Formia / I consiglieri comunali della Lega sventano la vendita dei beni comunali

Formia Politica

FORMIA – “Se qualcuno invoca collaborazione istituzionale da una parte e poi manifesta comportamenti a dir poco opinabili che vanno in una direzione diametralmente opposta al confronto auspicato dalla stessa maggioranza il nostro voto contrario al bilancio di previsione 2020 è il minino che potessimo esprimere”. Non usano altri termini i consiglieri comunali della Lega di Formia Antonio Di Rocco e Nicola Riccardelli dopo la scoperta “incresciosa” effettuata l’altra sera nelle fasi iniziali della discussione, da parte del consiglio comunale, della proposta di bilancio previsionale.

Bisognava approvare una delibera propedeutica al documento contabile, quella inerente il piano di alienazione nel 2020 degli immobili di proprietà comunale, che dalla bozza dell’atto deliberativo sono spuntate tre schede anziché due. Si trattava di formalizzare la volontà del Comune di Formia di vendere e di sdemanializzare alcuni immobili di proprietà che, abbandonati a se stessi o peggio deprezzati a causa di un’annosa situazione di degrado e incuria, ha l’obiettivo di fare cassa durante l’esercizio finanziario appena iniziato. Tutto nella regola quando il gruppo consiliare del “carroccio” formiano ha trovato nell’elenco “A” due appartamenti, al primo e al secondo piano, al civico 15 di via dei Provenziali nel quartiere marinaro di Mola di 37 metri quadrati ciascuno e di tre terreni di 750, 40 e 400 metri quadrati nella frazione di Penitro, in località Santa Maria La Noce ed in via Madonna di Ponza. L’assessorato all’urbanistica ha provveduto anche ad ipotizzare il valore, qualora venissero venduti, di questi cinque beni del comune: poco meno di 109 mila euro e, più precisamente, 108.825mila euro. Inferiore si è rivelata la stima per la cessione dei due beni contenuti nell’elenco da sdemanializzare: 63mila euro e mezzo circa per la “vendita” di due tratti stradali di 200 metri quadrati in via Appia Lato Napoli e di 210 metri quadrati, sempre in via Appia Lato Napoli, laddove un tempo c’era piazza Mercato.

La “ciccia” che ha mandato su tutte le furie i consiglieri Di Rocco e Riccardelli e ha creato un mix di imbarazzo e di incredulità tra alcuni esponenti della maggioranza civica ha riguardato, invece, l’elenco “C” di cui tutti, ma proprio tutti, ignoravano l’esistenza. Tranne uno: il sempre attento assessore all’urbanistica e al demanio e patrimonio del comune di Formia Paolo Mazza. L’oggetto di questa parte di piano non era più la vendita o la sdemalizzazione di alcuni pezzi dell’argenteria dell’amministrazione Villa ma qualcosa di più enigmatico: la valorizzazione di altri beni comunali. E che beni! In pieno consiglio comunale gli “Sherlock Holmes” Di Rocco e Riccardelli hanno chiesto pubblicamente cosa costituisse concretamente questo elenco “C” che, mai approdato in alcuna commissione consiliare, era pertanto un argomento oscuro per la maggioranza e tanto meno per le minoranze. Incalzato e costretto a “dire quello che sapeva” dal capogruppo Di Rocco, l’assessore Mazza è riuscito a celare il suo imbarazzo solo grazie alla mascherina anti Covid 19 che indossava alla destra del sindaco Paola Villa. Per il delegato all’urbanistica il termine valorizzazione significava “affidare in concessione” beni e strutture che a Formia, in piena emergenza Coronavirus, significherebbe fare la fortuna per qualcuno di natura economica.

L’elenco fa tramare le vene ai polsi a chiunque: l’ex discoteca Seven Up in via Fosso degli Ulivi a Gianola, l’Auditorium “Vittorio Foa” nell’area mercatale di via Olivastro Spaventola, il centro polifunzionale presso la lottizzazione “Gepi Cirina”, il campo di calcio pluriuso in via Cassio e nientemeno che i due stadi rimasti di proprietà comunale, quello storico di Castellonorato e il nuovo (ancora da ultimare) in località Fontana a Maranola. L’outing dell’assessore Mazza ha fatto arrabbiare e non poco i consiglieri comunali Di Rocco e Ricccardelli nel momento in cui la maggioranza Villa aveva in mente, dopo naturalmente la pubblicazione di altrettanti bandi, di dare in concessione questi beni pubblici per mezzo secolo, cinquant’anni. Quando Di Rocco e Riccardelli hanno cominciato a mostrare i muscoli, l’assessore Mazza ha dovuto stralciare dalla delibera questo famigerato elenco “C” – la richiesta di ritiro della Lega è stata finanche votata dalla stessa maggioranza – che, se fosse stato licenziato, avrebbe autorizzato il giorno dopo la Giunta a privatizzare (di fatto) questi beni approfittando anche della buonafede e dell’ignoranza – nel senso di non sapere – della stessa maggioranza…