Cassino / Caso Acea, incolumità a rischio per il commissario degli acquedotti

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CASSINO – Passo in avanti verso la cessione ad Acea degli acquedotti di Cassino. Ieri infatti il Tar di Latina si è pronunciato nuovamente sulla diffida del 2013 inoltrata da Acea Ato 5 S.p.a. al municipio ciociaro di provvedere alla consegna dei beni afferenti al sistema idrico integrato e insistenti nel territorio comunale.

tar - sezione distaccata di Latina
Tar – Sezione distaccata di Latina

Per rendere effettiva la cessione degli impianti, già decisa lo scorso dicembre con una sentenza di primo grado, il giudice amministrativo ha ritenuto opportuno accogliere la richiesta di Vincenzo Lisi, commissario ad acta e funzionario della Prefettura di Frosinone, di essere affiancato da un tecnico esperto, mentre non ha accolto la nomina di un consulente legale di fiducia. Tutti costi che ricadranno comunque sul Comune di Cassino.

Ma è giallo sulle motivazioni che hanno portato il presidente della sezione di Latina del Tar Carlo Taglienti affiancato dai consiglieri Santino Scudeller e Roberto Maria Bucchi ad emettere l’ordinanza. Nella sua istanza il commisssario ad acta parla infatti espressamente di “rischi per la propria incolumità personale”, oltre ad esprimere preoccupazioni per “l’opposizione politica del Comune di Cassino” e la “rilevanza pubblica della vicenda”.

A cosa in concreto si riferiva il commissario? Difficile dirlo anche se una certa aria avvelenata sull’intera vicenda si respira da tempo. Sostenuta è ad esempio la protesta del comitato “Acqua Nostra – No Acea” perchè la gestione rimanga al Comune. Tra l’altro l’Acea addebita al Comune un “buco” di venti milioni per la gestione pregressa del depuratore. E proprio pochi giorni fa un consigliere comunale era stato sorpreso ad affiggere manifesti abusivi e diffamatori contro il sindaco Giuseppe Golini Petrarcone (all’episodio potrebbe essere collegata anche la manomissione di una telecamera per impedire le riprese del gesto, ma su questo sono in corso le indagini della Procura). Tuttavia la Camera di Consiglio collegiale del Tar si era riunita il 19 marzo, ben prima di quest’ultimo episodio.