Cosa accadrebbe se anche l’Europa entrasse ufficialmente in guerra? Scattano i primi segnali di allerta negli ospedali, le mosse di Francia e Germania e come reagisce l’Italia
Le notizie che giungono dai vari fronti di guerra non lasciano tranquilli. Si continua a combattere nella striscia di Gaza tra israeliani e palestinesi e sul fronte tra Russia e Ucraina. Situazione che va avanti ormai da tempo, i negoziati tra le diplomazie per ora non hanno dato risultati.

Perdurando lo stato di conflitto in due scenari entrambi delicatissimi a livello geopolitico, ci si chiede che cosa accadrà da qui in avanti. Specialmente nel caso in cui il fronte finisca con l’allargarsi e ci sia l’ingresso in guerra anche delle nazioni europee. Una eventualità da non scartare, anche perché negli ultimi giorni gli sconfinamenti dei droni russi in altri paesi europei hanno acuito la tensione.
Le ostilità militari, presto, potrebbero coinvolgere l’intera Nato. L’allerta sta scattando e ci sono nazioni che intendono già farsi trovare pronte per quando accadrà. Francia e Germania, in particolare, si stanno già preparando in maniera specifica.
Stato di guerra, il piano di Francia e Germania per preparare l’accoglienza ospedaliera ai soldati feriti: e l’Italia?
Entrambi i paesi si stanno muovendo per avere una assistenza ospedaliera in grado di accogliere soldati feriti provenienti dal fronte.

In Francia, una circolare del Ministero della Salute ha preallertato le agenzie regionali della sanità territoriale sull’allestimento di strutture sanitarie ad hoc in collaborazione con il Ministero della Difesa. Allo stesso modo, in Germania, è già stato presentato un piano per preparare gli ospedali all’eventualità di un conflitto su larga scala in Europa.
E in Italia, che cosa succede? Nel nostro paese esiste, come spiega all’Adnkronos Ranieri Guerra, ex direttore generale aggiunto dell’OMS, un Piano Nazionale di Difesa, che prevede il coordinamento delle azioni del Governo e del Ministero della Difesa, con in più un ruolo specifico per la Protezione Civile, che è già stata di supporto in altre emergenze come quella del Covid, qualche anno fa. Ranieri Guerra aggiunge che sarà fondamentale pensare alla quantità di posti letto e di terapie intensive da approntare all’uso. Poli di riferimento importanti, per le cure dei soldati feriti in battaglia, potrebbero diventare l’aeroporto militare di Pratica di Mare a Pomezia e l’ospedale Niguarda a Milano.