Terracina / In ospedale per un mal di testa, viene dimessa: il giorno dopo le diagnosticano un’aneurisma

Cronaca Terracina

TERRACINA – Ha un forte mal di testa, chiede perché sofferente di pressione alta di essere sottoposta ad una Tac ma viene congedata dall’ospedale “Fiorini” di Terracina con alcuni analgesici. Il giorno viene a conoscenza della sua diagnosi: era in corso un aneurisma. Nuovi guai in vista, giudiziari e soprattutto economici, per l’Asl di Latina alla luce della vicenda, tutta da definire in sede processuale, di cui è stata protagonista (suo malgrado) R.S., di 57 ani di Terracina.

Nella serata dell’11 febbraio scorso la donna si era recata – come detto – presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Fiorini” lamentando una fortissima ed inconsueta cefalea in rialzo pressorio. Nell’occasione la paziente informava il personale sanitario di soffrire da anni di ipertensione trattata con farmaci. Dopo circa un’ora e mezza dall’accesso R.S. veniva sottoposta ad esami del sangue e all’Ecg. Preoccupata per le proprie condizioni di salute e in particolare della propria ipertensione, con cui aveva oramai familiarità e conoscenza degli effetti avversi, la donna chiedeva inutilmente di essere sottoposta a Tac. Ma le venne dato un farmaco per l’abbassamento della pressione e rassicurata dalla diagnosi di un “semplice mal di testa” veniva dimessa alle 23.36 di quel giorno.

La 57enne avvertì un fortissimo e doloroso colpo alla testa con conseguente abbassamento, “ non più controllabile”, della palpebra sinistra. Fu contattato il medico di famiglia che la indirizzò con urgenza all’ospedale di Terracina dove il medico di turno, informato del precedente accesso della paziente e della sua precedente richiesta di essere sottoposta ad una Tac, esclamò che effettivamente “ora anche un bambino comprenderebbe che dobbiamo fare una Tac”. L’esame, richiesto il giorno dalla donna, diagnosticò il temuto aneurisma che richiese, nonostante “il nulla di serio” di 24 ore prima, il trasferimento d’urgenza della 57enne all’ospedale Santa Maria Goretti per essere sottoposta ad delicato intervento chirurgico di embolizzazione.

Dimessa il 28 febbraio dopo l’intervento chirurgico, la donna affrontò altre e successive visite specialistiche che le hanno diagnosticato quelle patologie non emerse in occasione del primo accesso al Dea di Terracina: “anuerisma; abbassamento ed insensibilità alla palpebra sinistra; cecità ad un occhio; evidenze fisiognomiche incidenti sull’estetica; principio di sindrome depressiva posttrumatica da stress in rapida evoluzione”. 

La donna, provata anche sul piano psicologico, ha deciso di farsi assistere dall’avvocato Renato Mattarelli che ha promosso un contenzioso contro l’Asl di Latina, invitata a verificare gli estremi di una composizione bonaria e pacifica della vicenda”. Se ciò non avverrà “entro e non oltre 15 giorni” saranno promosse “le procedure stragiudiziarie e giudiziarie per la tutela dei diritti della mia assistita”. In sintesi l’Asl può ancora risolvere con un accordo bonario questo caso di malasanità che- come avviene in queste circostanze – approderà davanti il Tribunale civile di Latina.

“E’ evidente, poiché documentata, l’omessa diagnosi di un aneurisma in via formazione proprio mentre la paziente – ha commentato l’avvocato Mattarelli – si trovava sotto la negligente, imprudente e comunque inadempiente gestione diagnostica-terapeutica del personale sanitario di Terracina . E’ evidente che se la mia assistita (in anamnesi qualificata da ipertensione e da sintomatologia specifica) fosse stata sottoposta agli ulteriori e mandatari esami previsti dalle linee guida per il tipo di caso (e in particolare alla Tac, peraltro richiesta ma negata alla donna), non patirebbe i gravi danni alla salute (e non solo). Diversamente, una tempestiva diagnosi – da effettuarsi all’esito di un’attenta (quanto mancata) anamnesi prossima e remota; da un esame obiettivo (mai effettuato); dagli esami strumentali e biologici per il caso (mancati), quantomeno una attenta osservazione della paziene (imprudentemente dimessa) – avrebbe consentito – conclude l’avvocato Mattarelli – un approccio terapeutico (medico e chirurgico) idoneo a prevenire ed evitare la formazione dell’aneurisma dei conseguenti danni.”.