Gaeta / Elezioni: la storia del voto dal 1994 e la presentazione dei candidati del 2022

Attualità Gaeta

GAETA – I numeri oltre il silenzio. Alla vigilia dell’apertura domenica mattina alle ore 7 dei 20 seggi prescelti per lo svolgimento delle elezioni amministrative, un’incognita su tutte è rappresentata dall’affluenza alle urne. Si vota sino alle 23 anche per i cinque quesiti referendari sulla giustizia (il cui spoglio inizierà subito dopo la conclusione delle operazioni elettorali) ma tutti si interrogano sull’esistenza o meno – complice una possibile distrazione provocata dalla giornata balneare ma anche dallo svolgimento di programmate iniziative religiose tipiche di questo periodo dell’anno – del fenomeno dell’astensionismo. E se dovesse risultare un fattore, oltre allo spauracchio del voto disgiunto, ad impedire lo svolgimento del ballottaggio domenica 26 giugno? In queste ore gli staff organizzativi dei cinque candidati a Sindaco di Gaeta stanno monitorando i numeri dei cittadini aventi diritto al voto domenica 12 giugno sino alle ore 23. Sono complessivamente 18927, di cui 9165 uomini e 9762 donne. Sono stati distribuiti in 20 sezioni ubicate presso quattro plessi scolastici: scuola elementare “Mazzini” in via Faustina (1-2), scuola elementare “Virgilio” in piazza Monsignor Luigi Di Liegro (3-4-6-7-9-10-12-13), scuola elementare “Don Bosco” in via Calegna (8-14-15-16-18 e 20) e scuola elementare “Sebastiano Conca” in via dei Frassini (5-11-17 e 19). Sono cinque le selezioni elettorali che potrebbero diventare un laboratorio per verificare già nel corso della giornata di domenica un’eventuale “rifiuto” del voto amministrativo 2022. Sono quelle presso le quali sono iscritti più di mille votanti: la numero 2 (1496 elettori, di cui 760 donne), 17 (1207), 19 (1195), 20(1119) e 18 (1049). Sono importanti rispetto alla sezione che vanta il maggior numero di iscritti: è la centralissima numero 12 dove andranno a votare complessivamente 794 cittadini, di cui 443 donne e 351 uomini.

I numeri hanno sempre elementi di paragone e raffronti e il principale riguarda l’affluenza finale delle ultime elezioni amministrative quelle che, svolte l’11 giugno 2017, decretarono il bis, previsto, del sindaco uscente Cosimino Mitrano. Andò a votare in una sola giornata – come domenica 12 giugno 2022 – il 67,90% degli aventi diritto che cinque anni furono 19126 cittadini, 199 in più rispetta alla tornata elettorale di quest’anno che conferma l’esistenza del fenomeno di un avviato spopolamento con cui Gaeta sta facendo i conti da dieci anni.

L’affluenza di cinque anni fa fu un campanello d’allarme rispetto al voto amministrativo precedente, quello della “prima volta” di Mitrano: andò a votare il 72,62%, un dato che – secondo alcune previsioni – non sarà più raggiunto. Almeno in questa fase storica di Gaeta.

L’aspetto politico, poi. Il voto amministrativo di quest’anno è il settimo caratterizzato dalla legge elettorale 81 che, approvata dal Parlamento nel 1993 dopo le macerie giudiziarie di tangentopoli e le conseguenze indirette derivanti dal referendum elettorale promosso da Mariotto Segni, è considerata la migliore introdotta in Italia in materia elettorale negli ultimi trent’anni e considerata un esempio da imitare anche per quanto riguarda il rinnovo dei due “ridotti” rami del Parlamento e la futuribile elezione diretta del premier o “sindaco d’Italia”.

Il conto è in perfetta parità relativamente ai tradizionali schieramenti in campo: il centrosinistra ed il centrodestra in termini di elezione dei sindaci d’appartenza sono sul 3 a 3. La tornata elettorale del 12 giugno 2022 farà pendere naturalmente l’ago della bilancia a favore dell’uno e a discapito dell’altro ma le lancette della storia devono fissarsi in un altro 12 giugno…quello del 1994. A Gaeta i sindaci e le rispettive Giunte nominate dal consiglio comunale duravano sino in quel momento quanto una stagione balneare e questa palese instabilità politico amministrativa venne corretta dalla legge 81. Il primo a beneficiarne fu l’allora segretario cittadino Pds Silvio D’Amante. Voleva emulare il collega medico formiano Sandro Bartolomeo – primo sindaco post comunista eletto il 5 dicembre 1993 dopo un’interminabile stagione democristiana iniziata subito dopo la guerra – ma non fu affatto facile.

