Coronavirus, la Caritas di Gaeta chiede la sospensione delle bollette del servizio idrico

Attualità Gaeta

GAETA – E’ accorato l’appello che la Caritas Diocesana del Golfo rivolge ai sindaci dei 17 comuni, 14 del sud pontino e tre della provincia di Frosinone, che fanno parte del territorio dell’Arcidiocesi di Gaeta per far fronte alla gravissima emergenza, sociale ed economica, provocata dal Coronavirus, alla mancanza di liquidità e alla necessità di sopravvivere per sé e per la propria famiglia. La Caritas, a tutti i livelli, parrocchiale e diocesano, si è spesa tanto a soccorrere, anche in pieno lockdown, le famiglie che a stento potevano disporre di un pasto giornaliero o che non avevano liquidità per pagare le utenze del servizio elettrico e del gas ma ora qualcosa di più devono farlo i comuni per alleviare tante famiglie per quanto concerne il servizio idrico.

Uno su tutti: farsi carico nei confronti di Acqualatina e chiedere l’annullamento del pagamento, nell’assemblea dei sindaci dell’Ato 4, delle bollette per tutto il periodo di crisi sociale: “Sarebbe – dice il direttore della Caritas Diocesano, don Alfredo Micalusi – un modo estremamente concreto di stare vicino alle famiglie che non ce la fanno. Tante di queste sono paradossalmente aiutate con buoni spesa e altre forme di sostegno alimentare e si vuole evitare che l’impossibilità momentanea al pagamento dell’utenza idrica porti le famiglie ad incappare in situazioni di morosità che aggravano lo stato di bisogno e causano sfiducia nelle istituzioni. La Caritas Diocesana alza bandiera bianca nel momento in cui afferma – e lo scrive don Micalusi nella lettera aperta ai comuni – di non riescire a far fronte alle molte richieste e, a fronte delle esigue risorse, dovendo dare la giusta priorità agli interventi, ha comunicato ai parroci della diocesi e alle Caritas parrocchiali che” il fondo straordinario di solidarietà alle famiglie messo in campo dalla Conferenza Episcopale Italiana per l’emergenza sanitaria (fondi provenienti dall’8×1000), non può essere utilizzato per l’utenza idrica per la quale la responsabilità non può che essere delle Amministrazioni Comunali che della società di gestione detengono la quota maggioritaria.

La Caritas di Gaeta si rivolge ai Sindaci dei Comuni che ricadono nel territorio della Diocesi, per chiedere l’emanazione di norme aventi lo scopo di mantenere ulteriormente bloccato il cosiddetto “gioco” d’azzardo in tutte le sue forme sia nelle sale ad esso dedicate, sia nei locali commerciali in cui è frequente incontrare l’uso delle slot machine e la vendita dei biglietti mangiasoldi. La comunità di questo territorio esce fortemente travagliata socialmente ed economicamente da questa lunga emergenza e permettere il ritorno all’azzardo significherebbe abbandonare definitivamente alla propria triste sorte chi, per dipendenza, si affida alla “droga della fortuna”. Nei 17 comuni diocesani la media della giocata pro capite tra slot, videolottery, lotterie istantanee, lotto, superenalotto nel 2018 è stata di 1494 euro, mentre l’incidenza della spesa media per l’azzardo sul reddito è stata del 9,5%. Le puntate dell’azzardo sono così distribuite: il 61% alle slot machine, il 13% alle lotterie istantanee, il 13 % al lotto, il 7% a quota fissa e il resto alle rimanenti forme di scommesse. Dietro a questo caleidoscopio apparenti “giochi” di svago, si nasconde l’inferno delle dipendenze patologiche che lo stesso Servizio Sanitario Nazionale riconosce come una patologia con conseguente perdita della dignità personale delle vittime e rovina delle loro famiglie.

“E’stato dimostrato come durante il periodo di lockdown milioni di persone ludopatiche – aggiunge Don Micalusi nella lettera ai sindaci – abbiano sperimentato la “remissione del sintomo” e attivato risorse personali insospettate: ma le ricadute in questa patologia, come in ogni altro tipo di dipendenza (si veda la tossicodipendenza), peggiorano il quadro clinico e i rischi per la salute. Riaprire l’azzardo adesso significherebbe condannare queste stesse persone e i loro familiari a ulteriori sofferenze psichiche e relazionali. Riaprire l’azzardo adesso vorrebbe dire aggravare la già precaria situazione economica del territorio a beneficio di pochi parassiti incuranti della vita degli altri. Le Istituzioni di governo delle nostre comunità locali non possono allinearsi agli interessi dell’industria delle illusionie della disperazione ma devono lottare con tutte le possibilità che offre la legislazione nazionale e regionale affinché si possa debellare quello che viene definito ormai il “cancro del terzo millennio”, offrendo una speranza certa a chi è caduto in questa nefasta dipendenza. È un’azione possibile, umanitaria, solidale, etica e civile.”

Anche in questo ambito, la Caritas di Gaeta, attraverso il “Tavolo di lavoro contro l’azzardo, rete solidale tra enti ed associazioni”, si sta adoperando per promuovere la consapevolezza della gravità dell’azzardo attraverso la diffusione di brochure, volantini e guide, l’organizzazione di specifici convegni, le Tende del Buon Gioco;realizzare seminari formativi di prevenzione diretti agli studenti; proporre alle amministrazioni comunali la promulgazione di regolamenti di contenimento alla diffusione dell’azzardo e aprire un Centro di Ascolto per il disturbo da gioco d’azzardo, con un servizio di primo intervento e di orientamento (di prossima apertura)”. Ottimista don Micalusi nei giorni in cui festeggia i primi 28 anni di sacerdozio? “Siamo certi – conclude – di incontrare nelle Amministrazioni locali donne e uomini cui sta a cuore il bene comune”.