Formia / Consiglio comunale in seconda convocazione senza placet dei capigruppo, è polemica

Formia Politica

FORMIA – Altro che spirito ecumenico e Natalizio, del tipo “Volemose bene… che fuori c’è il Covid”. Qualcuno delle minoranze consiliari, seppur a bassa voce, comincia a pensa che il sindaco di Formia Paola Villa abbia messo in atto un’autentica ‘sceneggiata’ dal 30 novembre in poi: dimettendosi dall’incarico, simulando consultazioni che il solo capo dello stato costituzionalmente è autorizzato a fare, ritirando le dimissioni nel 19° dei 20 venti giorni messi a disposizione dalla legge, azzerando la Giunta e, per finire, lanciando un altro appello all’unità – complice la fase emergenziale legata al Covid – per scacciare lo spettro del commissariamento del comune.

L’irritazione politico-istituzionale ha raggiunto livelli di guardia – e sarebbe stata investita anche la Prefettura di Latina – quando il presidente d’aula Pasquale Di Gabriele ha convocato la prossima seduta del consiglio comunale che, quella per rispondere alla diffida dei venti giorni del Prefetto Maurizio Falco, sarebbe determinante per il prosieguo o meno della consiliatura del comune. Si svolgerà il 28 dicembre, nel primo utile in cui la città (e l’Italia) torneranno essere arancioni dopo il primo lockdown natalizio. All’ordine del giorno campeggia l’argomento che non sta facendo dormire sonni tranquilli, da quasi un mese, alla professoressa di scienze: la salvaguardia degli equilibri di bilancio. Sin qui tutto tranquillo e pacifico. Ma lunedì pomeriggio nella segreteria del consiglio comunale la tensione e la paura di non farcela hanno preso il sopravvento nonostante il gesto (tardivo) del sindaco, ora “riabilitato”, di azzerare la Giunta per permettere di dar vita ad una nuova maggioranza politica.

Di Gabriele ha fatto arrabbiare non poco tutte le minoranze, di centrodestra e del Pd ma che gli ex indipendenti ex maggioranza Giovanni Costa e Antonio Capraro, commettendo – a quanto pare – due gravi leggerezze. La prima è stata di natura formale ma anche politico. Sarebbe venuto meno ad un impegno orale di convocare la conferenza dei capigruppo e decidere insieme l’ordine del giorno e data del consiglio verità al comune di Formia. Il presidente del consiglio comunale sarebbe stato invitato direttamente dal sindaco ad effettuare questa forzatura, tecnica e comportamentale, che voleva lanciare un altro segnale di sfida alle minoranze? L’avvocato Di Gabriele ha ammesso di aver recepito le indicazioni del segretario generale Alessandro Izzi per formalizzare la convocazione del prossimo consiglio direttamente in seconda convocazione. Non è un aspetto di poco conto, in considerazione dei numeri risicati a disposizione del sindaco Villa e dell’incapacità sinora palesata di allargare la maggioranza in grado di votate con la sufficiente tranquillità l’assestamento del bilancio 2020. Per le minoranze questa trovata procedurale è sinonimo, invece, di “grande debolezza, politica e gestionale, nel momento in cui in terreno comincia a franare sotto i piedi”.

Se con la prima convocazione per insediare il consiglio comunale ci sarebbe stato bisogno di “almeno 13 consiglieri” – la metà più degli eletti – con la seconda “chiamata” basteranno undici consiglieri, compreso il sindaco, per rendere valida la seduta. Ma al momento l’attuale minoranza è…maggioranza numerica in consiglio comunale? Il sindaco Villa avrà pensato questo: faccio un discorso di grandi apertura, ricorrendo al recente azzeramento della Giunta, e poi spero in qualche assenza “tattica” nelle file dell’opposizione per approvare la salvaguardia degli equilibri di bilanco. Il presidente del consiglio è rimasto imprigionato, suo malgrado, in una morsa più grande di lui per tentare di salvare capre e cavoli? E, di conseguenza, anche la sua indennità economica di funzione? Chissà. Ma quando è scoppiato il putifero l’avvocato, raggiunto da vibrate proteste da parte di quelle minoranze che avrebbero voluto tutelare sul piano istituzionali “in quanto tali”, è incappato in un labirinto tecnico normativo che non ha fatto altro che aggravare la sua posizione. Prima si è appellato al rispetto dell’articolo 20 del regolamento del consiglio comunale che sembra essere stato iscritto da Max Catalano ai tempi di “Quelli della notte”di Arboriana memoria: “E’ seduta di seconda convocazione, per ogni oggetto iscritto all’ordine del giorno, quella che succede ad una precedente dichiarata deserta per mancanza di numero legale”.

