Rifondazione Comunista: “Lo stato disastroso della sanità pontina ha molti padri”

Formia Sanità

FORMIA – “Continua la lotta a colpi di comunicati stampa per addossare ad altri la colpa dello stato disastroso in cui versa la sanità pontina. Prima Simeone, neo-consigliere regionale, poi altri, si sono precipitati a vomitare veleno contro i propri avversarsi politici. Eppure la storia è un’altra. Il piano di distruzione della sanità pubblica pontina è stato scritto a più mani e vede indifferentemente coinvolti sia il centrodestra targato PDL-UDC (con all’interno parte della galassia post-fascista) che il centrosinistra targato PD-SEL”. Lo dichiara il Circolo di Rifondazione Comunista di Formia “Enzo Simeone”.

“Sono infatti anni – prosegue la nota – che sono stati programmati tagli di milioni di euro, con la scusa che il deficit sanitario è insostenibile per la sanità pubblica. I mandanti sono i governi che si sono succeduti in questi anni (Berlusconi, Monti, Letta, Renzi), gli esecutori obbedienti invece sono state le giunte regionali (Storace, Marrazzo, Polverini, Zingaretti) che hanno provveduto ad approvare i tagli.

Gli ultimi tagli in ordine di tempo, sono previsti dal piano strategico aziendale, predisposto dal neo-direttore generale dell’ASL di Latina, grazie al quale si prevede un taglio secco del 50% per alcune importanti spese sanitarie. Tra il 2015 e il 2016 il budget sanitario passerà infatti da circa 9 milioni di Euro a 4,5 milioni di Euro.

Rimane poi misterioso come mai il piano strategico aziendale e l’atto aziendale, siano stati approvati dalla conferenza dei sindaci della provincia di Latina, senza nemmeno un voto contrario (venti voti a favore e sei astenuti), nonostante molti sindaci sui giornali si erano detti contrari.

Tra i voti a favore quelli dei sindaci di Latina, Gaeta, Cisterna, Aprilia e Formia, mentre il sindaco di Fondi, che sui giornali aveva lanciato pesantissimi strali su Caporossi e il suo piano, ha deciso di astenersi. Chissà perché poi.

E’ utile ribadire che il piano aziendale di Caporossi ha ricevuto il sostegno di tutte le forze politiche che da anni governano la nostra provincia e i suoi comuni.

Ciò smentisce quei politici, come il consigliere regionale Simeone, che a chiacchiere si ergono a difensori della sanità pubblica, ma nei fatti sono complici della sua distruzione.

Con lo smantellamento definitivo degli ospedali di Gaeta, Minturno, che si trasformeranno in ambulatori detti pomposamente “Case della Salute”, la sanità specialistica ed emergenziale del sud pontino graverà tutta sull’ospedale “Dono Svizzero”, con conseguenze letali per la salute dei cittadini.

Il presidio ospedaliero formiano è già ridotto ai minimi termini, tant’è che molti sono costretti a recarsi negli ospedali della capitale per poter ricevere cure adeguate, soprattutto quelle specialistiche.

Così come appare sempre più lontana, in assenza di investimenti cospicui, la realizzazione del policlinico del golfo, nonostante siano stati spesi già un bel po’ di soldi per la sua progettazione.

La verità è che tutto ciò che non gravita nell’orbita della capitale è considerato una zavorra di cui liberarsi, perché vanno tutelati in particolare gli interessi economici delle strutture sanitarie ecclesiali, che proprio a Roma la fanno da padrona.

Quanti dei 620 milioni annunciati dal presidente Zingaretti, come nuovi investimenti nella sanità, verranno dirottati nella nostra provincia e quanti invece rimarranno a Roma e dintorni?

Riteniamo opportuno sottolineare quindi come i veri padroni della sanità siano i privati. D’altronde smantellata la sanità pubblica i cittadini dovranno comunque ricorrere alla sanità e quindi si troveranno costretti a rivolgersi al privato, che già oggi si arricchisce con le tante numerose convenzioni firmate.

E’ evidente che senza l’assistenza del finanziamento pubblico il privato non sopravvive, ma allora perché i soldi spesi per arricchire i privati non vengono reinvestiti nelle strutture pubbliche?

Probabilmente è necessario guardare nel variegato mondo degli affari, dove non mancano le collusioni tra politica e imprese”.