Controlli a tappeto sui movimenti di denaro contante, l’Agenzia delle Entrate entra in azione: quali sono i rischi
In un paese come l’Italia, dove purtroppo nel corso degli anni non si è ancora riusciti a porre un argine al male dell’evasione fiscale, è ovvio che le autorità cerchino di porre in essere dei controlli sempre più sofisticati e a più ampio raggio possibile, per tracciare la movimentazione di denaro. Ecco perché il Fisco li sta intensificando e li estende anche a quelli che non riguardano i movimenti bancari tradizionali.

Anche se non si passa da un conto corrente bancario, infatti, ci sono delle attività che possono venire tracciate. Alcuni movimenti in contanti possono venire rilevati, se si tratta di operazioni registrate presso l’Anagrafe dei rapporti finanziari, vale a dire una banca dati che accoglie le relazioni economiche dei singoli con banche, intermediari finanziari e uffici postali.
Agenzia delle Entrate, controlli su movimenti in contanti effettuati agli sportelli: sanzioni elevatissime
Sotto esame, dunque, finiscono i movimenti effettuati in contante agli sportelli. Sono quelli che vengono analizzati da parte dell’Agenzia delle Entrate, che verifica la corrispondenza delle operazioni stesse, ricevendo i dati in maniera automatica dagli operatori bancari, con i redditi effettivamente dichiarati.

A essere registrate in questo modo sono tutte le seguenti operazioni: pagamento di un bonifico in contanti, cambio di un assegno, acquisto di valuta estera, richiesta di vaglia e buoni postali. Il tutto viene regolamentato per l’esattezza dall’articolo 32 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, in materia di accertamento delle imposte sui redditi.
Nello specifico, il Fisco può chiedere l’origine di determinati fondi, se questi non trovano spiegazione nei redditi comunicati. Dunque, si ha quello che viene ritenuto presuntivamente un reddito non dichiarato. I controlli possono avvenire a tappeto e senza alcuna comunicazione preventiva da parte dell’Agenzia stessa, nel momento in cui emergano discrepanze evidenti. L’accertamento fiscale può costare davvero caro. Se non si riesce infatti a dimostrare quale sia l’origine dei fondi che vengono messi sotto esame, le sanzioni possono essere salatissime. Come viene previsto dal D.Lgs. n. 471/1997, il Fisco può contestare un reddito non dichiarato, applicare le imposte dovute e aggiungere sanzioni fino al 240 per cento della somma considerata. Nei casi più gravi, si può incorrere anche nel reato vero e proprio di evasione fiscale.