Gerardo Stefanelli

Minturno / Sciolto il consiglio comunale, il bilancio di Stefanelli su tre anni di amministrazione Graziano

Minturno Politica

MINTURNO – E’ stato notificato ieri pomeriggio ai consiglieri comunali il decreto del Prefetto di Latina Pierluigi Faloni che, di fatto, scioglie il consiglio comunale di Minturno, con la nomina del Commissario Prefettizio Bruno Strati chiamato a guidare l’Ente fino alle prossime elezioni. Sull’argomento interviene l’ex consigliere comunale del Partito Democratico Gerardo Stefanelli, che fa un bilancio di questi tre anni di amministrazione Graziano.

“E’ finita – si legge in una nota – Oggi metto quindi la parole “fine” sulla mia prima esperienza da Consigliere Comunale. Tempo di bilanci, e tempo di verità. Innanzitutto è stata un’esperienza davvero formativa, perché mi ha consentito di conoscere da vicino la macchina amministrativa del Comune di Minturno, il personale, e i tanto chiacchierati ‘usi e costumi’, stratificatisi negli anni per diventare ‘consuetudini’ (spesso cattive).

Sono stati tre anni in cui ho svolto il mio mandato con piena libertà. A costo di confermare, o anche alimentare, la mia nomea di antipatico, ostico, pedante, arrogante, ho sempre detto quello che pensavo, senza paura di creare inimicizie, senza timore di ‘pestare i piedi’ a qualcuno.

A viso aperto e senza demagogia, non mi sono mai sottratto al confronto con i colleghi di maggioranza, indicando possibili soluzioni, segnalando opportunità e percorsi amministrativi attuabili. Raramente questo confronto ha portato frutti, a causa della sistematica e ossessiva chiusura da parte dell’Amministrazione.

Altre volte invece sono stato io a chiudere, ed è stato soprattutto quando, più volte, mi è stato proposto di “entrare” in maggioranza e  magari provare a “guidare” politicamente i miei colleghi più giovani. Ho sempre rifiutato, nettamente.

Ma al di là della mia esperienza in Consiglio, è tempo anche di valutare questo triennio per la nostra comunità. Il bilancio mi appare fortemente negativo: nessun passo in avanti, diversi indietro. Un territorio sempre più fuori da ogni controllo e ogni regola, dove ognuno si sente in diritto di alzarsi una mattina e costruire un chiosco dove gli pare, o di appropriarsi di uno spazio per farne un parcheggio abusivo. Tutto in un silenzio assordante dell’opinione pubblica e dei partiti tradizionalmente legalitari. Già! Quelli che parlano sempre dopo, senza mai fare nomi e cognomi. Loro, i migliori alleati del potere che da decenni imperversa in questo territorio.

Un territorio dove i servizi pubblici sono gestiti dal Comune con un livello qualitativo da anni ’70, con una macchina amministrativa ancora totalmente scollegata dal mondo esterno e impenetrabile a qualsivoglia innovazione ‘moderna’ a favore di cittadini ed imprese.

A puro titolo di esempio, mentre altrove si ottimizzano costi e risultati, da noi la raccolta dei rifiuti costa oggi circa 1/3 in più di 3 anni fa, ed è sempre nello stesso, ‘puzzolente’ stato. E qui sale un gusto amaro, un misto di sgomento e rabbia. Perché lo sapevamo… era tutto chiaro già nel 2012. Sapevamo che non poteva e non doveva essere la nostalgia il sentimento più giusto per guidare il nostro paese nel futuro. Avevamo detto che  era necessario cambiare: cambiare forse gli uomini, ma sicuramente la mentalità.

Avete, abbiamo invece scelto il condottiero “esperto” e rassicurante, forse pensando che con lui sarebbero ritornati i bei tempi andati  dell’economia e del turismo, le casse comunali piene, magari gli anni ’80 con la Lira, i paninari e i Righeira. E oggi che anche Paolo Graziano ha fatto un passo indietro… l’uomo che è stato per decenni il miglior conoscitore dei nostri compaesani, il miglior interprete del carattere e dei desideri del minturnese ‘medio’, che lezione ne tiriamo fuori?

Io, nel mio piccolo, resto ancora più convinto di ciò che mi appariva ed appare semplice ed evidente: abbiamo bisogno di un cambiamento collettivo. Dobbiamo cambiare come collettività… partendo dal volere bene al nostro paese, e non voler bene soltanto a noi stessi e i nostri interessi.

Se questa lezione, la lezione di questo triennio, sarà recepita davvero, allora potremo guardare al futuro con una discreta speranza. In caso contrario potremo serenamente e immutatamente continuare a lamentarci. Lamentarci dell’amministrazione, delle tasse, dei  disservizi, dell’afa e delle piogge, dei vicini di casa e dei turisti, al bar e su facebook… Insomma, potremo scegliere di continuare ad essere i cittadini che siamo sempre stati”.