La droga della ‘ndrangheta anche a Latina: l’Operazione “Eureka” sul traffico internazionale di stupefacenti

LATINA – L’operazione “Eureka” della Dda di Reggio Calabria ha portato alla luce gli affari delle tre principali associazioni criminali calabresi dedite al traffico internazionale di droga. Tra queste, una delle cosche più influenti della ‘ndrangheta aveva rapporti commerciali con il mercato degli stupefacenti di Latina. L’indagine condotta dal Ros dei Carabinieri ha portato all’arresto di 108 persone, tra cui Giuseppe Mammoliti, referente della cosca che riforniva il capoluogo pontino. Grazie alla ricostruzione dei traffici risalenti all’estate del 2020, effettuata dagli inquirenti attraverso l’ispezione del suo telefono criptato, è emerso che la cosca aveva almeno un intermediario che piazzava ingenti carichi di cocaina proprio a Latina.

La droga arrivata a Latina

Le indagini hanno permesso di scoprire che i narcotrafficanti calabresi utilizzavano telefoni cellulari criptati per le comunicazioni con intermediari e clienti, tutti dotati di apparecchi in grado di assicurare l’anonimato degli interlocutori e impedire il tracciamento satellitare. L’acquisizione dei messaggi ha consentito di documentare le conversazioni per le cessioni dei carichi, senza poter identificare però mediatori e destinatari, rimasti ignoti dietro gli pseudonimi utilizzati per le piattaforme di messaggistica criptata.

Attraverso la piattaforma codificata SkyEcc, il trafficante calabrese riceveva richieste di forniture di cocaina a chili da un intermediario, a oggi sconosciuto, che copriva per la cosca una buona parte del mercato laziale, compresa Latina. Il sistema è collaudato e i messaggi contengono richieste di droga, senza specificare i luoghi di consegna. In un caso documentato dalle indagini, il mediatore chiamato Dior chiede cinque chili di cocaina da recapitare a Latina il giorno dopo alle ore 9.30 a una persona che si presenterà allo scambio con un maxi scooter Yamaha Tmax. Fornitore e intermediario si mettono d’accordo per un costo di 32.800 euro al chilo, tenendo conto che l’acquirente dovrà sborsarne 33.000 compreso il ricavo del soggetto che fa da tramite, quindi per un totale di 165.000 euro.

Una quantità notevole di cocaina per un mercato, quello pontino, che si conferma fiorente per lo spaccio. Il giorno dopo, a consegna avvenuta, l’intermediario torna a contattare Mammoliti per una nuova consegna. Questa volta il mediatore chiede sei chili di cocaina, quattro dei quali sono destinati a un cliente di Roma, mentre gli altri due sono per gli stessi di Latina che ne avevano già ottenuti cinque appena ventiquattro ore prima. Su questo aspetto non c’è dubbio perché Dior chiede due pacchetti da portare alle 18 presso lo stesso benzinaio dove il giorno prima era avvenuta la consegna a Latina.

L’Operazione Eureka

Sei tonnellate di cocaina sono state movimentate tra il maggio 2020 e il gennaio 2022 dalle cosche di ‘ndrangheta colpite dall’Operazione “Eureka”, tre delle quali sono state sequestrate dagli investigatori. Nel corso delle indagini sono stati registrati i contatti tra le cosche più rilevanti del mandamento ionico reggino con esponenti del clan del Golfo, l’organizzazione paramilitare colombiana impegnata nel narcotraffico internazionale. I carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, infatti, hanno ricostruito numerosi episodi di importazione della droga che arrivava, via mare, nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon.

Gli investigatori hanno ricostruito anche i flussi di soldi riconducibili alle compravendite dello stupefacente che venivano gestiti da organizzazioni composte da soggetti di nazionalità straniere, specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda. Complessivamente sono circa 22 milioni e 300mila euro le somme spostate con queste modalità. Soldi che in parte sarebbero stati reimpiegati nell’acquisto di auto e beni di lusso, nonché utilizzati per avviare e finanziare attività commerciali in Francia, Portogallo e Germania, ove venivano anche riciclati sfruttando attività di autolavaggio. Sequestri di società e beni e arresti sono stati eseguiti anche in Germania.

Coordinata dal capo della Direzione nazionale antimafia Giovanni Melillo, l’indagine “Eureka” si è sviluppata nell’ambito di due squadre investigative comuni: una intercorsa tra la Dda di Reggio Calabria diretta da Giovanni Bombardieri, e le Procure tedesche di Monaco I, Coblenza, Saarbrücken e Düsseldorf; l’altra tra la Dda reggina, l’Ufficio del giudice istruttore del Tribunale di Limburg ed il Procuratore federale di Bruxelles. Entrambe le squadre investigative sono state coordinate da Eurojust, che ha assicurato il massimo supporto operativo, attraverso il componente italiano Filippo Spiezia.

