Secondo molti, urinare su una puntura di medusa aiuta a combattere l’irritazione: in realtà non è così, ecco la spiegazione
Ci stiamo avviando verso la parte conclusiva della stagione estiva, ma per qualcuno c’è ancora la possibilità di godersi un po’ di meritate vacanze e di sfruttarle per trascorrere tempo al mare, per un po’ di relax e qualche bagno rinfrescante. In acqua, però, ci sono come sappiamo delle insidie. Tra queste, il rischio di imbattersi in una medusa e nelle sue fastidiose punture.

Una esperienza che molti di noi hanno sicuramente sperimentato almeno una volta nella vita. Una eventualità fastidiosa, che può essere preoccupante nel caso in cui la puntura colpisca anziani o bambini. Tendenzialmente, una puntura di medusa non è comunque particolarmente pericolosa, anche se l’irritazione nella zona colpita può durare per diversi giorni e causare un po’ di dolore e prurito.
C’è una leggenda metropolitana che vuole che per curare l’infiammazione un rimedio efficace possa essere spruzzare dell’urina sulla zona colpita. Ma per l’appunto si tratta solamente di un falso mito. Andiamo a vedere perché.
Punture di medusa, la scienza parla chiaro: come curarsi nel modo opportuno
Scientificamente, viene dimostrato come non ci siano dei benefici, anzi, facendo questo. Lo spiega bene sui social un video di Geopop, naturalmente tornato d’attualità in questi giorni dato che si parla di un tema piuttosto dibattuto nel periodo estivo.

La convinzione che l’urina faccia bene per alleviare l’irritazione da puntura di medusa è legata alla presenza di ammoniaca nell’urina stessa. E che questa rappresenti un aiuto per lenire la zona interessata. L’ammoniaca in realtà è ottima per le punture di insetto, ma non per contrastare il veleno della medusa. Dato che l’ammoniaca anzi aumenta l’infiammazione e oltretutto nell’urina non è nemmeno presente, ma c’è l’urea, un suo derivato, comunque in basse percentuali e non efficace.
Dunque, quali sono i rimedi corretti se si viene punti da una medusa? Innanzitutto, non sfregare la zona colpita, quindi risciacquare in acqua di mare, per almeno 20 minuti, per inibire la rottura delle nematocisti, che sono le responsabili del rilascio del veleno sotto la nostra pelle. Vanno poi utilizzate per il trattamento delle pomate cortisoniche o al cloruro di alluminio. La zona colpita andrà quindi tutelata dai raggi solari, per evitare il formarsi delle cicatrici.