Formia / Pastificio Paone chiuso per “caro energia”: cambio del nome e dell’assetto societario

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FORMIA – Torna un Paone nella governance del pastificio Paone di Formia. La realtà industriale, che a causa del caro energia ha deciso di cessare la produzione della pasta per sei settimane dal 5 settembre al 16 ottobre prossimo (bollette permettendo, ha deciso, a sorpresa, di cambiare denominazione e struttura societaria. Il pastificio “Domenico Paone non è più una società per azioni ma una società a responsabilità . E’ stato deciso il 26 settembre scorso davanti ad un notaio di Roma che ha preso atto di alcune modifiche nella composizione e gestione della società che, guidata dal manager italo argentino Alejandro Octavio Quentin, si era aggiudicata nell’ottobre 2019 il concordato preventivo numero 4 autorizzato dal Tribunale di Cassino nel 2015 in seguito alla sofferenza economica ed imprenditoriale subita dalla precedente e più longeva struttura societaria.

Di quest’ultima realtà facevano parte esclusivamente esponenti della famiglia Paone. Ora di uno di loro, Domenico Paone, versando 50mila euro, è diventato socio per l’1% su un capitale sociale di 5 milioni di euro. Naturalmente a recitare il ruolo di protagonista resta sempre Quentin con un capitale di 3 milioni e 735 euro di azioni, seguito dal fondo lussemburghese “Wealins” (500mila euro), Jorge Federico Filosa (367mila euro), Andres Maria Steverlynck (250mila euro), dalla moglie Monica Maria Ortolani (98mila euro) e, appunto, da Domenico Paone, sinora alla guida della direzione commerciale dello stabilimento di Penitro alle prese, purtroppo, con il taglio di recente della fornitura del gas.

La posizione dominante, sul piano imprenditoriale, il dottor Quentin l’ha evidenziata in occasione della trasformazione societaria dell’azienda formiana, la più antica della provincia di Latina: è diventato amministratore unico (da presidente del consiglio di amministratore) confermando alla moglie, la signora Ortolani, la delega di procuratrice, insomma di rappresentante dell’impresa, un ruolo che già svolgeva dal 17 dicembre 2020. La signora Ortolani non fa parte più dello stesso consiglio comunale, di cui era vice presidente, unitamente al dottor Andrea Granzotto.

Le attuali maestranze sono in cassa integrazione , che potrebbe essere prorogata, la crisi energetica continua a mordere (si temono problemi – si vocifera – anche per quanto riguarda il flusso della corrente elettrica) e pertanto si è deciso di tagliare anche il remunerativo collegio dei revisori dei conti. Sinora era composto dal presidente Valerio Trincia, dai sindaci Emilioo Gianfelice e Roberto Munno e dai supplementi Antonio Vicentini e Alessandro Gennaro. A sovrintedere alla correttezza dei conti e dei bilanci del “Pastificio Domenico Paone srl” , che ha trasferito la sua sede legale in via Barberini, è rimasto il solo Valerio Trincia che svolgerà l’incarico di sindaco o, meglio, di revisore dei conti.

Le maestranze chiedono di conoscere le ragioni di queste trasformazione societarie quando le emergenze e le prioritarie sono altre e, sicuramente, più gravose. Già la scorsa primavera, a causa dei costi lievitati per l’acquisto delle materie prime e del caro bollette, l’azienda alimentare era stata costretta a fare ricorso – tra i pochi casi in Italia – alla cassa integrazione straordinaria contestualmente all’avvio del procedimento giudiziario promosso dalla Corex di Battipaglia, proprietaria del nuovo stabilimento nella zona industriale di Penitro, che aveva chiesto ed ottenuto lo sfratto dell’ormai ex “Domenico Paone spa” per cessata locazione.

“Questa situazione di stallo – aveva fatto sapere la guida del pastificio formiano – inizia a compromettere drasticamente sia l’attività produttiva che finanziaria dell’azienda. Ne sta risentendo la produzione a seguito dei ridottissimi ordini e c’è bisogno di una necessaria ottimizzazione nell’utilizzo delle risorse energetiche”

La guida del pastificio ha affermato di far fronte a quella che ha definito una “forte incertezza” relativa all’incremento del costo dell’energia. Ma la crisi economica del settore, oltre al contenzioso promosso dalla Corex, non permetterebbe di “definire un posizionamento dei prodotti sul mercato” finalizzato a garantire “una continuità allo stesso. Lo stesso vale – lo si legge nell’annuncio del “via” al ricorso al cassa integrazione straordinaria – per “le linee di credito attualmente bloccate per via del giudizio pendente”.

