Minturno / Associazioni “cacciate” dagli immobili pubblici, parte la protesta de “I nostri sogni”

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MINTURNO – Associazioni “cacciate” dagli immobili pubblici a loro assegnati dal Comune di Minturno. Una di queste ha deciso di scrivere al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per revocare la determina che decide de facto lo sfratto. E’ l’Associazione “I nostri sogni”, iscritta al registro regionale, che da diversi anni promuove e realizza servizi sociali molto importanti, quali ad esempio il progetto di danza paralimpica rivolto alle persone con disabilità, il laboratorio di danza educativa in favore dei minori, le attività motorie rivolte all’età adulta ed alla terza età nel progetto salute e benessere. Come altre associazioni, “I nostri sogni” ha partecipato al bando pubblico per l’assegnazione di immobili di proprietà del Comune di Minturno, ottenendo nel 2016 i locali nell’ex plesso scolastico di Tufo.

“In maniera incomprensibile e inaspettata – spiegano i componenti dell’associazione – gli uffici comunali competenti hanno provveduto a revocare l’attribuzione del cespite a tutte le Associazioni, chiedendo la loro immediata liberazione, senza averle mai convocate. Risulta che le predette avrebbero dovuto pagare un canone sociale mensile in base alla indicata determina, oltre le spese di gestione dell’immobile loro consegnato. Non si riesce a comprendere come mai, visto il ventilato dissesto finanziario della Città di Minturno, sia stata revocata l’aggiudicazione che avrebbe invece portato nelle casse comunali, anche se in minima parte, somme di denaro. Pertanto, ad oggi, il Comune dovrà farsi carico delle spese vive (che sarebbero state, invece, a carico delle Associazioni), rinunciando a ricevere contributi ‘freschi’ a titolo di canone.

Perché questa scelta che appare irrazionale sia a livello amministrativo che gestionale? Non dovrebbe una Giunta del PD essere particolarmente vicina a quelle strutture che si occupano quotidianamente di sociale e attenta ai bisogni dei più deboli? Non si riesce proprio a comprendere come il Comune di Minturno abbia ritenuto giusto sottrarre sedi ad associazioni di siffatta natura, specie alla luce della normativa fortemente voluta da Renzi sul terzo settore. In queste settimane, purtroppo, molte di queste realtà saranno costrette a chiudere non avendo alcuna base di appoggio sul territorio”.

Di qui la lettera inviata a Zingaretti al fine di risolvere la questione. “Con comunicazione del giorno 11 aprile 2018 – si legge nella missiva – veniva revocata l’assegnazione dei locali suddetti, poiché inadeguati, secondo il nuovo governo della Città di Minturno, subentrato posteriormente al 30 maggio 2016, a soddisfare il pubblico interesse. Con comunicazione del 30 maggio 2018, notificata alle sottoscritte in data 4 giugno 2018, la Città di Minturno, le invitava a lasciare libera la struttura entro 30 giorni, dalla ricezione della comunicazione medesima. Pare alle scriventi che la Città di Minturno, in questo modo, non tuteli affatto il pubblico interesse.  Infatti la loro associazione ha sempre realizzato importanti progetti in favore delle persone anche più economicamente disagiate.

A parere delle sottoscritte, il pubblico interesse non può essere, solamente, quello economico. Tuttavia, se anche il governo cittadino di Minturno ne avesse una visione così ristretta, l’Associazione “I nostri sogni” sarebbe stata assolutamente disponibile a ristabilire i parametri economici, relativi alla concessione del locale ad essa destinato, affinché anche le casse comunali non ne avessero sofferto. Invece, inaudita altera parte, senza cercare una soluzione che potesse contemperare il pubblico interesse economico, da una parte, e quello sociale, dall’altra, il governo cittadino precitato, ha determinato la revoca suddetta.

Ma non solo. La revoca è stata ufficialmente comunicata nel mese di aprile 2018. Tuttavia, da più di 18 mesi, quindi molto prima della comunicazione ufficiale, la Città di Minturno, non permette alle associazioni di svolgere le loro attività nei locali a loro destinati, sempre a causa di un supposto pubblico interesse. Così attuando, da più di un anno e mezzo, il Governo Cittadino de quo, non solo non consegue il pubblico interesse secondo i principi di economicità, ma, al tempo stesso, non permette di promuovere anche l’interesse pubblico a livello sociale”.