Santi Cosma e Damiano / Mancoop: lo stabilimento andrà all’asta, trenta lavoratori a rischio

Cronaca Santi Cosma e Damiano

SANTI COSMA E DAMIANO – Ha incarnato per diversi decenni il sogno industriale del sud pontino diventando uno dei più importanti stabilimenti italiani ed europei per la produzione dei materiali adesivi. Il sito produttivo a Santi Cosma e Damiano dell‘ex Manuli, poi Evotape e Mancoop, sarà venduto all’asta il 21 aprile prossimo. Lo ha deciso il curatore fallimentare nominato dal Tribunale di Latina, l’avvocato Vincenzo Manciocchi che, dopo i due falliti tentativi di vendita, ne ha fissato un terzo con una base d’asta di due milioni e 531 mila euro.

Si tratta della metà del corrispettivo con cui la struttura industriale di via Porto Galeo era stata messa in vendita la prima volta  per tentare di appianare parte delle incombenze debitorie, 18 milioni di euro, che nell’autunno 2010 provocarono il fallimento dell’Evotape. Ora sono preoccupati i lavoratori superstiti della Mancoop, 31, che hanno dato vita ad una cooperativa che , respingendo con successo i tentativi del Consorzio Industriale del sud pontino di acquisire, ha continuato a svolgere la stessa attività produttiva dell’Evotape.

L’emergenza epidemiologica ha ridimensionato la produzione di adesivi, trasformata nella realizzazione di stampanti. Dello svolgimento il 21 aprile dell’asta fallimentare sono preoccupate non sono le maestranze della Mancoop ma anche le 300 persone circa che gravitano attorno alle 32 unità lavorative sorte all’interno dell’ex stabilimento Evotape grazie alla realizzazione di una sorta di condominio industriale che ha saputo operare un’eccellente azione di digitalizzazione.

Il segretario regionale dell’Ugl Armando Valliani sindacalmente è cresciuto nello stabilimento di San Cosma. Ha rivolto ora un appello a tutti gli amministratori del territorio, di tutte le forze politiche, per garantire la sopravvivenza dello stabilimento di San Cosma e Damiano: “Ci batteremo affinché la Regione e altri organi competenti possano intervenire per trovare soluzioni  al problema. Questo eviterà un nuovo dramma per le trecento famiglie che in questa attività trovano l’unica fonte di reddito”.

Quello aurunco è in effetti l’ultimo presidio industriale di una provincia “che in passato ha saputo produrre ricchezza per un territorio che non aveva possibilità di un sviluppo industriale, viste anche le scarse infrastrutture che collegano quei luoghi e l’unico modo di lavorare era emigrare da quel territorio”.

Valliani ricostruisce anche suo background sindacale affiancato dall’attivo Vincenzo Mercuri, vice presidente della Mancoop: “Ricordo le prime assemblee fatte in quello stabilimento dove il valore aggiunto era la professionalità dei lavoratori, una grande famiglia che nei momenti di crisi ha sempre dimostrato grande attaccamento a quel presidio. Sono state le battaglie sindacali portate avanti per evitare la chiusura, le occupazioni da parte di interi nuclei familiari, degli amministratori locali che avevano compreso come la chiusura di quello stabilimento avrebbe significato la rinuncia definitiva ad un pezzo di economia”.

L’Ugl laziale sa di aver di fronte na nuova sfida “per salvare questo plesso industriale. Lo spettro di una nuova vendita potrebbe cancellare la sua storia, dove sono cresciuto sindacalmente, e dove a tutt’oggi ci sono lavoratori che hanno condiviso con me quelle battaglie. La politica deve intervenire e deve farlo in maniera senza appartenenze a tutela soltanto di questa parte del territorio del sud pontino”