Traffico illecito di rifiuti, il Riesame smonta le accuse e accoglie i ricorsi delle aziende

Castelforte Cisterna Cronaca Frosinone Latina

LATINA – Il Tribunale del Riesame ha praticamente demolito il castello accusatorio formalizzato il 16 gennaio scorso dalla Direzione Distrettuale antimafia di Roma che con l’operazione “Maschera” aveva, attraverso i gruppi dei Carabinieri Forestali di Frosinone, Latina e Roma, indagato 31 persone – 25 furono colpite addirittura anche da perquisizione domiciliare – con le ipotesi di reato, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e violazioni alle prescrizioni “Aia” (Autorizzazione Integrata Ambientale).

Secondo l’indagine, rifiuti pericolosi sarebbero stati trattati da alcuni impianti di smaltimento dislocati tra le province di Latina, Roma e Frosinone provocando un traffico illecito da parte di alcune aziende e, di conseguenza, una truffa aggravata e frode in pubbliche forniture per il mancato trattamento di rifiuti solidi urbani per conseguire un profitto superiore ai… 26 milioni di euro. I Carabinieri dei Reparti Territoriali competenti per territorio, del Nucleo Operativo Ecologico di Roma e della Sezione della Polizia Giudiziaria della Procura di Cassino sequestrarono 10 impianti di trattamento, 7 in provincia di Frosinone, uno in quella di Roma e due in provincia di Latina: la “Refecta” di Cisterna ed il “Centro Servizi ambientali” di Castelforte.

I giudici del Tribunale della Libertà di Roma hanno accolto, invece, i ricorsi contro i provvedimenti di sequestro – in effetti mai avvenuti in quanto le società colpite ottennero in deroga una specifica facoltà per l’utilizzo dei rispettivi impianti sott’inchiesta – presentato da “Refecta”, “E.Giovì”, “Dsi”, “Rizzi”, “Vetreco” e “Csa” in ordine ai sigilli scattati in due fasi, il 22 novembre 2016 e, appunto, il 16 gennaio. Il nutrito collegio difensivo, capitanato dagli avvocati Francesco Scalia , Mario Di Sora e Francesco Savo, ha dimostrato che i propri assistiti erano stati autorizzati a trattare solo ed esclusivamente i rifiuti non pericolosi e hanno contestato le risultanze investigative della Procura della Repubblica di Cassino, basate su una propria consulenza tecnica, secondo le quali se le analisi sui rifiuti non sono completamente esaustive gli stessi rifiuti vanno considerati sempre e comunque pericolosi.

E invece le dieci aziende ricorrenti hanno dimostrato che le stesse analisi effettuate secondo un protocollo stabilito con l’ordine nazionale dei chimici non avevano indicato la presenza di materiali tali da rendere gli stessi pericolosi e hanno evidenziato, contrariamente a quanto asseriva la Procura di Cassino – il rispetto della normativa comunitaria. Il Riesame ha “riabilitato” le dieci aziende accusate, sulla scorta dell’ormai noto “codice a specchio”, di aver conferito in discarica, classificandoli come non pericolosi, “ingenti quantità di rifiuti pericolosi declassificati come non pericolosi” che, per questo motivo, avrebbero meritato ulteriori e più approfondite analisi di laboratorio per escluderne la pericolosità.

Il provvedimento di dissequestro degli impianti – tra cui quelli della “Refecta” di Cisterna” e del “Csa” di Castelforte – ha ribaltato altre due tesi accusatorie in base alle quali i privati avrebbero tratto indubbi vantaggi di natura economica per l’abbattimento dei costi di smaltimento dei rifiuti (naturalmente maggiori per la tipologia ritenuta pericolosa) e per lo smaltimento in una discarica attrezzata per i rifiuti non pericolosi di materiale al contrario ritenuto…pericoloso. La più grande vittoria davanti al Tribunale del Tribunale del Riesame l’ha conseguita, infine, il Centro Servizi Ambientale di Castelforte. Grazie alla puntuale e apprezzata difesa dell’avvocato e professor Luigi Imparato di sessa Aurunca,  è stato ottenuto l’annullamento del provvedimento del Gip del Tribunale che addirittura prevedeva la nomina di un commissario giudiziale per il suo avvenieristico impianto di via Viario – ne erano state investite di questa misura cautelativa anche le società “Se.In” e “Rizzi” – ed il sequestro per equivalente delle somme di danaro nonché delle azioni o quote societarie delle aziende ricorrenti.

Saverio Forte