La sentenza appena emessa ribalta il precedente orientamento in tema di autovelox. La vicenda è sempre più intricata. Intanto Salvini conferma una deadline
Ennesimo colpo di scena sugli autovelox. Ancora una volta è una sentenza emessa da un Tribunale ad aggiungere un ulteriore tassello in un repertorio giurisprudenziale ricco e al contempo alquanto intricato.

Protagonista stavolta è stato il Tribunale di Bologna che, con la sentenza 1816/2025, ha rigettato il ricorso di un automobilista su un’infrazione per eccesso di velocità sanzionata da un autovelox ritenendo che la stessa sia da considerarsi valida anche se il dispositivo di rilevazione è semplicemente approvato e non omologato.
Un verdetto, apparentemente semplice, ma che in realtà va a contrastare il recente orientamento giudiziario sui ricorsi per le multe degli autovelox che teneva conto dell’ordinanza della Cassazione 10505/2024. Un provvedimento quest’ultimo che ha stabilito la distinzione tra approvazione e omologazione di un autovelox, ritenendo la presenza di quest’ultimo requisito necessaria affinché le sanzioni emesse siano da considerarsi valide ed esigibili.
Autovelox, nuova sentenza e annuncio di Salvini: cambia tutto di nuovo
Nella sentenza emessa dal Tribunale di Bologna, la giudice ha richiamato l’applicazione dell’articolo 201 del Codice della Strada il quale dispone che, in caso di multe da autovelox, “non è necessaria la presenza degli organi di polizia stradale qualora l’accertamento avvenga mediante rilievo con dispositivi o apparecchiature che sono stati omologati ovvero approvati per il funzionamento in modo completamente automatico.” Di fatto, per la giudice del Tribunale di Bologna, da questo articolo è evidente la volontà del legislatore di attribuire alle due procedure di omologazione e approvazione la stessa efficacia/validità.

Al contempo, la sentenza sancisce un altro principio rilevante. Qualora infatti si accettasse la distinzione tra approvazione e omologazione, l’onere probatorio spetta sempre a chi ricorre. Nel caso in questione, l’automobilista doveva dimostrare concretamente i malfunzionamenti del dispositivo di rilevazione e non limitarsi solo a una mera eccezione formale.
Tra orientamenti giudiziari diversi, nel frattempo, è arrivato un importante annuncio di Salvini, l’ennesimo sugli autovelox da quando ricopre l’incarico di Ministero dei Trasporti. In un question time al Senato, Salvini ha confermato che entro fine ottobre dovrà essere completato il censimento nazionale di tutte le postazioni autovelox. Spetta agli enti locali registrare su un’apposita piattaforma i dispositivi presenti ed operativi sul proprio territorio. In assenza di tale comunicazione – ha ribadito Salvini – gli autovelox non censiti non potranno accertare violazioni al Codice della Strada. Di fatto, è come se fossero spenti. E, in quel caso, non c’è sentenza che tenga.