Ci sono tanti dubbi riguardo la pensione del 2026, ovvero chi effettivamente potrà andarci: alla luce di quello che succederà l’anno prossimo, ecco gli anni di nascita
Il tema della pensione è in una fase particolarmente calda. Con l’arrivo del 2026, molti contribuenti potrebbero trovare nuove opportunità per andarci prima. Ci sono delle novità in arrivo. I profili avranno accesso al pensionamento nel 2026, ecco quindi un’analisi dettagliata per le date di nascita ritenute come elementi evidenti. Una cosa molto importante per chi ha dedicato la vita al lavoro.

Al posto di Quota 103 entrerà la Quota 41 flessibile. Arriva quindi la pensione a 64 anni per tutti con soli 25 anni di contributi versati. Restano, vicino a queste novità, l’Ape sociale, la Quota 41 per i precoci e le pensioni anticipate ordinarie. Dal discorso delle nuove aperture restano fuori le pensioni ottenibili solo con circa 43 anni di contributi. Mentre le altre misure vengono accomunate da un fattore.
Come riferisce il portale ‘Investire Oggi’: “Da un lato ci sono soggetti che scelgono uscite anche penalizzanti pur di andare in pensione, spesso per necessità o disperazione; dall’altro, chi ha avuto carriere elevate, con stipendi alti e contributi consistenti, e decide di sfruttare le nuove opportunità perché può farlo con meno difficoltà”.
Chi va in pensione nel 2026: le novità
Le novità da parte del governo sembrano rivolte di più a chi ha avuto lavori lunghi, stabili e ben retribuiti. Quindi, chi va in pensione nel 2026? La Quota 41 flessibile richiederà carriere lunghe, non quanto le anticipate ordinarie, 43 anni per un uomo, ma pur sempre durature. Andare in pensione a 64 anni con 25 anni di versamenti sembra sulla carta più accessibile.

Tuttavia, richiede però che l’assegno sia pari ad almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale. Lo Stato prevede di usare anche la previdenza integrativa o il TFR maturato per raggiungere questa soglia. E quindi ci riuscirà chi ha aderito a fondi pensione integrativi o chi ha lavorato a lungo con lo stesso datore di lavoro e ha un TFR molto consistente.
Ma non tutti potranno scegliere. Ci sarà anche chi andrà in pensione perché è penalizzato. Un esempio? Chi è disoccupato, senza alcun reddito, dopo la Naspi potrà ricorrere solo all’Ape sociale o alla Quota 41 per i precoci. Anche chi è invalido si troverà nella stessa situazione, così come per chi fa lavori usuranti o gravosi, che con l’andare avanti con l’età diventano difficili da sostenere.