Al primo turno era in vantaggio il candidato sindaco di Forza Italia, An, Città Nostra e Movimento Cristiano Democratico Vincenzo Matarese: raccolse 4173 voti (pari al 28,38%) contro i 3588 voti (24,40%) del collega dentista D’Amante. Poco più di 500 voti impedirono all’ex giudice Domenico Landi (Ppi, Progetto per Gaeta e Il Risveglio) di guadagnare l’overtime: ottenne 3097 preferenze pari al 21,06%. Nelle retrovie gli altri candidati: Salvatore Cicconardi di Gaeta Unita si fermò a quota 2443 voti (16,61&%), Salvatore Riciniello a 1028 (6,99%) e Giannino Vellucci a 375 voti (2,55%). D’Amante e Matarese raccolsero più preferenze delle loro liste ma qualcosa avvenne nelle due settimane successive. Il 26 giugno 1994 il ballottaggio fu accorpato alle elezioni europee dove il centro destra di Silvio Berlusconi distrusse la gioiosa macchina da guerra del fronte progressista guidato da Achille Occhetto. D’Amante chiese ai suoi quella sera di andare a dormire “tranquilli”. La mattina successiva si aprirono le urne e D’Amante, anche grazie all’apparentamento ufficiale con Salvatore Riciniello, divenne il primo sindaco di centro sinistra di Gaeta con la nuova legge regionale( in effetti c’erano state alcune deroghe derivanti dalla formula pentapartitica tipica della seconda metà degli anni ottant, una su tutte culminate con l’elezione a sindaco del bravo sindaco socialista Salvatore Di Maggio) con il 62,28% /7678 voti) contro il 37,72% (4650) di Matarese.

Nel 1996 Romano Prodi vinse le elezioni alla testa dell’Ulivo i cui germogli cominciarono a intersecarsi nel terreno della politica di Gaeta. E Così che il 24 maggio 1998 – all’epoca il mandato dei sindaci durava quattro anni e non cinque come ora – il sindaco uscente D’Amante si presentò all’elettorato con uno schieramento ulivista di cui facevano parte i Ds e Socialisti ma anche i Verdi, Rifondazione Comunista e Golfo Unito) . D’Amante subì la prima scissione dell’atomo progressista. I 6407 voti ottenuti (pari al 45,08%) non gli consentirono di vincere al primo candidato contro il generale dei Carabinieri Aldo Lisetti che rappresentava la solla Forza Italia (2455 voti, pari al 17,27%). Ci furono due scissioni che condizionarono il redimento di D’Amante e di Lisetti. Nel centro sinistra ci fu un’altra candidatura, quella del professor Alessio Valente che per conto dei Popolari arrivò quarto con 1638 voti (11,52%). Nello schieramento opposto l’avvocato Giuseppe Matarazzo era il candidato a sindaco del Cdu e di An (2318 voti, 16,31%) con il quale il generale Lisetti dovette siglare un necessario apparentamento in vista del ballottaggio. Non superarono quota mille voti gli altri tre candidati: Salvatore Cicconardi di Gaeta Futura e Onda Nuova ottenne 995 preferenze (7%), Raffaele Romano del Cdr ottenne 299 voti (2,10%) ed Enrico Novari del Movimento sociale Fiamma Tricolore non andò oltre i 102 voti(0,72%)

Il 7 giugno 1998 si svolse il ballottaggio e, nonostante Lisetti avesse raggiunto l’accordo elettorale anche con il professor Cicconardi, si fermò a 5154 voti (42,52%) contro i 6968 di Silvio D’Amante che con 57,48% dei consensi successe a…se stesso.

Nel computo delle vittorie degli schieramenti quello di centro destra accorciò le distanze domenica e lunedì 26 e 27 maggio 2002. Poiché a Gaeta si verificano sempre gli episodi elettorali che caratterizzano la vita amministrativa della vicina Formia, il Capitano” (nulla a che fare con il leader della Lega Matteo Salvini) Massimo Magliozzi non dovette fare gli straordinari per diventare il nuovo sindaco di Gaeta. Era alla testa di uno schieramento di centro destra in cui non mancava proprio nulla (Forza Italia, An, Udc e Nuovo Psi) e vinse le elezioni con 8935 voti (60,97%) sollevando un po’ di polvere ai danni del candidato sindaco ulivista (Ds, Margherita, Italia dei Valori, Golfo Unito e Città Protagonista) , il professor Damiano Di Ciaccio. Raccolse 4329 voti (29,54%) – 100 più delle liste – ma, con il senno del poi, nulla avrebbe potuto se ci fosse stato l’apporto degli altri due candidati a sindaco: Lucio Pavone di Rifondazione e dei Verdi (907, 6,19%) e del segretario nazionale del Partito del Sud Antonio Ciano (484, 3,30%)

