Gaeta / Tavola Rotonda sul referendum del 17 aprile alla parrocchia San Giacomo

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GAETA – Il 17 aprile gli Italiani dovranno esprimere il voto su un referendum che riguarda il divieto di rinnovo delle concessioni che consentono di estrarre dal fondo del mare gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa italiana. E molti italiani ancora non ne sono a conoscenza, forse perché i piani alti del potere vogliono farlo naufragare anche se è stato voluto da 9 Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) preoccupate per le conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo di un maggiore sfruttamento degli idrocarburi.

Per questa ragione la parrocchia di San Giacomo Apostolo di Gaeta ha organizzato una Tavola Rotonda per il 9 aprile alle ore 17.30 presso la sala parrocchiale, a cui parteciperà il dott. Raniero Maggini, già vicedirettore del WWF Italia e membro del Comitato Nazionale “Vota Si per fermare le trivelle” e un esperto del settore, il prof. Alessio Valente, docente di Geologia all’Università del Sannio (Benevento).

Sembra un argomento lontano dalla nostra vita quotidiana e il quesito appare di portata limitata ma il significato della consultazione popolare è più ampio: in gioco ci sono il rapporto tra energia e territorio, il ruolo dei combustibili fossili, il futuro del referendum come strumento di democrazia.  Il “sì” impedirà di continuare a trivellare a 22 km dalla riva del mare, lasciando la possibilità di estrarre oltre questa distanza. Il “no” consentirà, invece, di operare alle trivelle, visibili ad occhio nudo nel mare, fino a quando il giacimento nel suo fondale non si esaurirà.

I due schieramenti sono rappresentati da due comitati. Da una parte c’è il Comitato Vota sì per fermare le trivelle “Il petrolio è scaduto: cambia energia!” a cui hanno aderito oltre 160 associazioni (dall’Arci alla Fiom, da quasi tutte le associazioni ambientaliste a quelle dei consumatori, dal Touring Club all’alleanza cooperative della pesca). Dall’altra un gruppo che si definisce “ottimisti e razionali” e comprende nuclearisti convinti come Gianfranco Borghini (presidente del comitato) e Chicco Testa, il presidente di Nomisma energia Davide Tabarelli, la presidente degli Amici della Terra Rosa Filippini.

Le ragioni del comitato che invitano a votare “NO” sono legate la proseguimento dell’economia legata all’attività estrattiva, alla necessità di usare ancora combustibili fossili per il reperimento dell’energia, alla certezza che le trivellazioni non producono inquinamento perché sicure e affidabili.

L’altro comitato, invece, nel dichiarare le ragioni del “SI” parte proprio dalla precarietà della sicurezza di queste attrezzature in mare come dimostra l’esplosione della piattaforma a largo delle coste statunitensi nel Golfo del Messico, avvenuta nell’estate del 2010, con il rilascio nel mare di 780 milioni di litri di greggio e danni incalcolabili. Accanto a questo, vi sarebbe anche la certezza, nella maggior parte dei casi, di contaminazione delle acque e dei sedimenti nell’intorno delle piattaforme estrattive.

Infatti, i monitoraggi dell’Ispra, istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell’Ambiente, mostrano percentuali crescenti di inquinamento, oltre i limiti fissati dalle norme per alcuni metalli pesanti (cromo, nichel, piombo e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), per gli idrocarburi e idrocarburi policiclici aromatici. Greenpeace afferma in un rapporto pubblico che «alcune di queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo».

Altra motivazione per il “SI” è la coerenza alle conclusioni della conferenza sul clima di Parigi, dove 194 Paesi si sono impegnati a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi, attraverso un taglio radicale e rapido dell’uso dei combustibili fossili. Infatti si è deciso, per mettere il mondo al riparo dalla crescita di disastri meteo come alluvioni, uragani e siccità prolungate, che due terzi delle riserve di combustibili fossili dovranno restare sotto terra.