Cassino / Delitto Serena Mollicone, prosegue senza esclusione di colpi la guerra dei periti

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CASSINO  – Senza esclusione di colpi è proseguita la guerra dei periti nella nuova udienza, la 43°, del processo per il delitto di Serena Mollicone. L’aggressione, il soffocamento, l’agonia e l’occultamento del cadavere della studentessa hanno caratterizzato il terz’ultimo atto del dibattimento, la cui sentenza è prevista il 15 luglio prossimo. Serena poteva essere salvata se fosse stata soccorsa in tempo dopo essere stata sbattuta contro la porta del bagno dell’alloggio sfitto della caserma di Arce. A dichiararlo nelle fasi iniziali dell’udienza è stata la patologa forense Cristina Cattaneo, la principale consulente del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo in occasione della riapertura delle indagini.

La Cattaneo ha fissato alle 11.30 circa del 1 giugno 2001 l’ora presunta del delitto. Serena ha perso la vita a causa di un soffocamento meccanico che, causato da una busta di plastica, ha provocato un’agonia terminata con la morte sopraggiunta alle 15.30 circa di quel giorno. La ragazza non e’ deceduta per altra causa….non avendo riportato un trauma cerebrale. L’occultamento del cadavere – ricostruito dallo studio delle uova delle larve rinvenute sul corpo di Serena- ci sarebbe stato tra le 23.30 del 1 giugno e le 5 del giorno successivo e a compierlo – ha accusato il pm Siravo – sarebbero stati Franco Mottola e la moglie Annamaria.

Che Serena sia deceduta in seguito ad un soffocamento provocato da una busta di plastica l’ha ammesso anche il medico legale, il professor Saverio Potenza, nominato dalla difesa dal luogotenente Vincenzo Quatrale. Serena perse si conoscenza ma l’urto contro la porta del bagno per Potenza è “un’ipotesi residuale”. A dire dell’accademico di Tor Vergata non c’e’ stata alcuna colluttazione… semplicemente perchè non sono state rinvenute impronte o segni dell’aggressore sul corpo – soprattutto la spalla ed il collo – della vittima. Serena non ha avuto la possibilità o il tempo per difendersi. Ma quando è morta la studentessa di Arce? Per il professor Potenza 36 ore prima del ritrovamento del suo cadavere – tra le cinque e le sei del mattino del 2 giugno-   tutt’al più entro 48 ore  ma non prima delle 16.30 di venerdì 1 giugno 2001. Ha fornito la stessa ricostruzione il medico legale di fiducia della famiglia Mottola, il professor Giorgio Bolino: Serena è stata colpita a sorpresa senza potersi difendere.

L’asfissia è l’unica causa del suo decesso. Non è la porta perchè non è compatibile con la ferita riportata da Serena nella sua zona temporale sinistra. In precedenza sono comparse in aula le scarpe che calzava Serena nel momento del ritrovamento del suo cadavere. Sono state misurate le suole – alte circa tre centimetri-  uno spessore che per la Procura è compatibile tra l’altezza della ragazza e quella della porta sulla quale è stato rinvenuto il foro mortale.

A margine dell’udienza ha fatto di nuovo capolinea la tragedia di Santino Tuzi, il brigadiere di Sora suicida l’11 aprile 2008 alla vigilia della decisione di confermare agli inquirenti la circostanza di aver avvistato nella caserma di Arce una ragazza, forse Serena, la mattina della scomparsa della studentessa. Il  luogotenente Quatrale è imputato di istigazione al suicidio del carabiniere ma la psicologa forense, Raffaella Rinaldi, nominata dalla sua difesa, ha escluso che il suicidio di Tuzi sia stato provocato dal colloquio di 46 minuti avuto con  Quatrale tre giorni prima. Per la dottoressa Rinaldi il brigadiere – stressato e preoccupato per un possibile suo arresto-  decise di togliersi la vita per ragioni esclusivamente private e comunque esterne al suo positivo rapporto, professionale ed umano, con Quatrale.

La fase dibattimentale proseguirà con le udienze di lunedì e mercoledì prossimi. Dopodiche’ dal 29 giugno al 6 luglio si svolgerà la discussione  articolata in quattro udienze: la prima con la requisitoria della Procura, la seconda con le parte civili, la terza e la quarta con le difese.