Aleggia il contenzioso con la Corex anche se l’attività di produzione e commercializzazione della pasta Paone ha potuto proseguire – almeno in teoria – regolarmente almeno sino al 5 ottobre. Mercoledì è prevista la discussione nel merito del ricorso presentato dalla proprietà dello stabilimento industriale di Penitro, l’ex “Domenico Paone spa”, ora Srl, contro la sentenza per cessata locazione emessa dal Tribunale di Cassino. L’aveva disposto la settima sezione civile della Corte d’Appello di Roma che aveva accolto, di fatto, l’istanza di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza emessa il 29 aprile scorso dal giudice del Tribunale di piazza Labriola Vincenza Ovallesco. Il legale della “Domenico Paone spa”, l’avvocato Vincenzo Visconti, aveva formalizzato la sua istanza – poi accolta dai giudici d’appello – essenzialmente per due ragioni: la peculiarità dell’attività industriale svolta all’interno del pastificio di Penitro a Formia e la difficoltà della sua proprietà ad “assicurarsi la disponibilità, in breve tempo, di locali idonei alla prosecuzione dell’attività”.

L’ex “Domenico Paone spa” aveva chiesto la sospensiva della sentenza del Tribunale di Cassino perché temeva, in assenza della disponibilità di un stabilimento alternativo, di interrompere la produzione della pasta. Cosa che, a causa del caro bollette, è avvenuta agli inizi di settembre. Per il legale della “Corex spa” , l’avvocato Daniele Lancia, il provvedimento del giudice Maria Rosaria Rizzo non cambia i termini della delicata controversia economico ed imprenditoriale in campo: con la notifica il 3 maggio scorso della sentenza di cessata locazione del tribunale di Cassino lo sfratto non sarebbe diventato esecutivo. L’ex “Domenico Paone spa” da quel giorno avrebbe avuto sei mesi di tempo , che scadono agli inizi di novembre 2022 – per smantellare le linee di produzione di Formia. Questo termine, di fatto, non sarà rispettato perché i giudici d’appello si pronunceranno nel merito prima….- come detto – mercoledì 5 ottobre prossimo.

A chiedere al Tribunale di Cassino lo sfratto della “Domenico Paone spa” era stata – va ricordato – la Corex che, nell’ambito del concordato preventivo chiesto con successo nell’autunno 2019 dalla precedente proprietà del pastificio, la “Domenico Paone spa fu Erasmo”, aveva acquistato lo stabilimento (con annessi terreni) nella zona industriale di Penitro a Formia. La gestione delle linee di produzione avrebbe dovuto versare i canoni di locazione soltanto per due anni – quindi sino allo scorso novembre – e lasciare la disponibilità dell’intero immobile al vero proprietario, la Corex spa di Battipaglia.

Quando questo adempimento sottoscritto davanti lo stesso Tribunale di Cassino rimase disatteso, l’avvocato Lancia ha chiesto lo scorso 29 aprile l’emissione di una sentenza per cessata locazione ai danni della “Domenico Paone spa” , la cui domanda riconvenzionale proposta in via subordinata venne respinta unitamente alla pagamento delle spese processuali. La società di Quentin, tuttavia, la scorsa primavera si era costituita in giudizio in primo grado davanti il Tribunale di Cassino opponendosi alla convalida dello sfratto. La sua difesa aveva sostenuto come il contratto di locazione dovesse intendersi rinnovato tacitamente per ulteriori sei anni “per mancata e tempestiva disdetta da parte del locatore”.

La controreplica della Corex spa, di fronte alla richiesta del pagamento dell’indennità per la perdita dell’avviamento commerciale prevista dalla legge 391/1978, fu piccante: “Non dovevano avvisare proprio nessuno – fu la versione dell’avvocato Lancia – Questo contratto di locazione, stipulato nel 2019 nell’ambito di un concordato previsto autorizzato, ha avuto un spettatore terzo ed importante: Il Tribunale di Cassino…”