Cassino / Ferrovia, parlano i presidenti consortili

Cassino Economia

CASSINO – Dopo il successo del convegno di giovedì tenutosi presso la sala del polo della logistica del Consorzio sviluppo industriale del Lazio Meridionale, arriva la riflessione dei presidenti del Cosilam Raffaele Trequattrini e Cosind Salvatore Forte sul futuro del corridoio ferroviario Tirreno Adriatico. In particolare i due presidenti, supportati dalla preziosa relazione del professor Vincenzo Formisano, (direttore scientifico del Laboratorio di Management e Diffusione dell’Innovazione dell’Università degli Studi del Lazio Meridionale) insistono sulla creazione di un sistema policentrico ed intersettoriale in grado di assicurare ad una vasta area a cavallo fra quattro regioni (Lazio, Campania, Molise ed Abruzzo) la necessaria massa critica per non essere schiacciati dalle realtà metropolitane di Roma e Napoli. Del convegno, invece, si è già reso conto in un precedente articolo.

“Quella di oggi (giovedì 9 aprile) – spiegano i due presidenti consortili – è una giornata storica, hanno aggiunto i presidenti Forte (Cosind) e Trequattrini (Cosilam) ed un po’ tutti gli intervenuti, poiché diamo concretezza al tavolo tecnico avviato già un paio di mesi fa e confermiamo la comune volontà di procedere su questo percorso di sinergica collaborazione che trova pratica attuazione nella delibera, o Carta di Intenti, come sollecitato dal sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, che ogni soggetto istituzionale interessato andrà ad approvare in piena autonomia e nel rispetto del proprio ruolo”.

Non a caso, l’evoluzione dei processi economici, negli ultimi tempi, ha evidenziato come, attraverso il contributo sinergico di varie realtà, si possano definire e realizzare progetti strategici intersettoriali ed a valenza anche multiregionale.

Pertanto, mettere a sistema la realtà economico-produttiva costituita dalla trasversale Tirreno-Adriatico, attraverso le aree del Lazio meridionale, del Molise, del nord Campania e del sud dell’Abruzzo, mediante una fusione dei programmi più rappresentativi degli Enti a ciò preposti, significa riuscire a creare non solo il collegamento tra due mari, ma anche quello tra diverse aree produttive, aree di sistema di piccole e medie imprese ed aree portuali-turistiche.

Questo può avvenire solo attraverso una aggregazione di carattere strategico e funzionale, in grado di collegare ed integrare, secondo logiche nuove, quelle realtà locali che, seppur caratterizzate da un elevato dinamismo, non riescono a misurarsi con la nuova dimensione e con le nuove sfide che mercato ed internazionalizzazione impongono.

I fattori che una volta erano alla base del fenomeno del cosiddetto localismo, oggi non sono più sufficienti, anzi, finiscono per costituire una limitazione di orizzonte ad ogni futuro sviluppo.

E’ necessario, dunque, creare un sottosistema territoriale, sotto forma di alleanze ed integrazioni, relativamente ad alcune grandi infrastrutture che, se realizzate e fruite rispetto a bacini più ampi di quelli locali, consentano il raggiungimento di soglie dimensionali e strategiche, altrimenti impossibili.

Si tratta di coniugare le diverse funzioni del terziario, dalla ricerca, all’Università; dai servizi finanziari e creditizi, alla commercializzazione; all’alta direzionalità ed al sistema culturale turistico che costituiscono il patrimonio di know-how, necessario a governare autonomamente i processi, comunque confrontandosi su di un piano paritetico, con le grandi aree metropolitane di questo patrimonio e di questo potere.

Pertanto, la costituzione – per atto soggettivo e non per naturale evoluzione – di un sottosistema forte, tra Lazio meridionale, Molise, sud Abruzzo e nord Campania, non solo può promuovere un più solido e maturo sviluppo di queste aree, ma rappresentare anche, finalmente, quella soluzione di riequilibrio, rispetto al peso ed al ruolo delle aree più forti (che gravitano attorno a Roma e Napoli). Un sottosistema integrato si caratterizza come sistema policentrico organizzato, non secondo logiche gerarchiche, bensì, secondo schemi di convenienza funzionale.

Il carattere policentrico e l’esigenza di raggiungere, da qualsiasi punto, alcuni servizi che, necessariamente, debbono essere concentrati in un solo nodo, impone, infatti, la creazione di una rete di collegamenti (stradali, ferroviari, marittimi e di telecomunicazioni) studiati in modo da garantire sia la mobilità interna, che una pari interconnessione con le principali direttrici verso l’esterno.

Oltretutto, la presenza di sedi universitarie, l’insediamento di industrie ad elevata tecnologia e le dotazioni infrastrutturali, spesso sottoutilizzate, rappresentano altrettante risorse già disponibili ed utilizzabili. In tal modo, potrebbero essere gestiti e finanziati processi di riconversione, di ampliamento, di innovazione tecnologica, di ricerca e di completamento infrastrutturale.

Non va trascurato che il manifestato interesse alla creazione della trasversale Tirreno-Adriatico ha il significato, altresì, di valorizzare comunità e paesi che, oggi, appaiono defilati rispetto alle normali linee di traffico.
In definitiva, nel convincimento, unanimemente condiviso, che la proposta progettuale di un collegamento Gaeta-Formia-Cassino-Vasto costituisce, comunque, una base di confronto, in sede regionale, nazionale ed europea, tutti i soggetti istituzionali coinvolti, o interessati, sono ora chiamati ad approvare, ufficialmente, una vera e propria “Carta di intenti”; un Atto in cui venga deliberato di “far propria l’ipotesi progettuale della trasversale Tirreno-Adriatico, che integra e rafforza la realtà economico-produttiva e di servizio dell’area del Lazio meridionale; di voler pervenire alla definizione del tracciato ferroviario, tenendo conto delle esigenze dei territori interessati e di assicurare la presentazione di ogni documentazione necessaria a sostenere l’iniziativa, in sede regionale, governativa e comunitaria”.