Formia / Rifondazione Comunista: “La pessima idea del Pd sulla sanità”

Formia Politica

FORMIA – Il Circolo “Enzo Simeone” del partito della Rifondazione Comunista di Formia interviene in merito al reparto di Cardiologia e più in generale sui problemi dell’Ospedale “Dono Svizzero”.

Il coordinatore del I° Circolo del PD di Formia, nonché cardiologo presso l’ospedale Dono Svizzero di Formia – si legge nella nota – ha lanciato l’ennesimo grido d’allarme sullo stato disastroso nel quale versa il reparto nel quale lavoro, stato che ne mette a rischio la sua stessa efficienza, a danno ovviamente della salute dei tanti cittadini che ad esso si rivolgono.

A suo dire i problemi principale sono due: il primo è mancanza di personale, in quanto il personale andato in pensione (6 unità) non è stato sostituito completamente; il secondo è imputato all’assenza cronica di risorse, le quali vengono dirottate su Roma e non sui presidi periferici, quali il presidio ospedaliero formiano, che si trova quindi ad essere addirittura privo di attrezzature adeguate.

L’analisi ci trova pienamente d’accordo, anche perché lo abbiamo scritto più volte, che in assenza di una seria politica di investimenti, la sanità pontina è destinata a morire.

Tuttavia non condividiamo per nulla la soluzione che suggerisce il dott. Francesco Carta e cioè la possibilità che a fronte dei tagli, effettuati da Stato e Regione, vi sia “un impegno straordinario del Comune di Formia per istituire un fondo finalizzato alla dotazione del reparto di Cardiologia di un Ecografo di fascia alta e di altra strumentazione per l’ospedale”.

Anzi la troviamo pessima, perché non farebbe altro che danneggiare ulteriormente un bilancio comunale già in sofferenza, a causa dei tagli che negli anni sono stati effettuati dallo stato sui trasferimenti agli enti locali.
Certo che in questi anni ci sono stati sprechi e spese di dubbia utilità per la città, ma che addirittura ci si voglia sostituire alla regione Lazio, con fondi propri, ci pare non solo paradossale ma anche gravemente dannoso.

I soldi recuperati tagliando gli sprechi vanno investiti nel sociale, in particolare rafforzando i servizi rivolti alle persone meno abbienti, e non per mettere pezze ai danni causati dalla regione Lazio.

Capiamo, senza però giustificarlo, l’imbarazzo del dott. Carta nel dover barcamenarsi tra le reali esigenze dell’ospedale in cui lavora e la propria fedeltà politica alla coalizione che governa la regione Lazio, nel quale il partito in cui milita la fa da padrona, e che uno dei principali colpevoli della distruzione della sanità pubblica.

Forse è questo il motivo per cui evita accuratamente di fare i nomi e i cognomi dei colpevoli del disastro nel quale versa la sanità pontina e si nasconde dietro un generico “Ai cittadini ora interessano i fatti…”.

Noi l’abbiamo scritto più volte che lo stato disastroso della sanità pontina ha molti padri e che i mandanti sono i governi che si sono succeduti in questi anni (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi), mentre gli esecutori obbedienti sono state le giunte regionali (Storace, Marrazzo, Polverini, Zingaretti) che hanno provveduto ad approvare i tagli.
Se ha ancora qualche dubbio sulla lista dei colpevoli gli ricordiamo volentieri che il piano strategico aziendale è stato stato approvato dalla conferenza dei sindaci della provincia di Latina, senza nemmeno un voto contrario (venti voti a favore e sei astenuti) e tra i voti a favore c’è anche quello del sindaco di Formia, nonché suo collega di partito, Sandro Bartolomeo.

Lo spieghi allora ai suoi concittadini e ai pazienti che si recano presso l’ospedale “Don Svizzero” del perché di questo atteggiamento schizofrenico.

Spieghi anche meglio la destinazione degli oltre 620 milioni di euro promessi dal presidente Zingaretti per il miglioramento dell’offerta sanitaria regionale. Quanti arriveranno nel sud pontino? E soprattutto spieghi i nuovi tagli alla sanità contenuti nel nuovo documento di economia e finanza (DEF), approvato del governo Renzi, dalla cui lettura apprendiamo che più di due miliardi di risparmi dovranno essere reperiti da ospedali e farmaci.

Non vorremmo trovarci di fronte al solito “due piedi in una scarpa” che ormai ha stufato non solo noi, ma crediamo anche tutti i cittadini di Formia”.