Di Gabriele avrebbe fatto questa forzata ricordandosi di quanto aveva scritto il primo pomeriggio del30 novembre subito dopo aver preso atto, alle 14.32, delle dimissioni, poi ritirate, del sindaco. Aveva, di fatto, revocato la seconda convocazione che sarebbe dovuto iniziare alle 15…. Per Di Gabriele la seconda convocazione del 28 dicembre è legittima perché – a suo dire – non sarebbe altro che quella del 30 novembre che egli stesso aveva provveduto a revocare. Ma nel diritto amministrativo la revoca è un atto di secondo grado mediante il quale viene ritirato definitivamente un altro atto amministrativo. E Di Gabriele, in effetti, già l’aveva fatto il 30 settembre. O pensava di farlo all’infinito? Una dimenticanza la sua,un momento di umana superficialità o un tentativo, mal riuscito, di aggirare l’ostacolo delle minoranze ? Intanto il presidente Di Gabriele ha effettuato intanto un parziale dietro-front. Ha convocato per mercoledì alle 15.30 la conferenza dei capigruppo. Probabilmente per chiedere scusa della sua mancata convocazione in questi giorni. Ma Di Gabriele continua a difendere la legittimità della seconda convocazione del consiglio, probabilmente avallata dalla segreteria generale del comune e dai vertici di quella del sindaco Villa. L’avvocato non sarebbe disposto ad ovviare l’errore che gli viene imputato dall’opposizione riformulando la forma dell’ordine del giorno. Di certo, il presidente d’aula è finito subito nel tritacarne di tutte le forze politiche . Anche di chi è da tempo inseguito dal sindaco di Villa di tentarle di dare di nuovo una mano. L’ex consigliere di maggioranza Giovanni Costa, per esempio, il tecnicismo di Di Gabriele l’ha definito, senza peli sulla lingua, “deprimente”. Tagliente e caustico il commento del dimissionario coordinatore di Formia Città in comune Enrico D’Angelis: “Senza temere nessun attacco relativo al passato perché a questo non si era mai arrivati. Credo che si possa dire, sinceramente, Vergogna! Se si doveva andare in seconda convocazione, ammesso e non concesso che questo sia corretto dal punto di vista amministrativo, la sindaca perché ha fatto, allora, la sceneggiata ingiudicabile, di dare le dimissioni per poi ritirarle? C’è stato chi ci ha messo più di trenta anni prima di tentare, senza successo, di arrivare a queste immonde furbate. Qui si vede che in meno di un decimo degli anni hanno imparato bene come giocherellare con le quisquilie di legittimità amministrativa. Ora è più palese che mai che a questi stare su quelle sedie piace proprio tanto. Molto di più di quanto non piacesse a chiunque altro prima di loro – ha concluso D’Angelis – Le persone serie di questa maggioranza la smettano di mettere la loro faccia su questi giochetti da tre soldi. Chissà il Prefetto cosa dirà?” La Lega intanto ha rotto gli indugi. La stessa forza politica che pensava di contribuire a trascinare il comune fuori le sacche paludose del Covid e di pretendere le dimissioni del sindaco nella prima finestra elettorale utile, è arrivata ad una severissima conclusione: meglio l’arrivo del commissario Prefettizio che questo pantano. Il sindaco nel messaggio video del 30 novembre aveva detto chiaramente che il suo progetto per il quale ha guadagnato la fiducia dei cittadini è “abbondantemente terminato”.

Per la Lega “ha sceneggiato delle consultazioni e senza avere una maggioranza politica, per quanto ne sappiamo noi e l’intera città, ha ritirato le dimissioni pur di restare attaccata alla sua sedia di Sindaco. Ma come pensa di gestire una città senza una maggioranza? E’ questo il suo senso delle istituzioni tanto proclamato in un recente passato che sa di presa in giro di tutti?” Il carroccio pretende di sapere dalla professoressa, se è vero che il suo progetto politico è terminato, “quale sarebbe quello nuovo e soprattutto con chi. La città ha il diritto di sapere quale gruppo consiliare o singolo consigliere intende continuare a portare la città nel peggior isolamento politico, istituzionale, amministrativo ed economico della nostra storia. La città – ha tuonato il capogruppo consiliare Antonio Di Rocco – ha il diritto di sapere quale “scambio” intende mercificare il Sindaco in cambio di un voto o di una assenza in nome di un cambiamento ampiamente utilizzato in campagna elettorale ma che sa molto di più di prima repubblica. Se è questa la situazione con cui il sindaco Villa intende gestire l’emergenza Covid ben venga il Commissario prefettizio e la parola torni ai cittadini. La storia politico-amministrativa di Formia – secondo Di Rocco – merita più rispetto alla faccia del cambiamento … in peggio e della tanto propagandata trasparenza solo di facciata.”