Cronaca

Arce / Omicidio Serena Mollicone: il aula è scontro tra i tecnici sullo scotch e l’arma del delitto

ARCE – E’ apparsa a tutti una lezione di un corso di laurea in ingegneria la nuova udienza, la decima, del processo di secondo grado per la morte e l’occultamento del cadavere di Serena Mollicone, avvenuti il 1 giugno 2001. Lo scontro che doveva esserci a distanza tra i periti della Procura generale e quelli indicati dalla famiglia Mottola puntualmente si è verificato , tra formule matematiche e simulazioni, davanti la prima sezione della Corte d’Assise di Roma. E al centro della durissima contrapposizione tra gli ingegneri del Ris di Roma Rosario Casamassime e Remo Sale da una parte, il criminologo Carmelo Lavorino, l’ingegnere Cosmo Di Mille e lo psicologo forense Enrico Delli Compagni sono finiti i nastri con cui fu immobilizzato il cadavere di serena e la porta del bagno dell’alloggio sfitto della caserma dei Carabinieri di Arce contro la quale la studentessa di Arce sarebbe stata mortalmente scaraventata.

Sullo scotch con cui furono immobilizzati le bracce e le gambe sono stati trovati 28 frammenti lignei. Per i testi della pubblica accusa sono racchiusi in poco più di 20 centimetri. Per quelli della difesa della famiglia i frammenti sono gli stessi ma “distribuiti” lungo nove metri dello stesso nastro adesivo.Per la Procura generale contengono tracce di resina e colla e, dunque, sono coerenti per composizione con la porta del bagno. Per l’ingegner Casamassima se i nastri si sono conservati è perchè furono protetti da una busta di plastica che avvolse la testa di Serena. I testi della difesa della famiglia Mottola ha replicato come i nastri possano aver subito una contaminazione esterna. Questa tesi è stata decisamente contestata dal professor Lavorino suggerendo di visionare il filmato dell’esame del cadavere della vittima quando il medico legale Conticelli ha tagliato e aperto sia la busta di plastica che lo stesso nastro adesivo.

I consulenti della Procura hanno ribadito, contrariamente alla tesi della difesa, come l’arma del delitto di Serena sia la porta: non solo per le tracce di resina e colla trovati sul nastro adesivo quanto per il frammento della vernice bianca che potrebbe essere stata della caldaia dell’alloggio sfitto sotto la quale fu sistemato, subito dopo l’omicidio, il cadavere di Serena Mollicone.

All’inizio dell’udienza era intervenuta la sorella maggiore di Serena Mollicone, Consuelo. Ha ricordato, precisando, che la familiare fosse, all’epoca della sua scomparsa, alta quanto lei, “circa un metro e sessanta centimetri e non un metro e 55 centimetri come sinora ribadito”. Si torna in aula il prossimo 14 marzo.

Share