Sono durate più del previsto le autopsie che, disposte dalla Procura della Repubblica di Velletri, sono state effettuate nella giornata di martedì sui corpi dei due fratellini Daniel e David Fusinato, di 5 e 10 anni, e del 74enne Salvatore Ranieri, uccisi domenica mattina ad Ardea dal 34enne Andrea Pignani. Gli esami autoptici, i cui risultati saranno resi noti nei prossimi 90 giorni, hanno appurato come il killer avesse sparato da distanza ravvcinata e, dunque, con il chiaro intento di uccidere i due fratelli Fusinartoi ed Ranieri che si trovava non molto lontano dai due bambini. Benchè Pignani si sia tolto la vita le indagini proseguono per risalire al movente del folle gesto che al momento ancora non c’è. I Carabinieri e la stessa Procura continuano a chiarire come “non sia emerso alcun contatto tra l’omicida e le sue vittime né alcun rapporto di conoscenza tra gli stessi”. L’uomo, che avrebbe compiuto 35 anni ad agosto, ha colpito e ucciso per un raptus. Gli investigatori ora scaveranno nel suo passato concentrando l’attenzione proprio sul versante familiare. L’autopsia sul corpo di Pignani si svolgerà giovedì e con essa la Procura ha disposto anche un mirato esame tossicologico per appurare se prima della strage abbia assunto o meno droghe.
Aldo Baia, 68 anni e storico responsabile del gruppo di Protezione Civile “La Fenice” di Gaeta, si trovava domenica mattina in via Colle Romito dove abita la sua compagna. E’ stato l’ultimo ad avvistare Pignani mentre usciva di casa vestito pesantemente con la pistola celata in una borsa. Aldo Baia si considera un graziato ma si rammarica per non aver fermato in tempo il killer. Lo dichiara in un contributo video rilasciato per il nostro portale specificando di aver rilasciato alcune dichiarazioni spontanee ai Carabinieri della Stazione di Itri per essere trasmesse ai pm inquirenti della Procura di Velltri. Alle ore 10,30 Baia stava uscendo con la sua auto dal cancello carrabile della villetta della sua compagna dovendo rientrare urgentemente alla sua abitazione ad Itri per problemi all’impianto di allarme; apprestandosi a scendere dall’auto dall’auto parcheggiata all’esterno su Viale Colle Romito per riprendere alcune cose personali prima di ripartire e lasciare in giardino il suo cagnolino, ha intercettato Pignani
“Perché non io? Ho aspettato solo adesso a raccontare la mia testimonianza perché ho ritenuto doveroso ed utile fornire prima agli inquirenti una mia dichiarazione del mio incontro ravvicinato con il Killer, visto che lui appena uscito di casa a pochi metri dal suo cancelletto che dà su Viale Colle Romito, la prima persona che ha trovato sul suo tragitto per dirigersi verso il luogo della strage sono stato io – ha esordito Baia – È da domenica sera che non chiudo occhio e non riesco a darmi pace per un evento così tragico che forse se fosse iniziato dalla mia uccisione, ferimento, oppure dalla possibilità di poterlo aggredire ed avere una colluttazione con lui se avessi intravisto la sua intenzione di tirare fuori dal grosso borsello la pistola con cui ha poi commesso la strage, visto che mi è passato a meno di 3 metri di distanza mentre si dirigeva a compiere quei delitti, forse quei bambini e quel signore ora sarebbero ancora vivi. Ho aiutato persone in tutto il mondo durante le mie missioni, sempre difeso i più deboli ed ora mi sento terribilmente in colpa per non aver intuito le sue intenzioni e per non aver potuto far niente per salvare quei bambini e quel signore, ho come un senso di colpa, perché se solo avessi avuto sentore di cosa stesse andando a fare o che avesse un’arma con sé, sicuramente avrei cercato di impedirgli anche a costo della mia vita quello che poi ha fatto. Ormai io sono vecchio la mia vita l’ho vissuta e non è giusto che invece due giovani vite e di una persona che nulla aveva a che fare con lui siano state spezzate. Mi chiedo perché non ha iniziato a sparare prima a me, come logica di una persona che esce armato di casa per compiere una strage, dovrebbe uccidere il primo che gli capita davanti ed invece no, Perchè?”.
“Pignani – racconta ancora Aldo Baia – che già avevo notato che mi fissava dal suo balcone mentre svolgevo alcuni piccoli lavori al terrazzo di casa ed in giardino, usciva dal suo cancelletto pedonale di casa con un abbigliamento molto pesante per i 35 gradi che in quelle ore si registravano all’esterno – ha aggiunto Baia – Aveva una pesante felpa scura con la zip tirata fino alla gola ed una borsa del tipo porta pc a tracolla che gli pendeva dalla spalla destra sul fianco sinistro del corpo ed avanzava con quel suo passo militare verso di me. Il suo primo movimento appena tiratosi dietro il cancello, fu quello di toccare con la mano destra il grosso borsello a tastare nel classico gesto di chi vuole essere certo di aver preso tutto prima di uscire. Adesso invece ora mi chiedo: e se invece volesse prendere la pistola ed iniziare la sua strage da me? E se si perché ha rinunciato? Domande queste a cui come sopra precisato forse non avrò mai una risposta. Mentre veniva verso di me come suo solito iniziava a fissarmi con un’aria di sfida, identica a quelli che cercano la lite in una provocazione fatta di occhiatacce, ma come in altre due precedenti occasioni (le uniche in cui ci siamo incontrati) io gli ho mostrato il mio viso imbruttito da un ghigno di chi non ha paura di lui, a dimostrazione di non temere quel suo sguardo di sfida come le altre due volte, ed infatti fu proprio lui ad abbassare lo sguardo e proseguire a capo chino il suo tragico ed inspiegabile cammino verso la strage, senza proferire parole o gesti minacciosi nei miei confronti”.
“Forse aveva avuto paura di essere sopraffatto? Non ero io il suo obbiettivo? Perché poi quando gli ho dato le spalle per rientrare a casa lui non è tornato indietro e non mi ha sparato alle spalle? Forse cercava vittime più facili ed indifese? Sono risposte – ha concluso Aldo Baia – che forse non avrò mai”.