborazione del Commissario e del Tribunale di Cassino, l’azienda ha ritrovato il suo equilibrio economico finanziario, tanto da essere definita dal Commissario “ in ascesa” . Insomma la messa all’asta (in programma lunedì 17 luglio giugno, le richieste vanno presentate entro venerdì 14 giugno) dei beni strumentali, delle due linee di produzione e, tra gli altri, del magazzino interno, “va in un certo senso contro quanto di buono è stato fatto e si sta facendo per tanti motivi. Innanzitutto l’azienda ha acquisito un significativo maggiore valore – si legge ancora nel documento della famiglia Paone – frutto della corretta gestione e delle iniziative di ristrutturazione portate avanti dalla proprietà di concerto con il Commissario e con codesto spettabile Tribunale. Il valore aziendale andrebbe infatti riaccertato dopo i così importanti risultati di gestione ottenuti. In specifico andrebbe poi correttamente valutato un marchio potenzialmente sottoponibile alla “Tutela dei marchi storici nazionali di alto valore territoriale”. Dai dati di bilancio attuali e prospettici, è possibile ipotizzare un maggior valore -inclusivo dei nuovi macchinari acquistati per un controvalore di circa 350.000 euro che non possono certo essere regalati a chicchessia – tra i 2,5 e 3,5 milioni di euro – come sarà più sicuramente accertabile da un Perizia aggiornata che voglia essere disposta dal Tribunale di Cassino”.

In un’ottica di maggior attenzione alla qualità ed ai mercati internazionali, l’azienda di Formia ha tra l’altro conseguito la certificazione “Jas” per il mercato Giapponese, ha inoltre sviluppato una innovativa linea bio integrale e sta sviluppando un prodotto short-coocking molto interessante per i mercati mondiali. “Trascurare la rivalutazione dell’azienda nel suo complesso e vendere sotto il valore oltretutto in ottica puramente liquidatori significherebbe annullare tutto quanto di buono è stato fatto finora in forte danno dei creditori e con l’unico vantaggio dell’acquirente” Insomma non ci motivi di urgenza ed il documento della “Domenico Paone fu Erasmo Spa” lo ribadisce: “Vi è il pericolo di interrompere un virtuoso processo di crescita e rivalutazione dell’azienda a tutela innanzitutto dei creditori, poi delle maestranze ed anche della incolpevole proprietà. Fino ad oggi si è infatti assolutamente assicurato e protetto la crescita aziendale il livello occupazionale addirittura assumendo nuova forza lavoro. L’esercizio 2018, infatti, è stato infatti caratterizzato da un ulteriore forte incremento del fatturato rispetto all’anno precedente. I ricavi netti 2018 ammontano a 6.221.859 euro, sono cresciuti di 1.333.090 euro rispetto al 2017. Il valore del fatturato 2018 è addirittura superiore al 2014 anno in cui l’azienda non era ancora coinvolta dalla procedura concordataria.”

Ancora in questi giorni si stanno acquisendo ulteriori contratti di fornitura di lungo periodo che assicurano il positivo sviluppo del trend aziendale particolarmente rilevante anche nei primi mesi del 2019, “come rilevabile dalla contabilità. Le necessita odierne hanno addirittura spinto l’azienda ad adottare una turnazione basata su 7 giorni lavorativi, con assunzione di un nuovo addetto al confezionamento. Ancora una volta una brusca interruzione di questo trend comporterebbe il rischio ingiustificato di una forte perdita di valore a danno dei creditori. Si ipotizza, poi, quella che viene definita “una perdita di opportunità”: “Non vi è possibilità con i tempi – ripetiamo inutilmente affrettati – di avviare sulla base dei risultati consolidati della gestione, un serio programma di ricerca di una adeguata eventuale partnership industriale che dia il giusto valore all’azienda e ne valorizzi anche le possibilità di ulteriore espansione, per tale via garantendo sia il mantenimento di una eccellenza locale che i livelli occupazioni ad oggi integri.” La richiesta di dissequestro penale del vecchio stabilimento realizzato nel 1876, dal 2012 gravati dai sigilli per le ipotesi di reato di abusivismo edilizio e lottizzazione abusiva, potrebbe, se accolta, rivelarsi una “forte garanzia” di tutti i crediti. La famiglia Paone ha fatto due calcoli, naturalmente approssimativi, che, se confermati, rivelerebbero “un’azienda in bonis”: valore immobile di Formia 11/10 euro, valore immobile Penitro : 5/4,0 euro, valore macchinari ed impianti : 4/ 3,5 euro, valore medio marchio e avviamento : 3/ 2 euro per un totale medio stimabile intorno ai 21 milioni di euro. Ecco perché temuta l’asta in programma presso lo studio del commercialista di Apino e liquidatore giudiziale Maurizio Taglione.

La famiglia confida nel rispetto di quella che chiama “operazione continuità” e vuole respingere, invece, definendola “ingiusta e dannosa per tutti, una svendita a pezzi che porterebbe il ben triste risultato di un valore forse pari ad un quarto del reale valore a vantaggio esclusivo del compratore. Non essendoci motivi di urgenza, visto il corrente andamento aziendale, una siffatta operazione si tradurrebbe in un perdita per i creditori, in un’incertezza per le maestranze, in un danno per la proprietà che sta ben facendo ed in una depauperazione storico economica per il territorio. Rimarchiamo inoltre – recita ancora il documento della Domenico Paone fu Erasmo Spa – che le garanzie anche di una eventuale possibile inclusione dell’immobile oggi sotto sequestro, di così grande valore, all’interno di un complesso aziendale ben funzionante ci sembrano una opportunità irrinunciabile per i più corretti esiti della procedura”. La proprietà della rinomata azienda alimentare arriva ad una conclusione: la richiesta di sospendere per 18 la messa all’asta , previa la “rivalutazione del complesso aziendale con la eventuale inclusione dell’immobile in via Appia Sud , qualora lo stesso venisse nuovamente messo a disposizione della proprietà”.

Saverio Forte