La consiliatura di Massimo Magliozzi non terminò alla sua scadenza naturale. Terminò con qualche mese di anticipo nell’inverno 2007 a causa dei velenosi dissidi interni a causa del progetto di riordino della cantieristica (Piano Frattasi) e dell’inchiesta giudiziaria riguardante il “Progetto Musica”. Maturò la convinzione di dover tornare a causa l’italo-americano Anthony Raimondi per far affermare – il primo in assoluto in provincia – che poteva esserci una “terza via” , quella del civismo . Lo fece il 27 ed il 28 maggio 2007 alla testa di due sole liste – Per Raimondi e Riprendiamoci Gaeta – che arrivò secondo con 4046 voti (28,29%) al termine del primo turno, tra il sindaco sfiduciato Massimo Magliozzi (Forza Italia, Udc, An, Viva Gaerta, Psi Natura amica, Dc per le autonomie) che non andò oltre i 5309 voti (37,12%) ed il candidato sindaco del centro sinistra . L’avvocato Lino Magliuzzi ottenne 3849 voti (26, 91%) alla testa dello schieramento che annoverava i Ds, la Margherita, i Verdi, i Comunisti Italiani, il Movimento Democratico, i Popolari, l’Udeur Golfo unito e Rifondazione) mentre Leandro La Croix (Autonomi di centro) e Antonio Lieto (Progetto Gaeta) non andarono oltre i 902 (5,26%) e 345 voti (2,41%)

Al ballottaggio, che si svolse il 10 e l’11 giugno 2007, fu una formalità per Raimondi vincere le elezioni amministrative. La sua già convicente andatura elettorale fu sostenuta da gran parte del centro sinistra ed il dato finale fu inequivocabile: 7444 voti per lui (56,10%) contro i 5825 voti (43,40%) del “Capitano Magliozzi”.

Nel firmamento politico di Gaeta con l’elezione di Raimondi stava nascendo una “stella” che poi avrebbe caratterizzato i futuri 15 anni dell’azione amministrativa del comune di Gaeta: Cosimino Mitrano. Aveva soltanto 27 anni il dirigente del comune di Fondi (e ancorprima del comune di Gaeta) nativo di Caracas in Venezuela quando capì che quella consiliatura sarebbe dovuto diventare un innovativo laboratorio per sdoganare il primo centro destra per tentare di essere competitivo alla prima consultazione elettorale utile

E così è stato. Il quadro politico che si presentò al voto amministrativo del 6 e 7 maggio fu davvero frammentato e diviso. I candidati a sindaco furono ben otto – record in carica – e a Mitrano dovette pagare pegno. Almeno al termine del primo turno. Il suo successo parziale fu accompagnato da 6006 voti (al 44%) ma dovette far fronte ad un gap in negativo rispetto alle sue liste – Pdl, Udc, Ncd, La Destra, Lista Mitrano Gaeta C’è, Città Nuova, Il Quadrifoglio e Giovani in Azione- di sette punti percentuali: 6716 voti pari al 51,50%. Distanziato il sindaco in carica, Antonio Raimondi, i cui numeri non erano più quelli di cinque anni prima: 2348 voti pari al 17,20%). Nelle retrovie gli altri competitors: Salvatore Cicconardi (1550, 11,36% raccolti da Nuova Area, Azione Popolare, Primavera civica-Pda e Grande Sud), Salvatore Di Maggio per conto Di Maggio sindaco, Sel, Idv, Comunisti Italiani e Psi (1360, 9,96%); Giuseppina Rosato per Liberi per Gaeta e Rosato sindaco (1184, 8,67%); Angelo Di Bernardo per lista Di Bernardo e Lo Stendardo” (560, 41,10%); Giovanni Erbinucci per “Con Erbinucci” e Federazione Cristiano Popolari (367, 2,69%) e Benedetto Crocco di Rifondazione comunista (275, 2,01%)

Che Cosimino Mitrano potesse camminare – amministrativamente parlando – sulle sue gambe l’ha dimostrato in via definitiva nel ballottaggio del 20 e 21 maggio 2012. Il Mitranismo iniziò quel fine settimana con la schiacciante vittoria – 7259 voti, pari al 64,14% – ai danni di Anthony Raimondi che si fermò a quota 4059 preferenze, pari al 35,86%. La sua parentesi politico amministrativa, caratterizzata da un’anomala affermazione di un civismo pre grillino e dalle pesanti divisioni all’interno del Pd che non ha contribuito a far crescere, fu chiusa pari pari da quel secondo turno dall’esito scontato.

Le elezioni amministrative – le ultime svolte – dell’11 giugno 2017 rappresentano l’imperfetto della recente storia politica di una Gaeta che , dopo cinque anni, deve dimostrare ora se in grado ancora di guidare il locomotore dell’intero sud pontino.