In contemporanea al blitz dei carabinieri in Calabria, che ha riguardato numerosi Paesi europei e l’Australia, e alle operazioni delle Dda di Milano e Genova, le autorità giudiziarie belghe e tedesche stanno eseguendo rispettivamente 15 e 24 provvedimenti restrittivi, emessi dalle locali autorità giudiziarie, a carico di ulteriori indagati per reati in materia di narcotraffico e riciclaggio. Il gip di Reggio Calabria, su richiesta della Dda, ha disposto il sequestro preventivo di beni per circa 25 milioni di euro. Il provvedimento è stato eseguito in Italia, Portogallo, Germania e Francia ed ha riguardato società commerciali e beni mobili e immobili.

Scoperte tre maxi associazioni criminali

L’inchiesta ha fotografato l’esistenza e l’operatività di tre maxi-associazioni criminali finalizzate al traffico internazionale di droga, facenti capo alle più potenti famiglie di ‘ndrangheta dell’area ionica. L’indagine, infatti, ha riguardato le cosche Pelle, Strangio, Nirta, Giampaolo, Mammoliti e Giorgi, che hanno sedi decisionali nel reggino e ramificazioni e basi logistiche in varie regioni d’Italia e all’estero.

L’inchiesta è partita nel giugno 2019, grazie al raccordo tra i carabinieri e la polizia federale belga che stava investigando su alcuni soggetti ritenuti vicini alla cosca Nirta di San Luca attiva a Genk. In un primo momento, era orientata verso alcuni esponenti della famiglia Strangio, detti “Fracascia”, riconducibili alla cosca Nirta. Progressivamente sono state estese a diverse famiglie della Locride, interessando anche il locale di Bianco. I soldi del narcotraffico venivano riciclati nei settori della ristorazione, del turismo e immobiliare.

La prima associazione ricostruita riguarda la famiglia Nirta “Versu” di San Luca che aveva un’articolazione in Brasile rappresentata dal latitante Vincenzo Pasquino, catturato nel 2021 insieme al boss Rocco Morabito. La seconda è riferibile alla famiglia Mammoliti “Fischiante” di Bovalino con articolazioni in Puglia, Abruzzo, Lazio, Toscana e Lombardia e contatti diretti con i fornitori sudamericani di cocaina e con trafficanti internazionali quali Denis Matoshi, attualmente latitante a Dubai. La terza, invece, fa capo alla famiglia Strangio “Fracascia” collegata con le cosche Nirta-Strangio coinvolte nel 2007 nella strage di Duisburg. Questa terza organizzazione, secondo gli investigatori, aveva stabili articolazioni a Genk (Belgio), Monaco di Baviera (Germania), in Spagna e a Camberra (Australia).

Il boss Rocco Morabito

L’inchiesta ha anche fatto luce sulla latitanza del boss Rocco Morabito, detto “Tamunga”, già latitante di massima pericolosità inserito nel programma speciale di ricerca del Viminale, arrestato dai carabinieri in Brasile nel 2021, insieme a Vincenzo Pasquino, all’epoca latitante per la Dda di Torino. Entrambi figurano nell’ordinanza eseguita oggi su richiesta della Dda che si è avvalsa della collaborazione, tra gli altri, della Polizia Federale Brasiliana, dell’Fbi, della Dea e dell’Interpol. Morabito, secondo l’accusa, avrebbe anche offerto un container di armi da guerra a un’organizzazione paramilitare brasiliana in cambio di ingenti quantità di droga verso il porto di Gioia Tauro. “Nel corso dell’indagine – scrive il gip nell’ordinanza – è stata documentata l’organizzazione da parte di Morabito di una spedizione in Brasile di un container carico di armi da guerra, provenienti dai paesi dell’ex Unione Sovietica, fornite che da un’organizzazione criminale operante in Italia e Pakistan”.

In Italia, i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 108 persone – 85 in carcere – in esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Dda reggina. Gli indagati sono accusati a vario titolo d’associazione mafiosa; concorso esterno e traffico internazionale di droga con l’aggravante di transnazionalità e di ingente quantità; traffico di armi, anche da guerra; riciclaggio; favoreggiamento; trasferimento fraudolento e procurata inosservanza di pena.

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