Cinque anni fa il voto fu racchiuso, come quest’anno, in solo giorno e l’esito numerico – oltre all’affluenza alle urne – è più di un doveroso e necessario elemento di raffronto. Primo quesito: Cristian Leccese riuscirà a fare meglio di chi l’ha proposto, il sindaco uscente Mitrano, unitamente al potente coordinatore regionale di Forza Italia, il senatore Claudio Fazzone, alla guida di Gaeta? Si parte da due dati: Mitrano successe a se stesso nel 2017 con 6983 voti pari al 55,70%. Le Liste, che furono otto quanto sono alla corte di Leccese, si comportarono ancora meglio: 7411 preferenze pari al 61,21%. Leccese confermerà questo trend, sufficiente lunedì pomeriggio (quando inizierà lo scrutinio) per diventare il più giovane sindaco di Gaeta? Oppure dovrà fare i conti con gli effetti del voto disgiunto, un fenomeno normativamente legittimo ma considerato una “diminutio” della sua campagna elettorale? Un fatto è certo: lo sconfitto di Mitrano alle amministrative del 2017 è ora parte integrante della coalizione di Leccese. Si tratta del solito “Capitano Magliozzi” che, votato da 2389 gaetani (19,06%) cinque anni fa, è diventato in tempi da record parte integrante della maggioranza Mitrano sino a diventare un rappresentante della sua Giunta bis. Il successo di Mitrano nel 2017, poi, è stato agevolato – allora come ora – dalla frammentata situazione politica venutasi a crerare nello schieramento opposto. Luigi Passerino raccolse 1013( 8,08%) voti e si piazzò terzo, seguito da Emiliano Scinicariello di Una nuova stagione e de “Il faro” con 723 voti (5,77%), Antonio Raimondi del Movimento Progressista e lista Per Raimondi con 517 voti( 4,12%), Laura Vallucci del Movimento Cinque Stelle con 469 voti (3,74%), Benedetto Crocco di Rifondazione Comunista con 257 voti (2,05) e da Mauro Pecchia di Casapound con 185 voti( 1,48%)

Domenica 12 giugno 2022 i riflettori sono puntati invece su sei aspiranti primo cittadino. Il primo, in rigoroso ordine alfabetico, è Benedetto Crocco, candidato a sindaco del Partito Comunista-Difendi Gaeta, 49 anni, celibe ma fidanzato, non ha figli. Il suo grande hobby è la musica. Afferma di essere cantante nel suo gruppo, “Comitiva Tso”, che esegue brani di musica ska, quella popolare della Giamaica, jazz funky, blues, reagge. Il secondo è Silvio D’Amante, candidato sindaco della lista “Insieme con Silvio D’Amante” e Movimento Cinque Stelle, è stato sindaco di Gaeta dal 1994 al 2002, è nato a il 14 ottobre 1954, sposato con Isabella , ha due figli Chiara e Francesco, Medico odontoiatra , segretario sezione provinciale dell’Andi, l’associazione nazionale dentisti italiani, membro direzione nazionale associazione antimafia “Antonino Caponnetto”. Il suo hobby è cucinare per gli amici. Il terzo è Cristian Leccese, candidato a sindaco a sindaco per le liste “Avanti tutta”, “Azione Popolare”, Azzurri per crescere ancora”, “Gaeta Democratica”, “Gaeta Tricolore”, “Leali per Gaeta”! “Lab 32”, “Mitrano nel cuore”. Nato a Gaeta il 6 ottobre 1981, imprenditore nel settore riabilitativo e assistenziale, coniugato con Rosa Maria, padre di due bambini: Luca, di 6 anni, e Ginevra di 10 anni, Leccese è stato ex assessore e ex vice sindaco al comune di Gaeta. L’hobby che coltiva è “far conoscere il mondo ai miei due bambini. Perché lo faccio? Perché non ho avuto la possibilità di farlo con i miei genitori”. La quarta è Sabina Mitrano: candidata a sindaco per la lista “Gaeta comunità di valore” e di due forze politiche presenti in parlamento, il Partito Democratico ed Europa Verde, 43 anni, coniugata, padre di Lorenzo, di 8 anni, e di Ludovica di 5 anni, dottoressa in filologia greca e latina e storia antica, docente di ruolo da dieci anni, lettere presso i liceo scientifico “Enrico Fermi”. La sua grande passione, che definisce “viscerale”, è la storia e la cultura della città di Gaeta. Il quinto ed ultimo candidato a sindaco è Antonio Salone, candidato sindaco per la lista “Alternativa Gaeta, 61 anni, imprenditore ma “anche operaio edile”, vanta un precedente amministrativo: assessore all’ambiente, sport e servizi sociali nella parte conclusiva della consiliatura del sindaco Antonio Raimondi nel 2011 e nel 2012 Sposato e padre di sei figli afferma che “si è fatto da solo senza l’aiuto di nessuno”. Buon voto a tutti!