Coronavirus, sequestro di prodotti igienizzanti non autorizzati: erano destinati al sud pontino

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CASERTA – Molti supermercati ma anche negozi di medio-piccole dimensioni del sud-pontino e del cassinate erano i destinatari di delicati prodotti sanitari che, molto utilizzati e ricercati nell’area del Coronavirus ma privi di alcuna autorizzazione del Ministero della salute, sono stati sequestrati dalla Compagnia di Mondragone della Guardia di Finanza presso un sito industriale di Carinola, in provincia di Caserta, a pochi chilometri di distanza dai confini delle regioni Lazio e Campania.

E’ la convinzione degli agenti del capitano Silverio Papis che hanno avviato mirati approfondimenti anche sul territorio del Basso Lazio dove destinati parte dei 9000 litri di disinfettante liquido per superfici e pavimenti in confezioni da 1 litro e 5 litri (e in cisternette ancora da imbottigliare), di 74mila panni disinfettanti monouso con relative 783 compresse di disinfettante concentrato da sciogliere e 187 etichette attestanti le false indicazioni qualitative dei prodotti.

Il Blitz delle Fiamme Gialle di Mondragone c’è stato nell’ambito dei potenziati servizi antifrode nella produzione e commercializzazione di prodotti di maggiore richiesta in questo periodo di emergenza sanitaria. E sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri è finita una fabbrica di detersivi e detergenti dell’alto casertano dove i militari hanno accertato che alcune linee di prodotti definiti disinfettanti e presidi medico-chirurgici erano in realtà confezionati senza le necessarie autorizzazioni ministeriali a tutela della salubrità del ciclo produttivo e della sicurezza del prodotto finale.

Le indagini proseguono a ritmo serrato per individuare la provenienza delle richieste di questi prodotti “abusivi” che – secondo è trapelato dagli ambienti investigativi di Mondragone – avevano un avviato mercato in diverse parti d’Italia. Intanto il legale rappresentante del sito industriale di Carinola è stato denunciato a piede libero alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per “produzione di presidi medico chirurgici senza autorizzazione” e per la “commercializzazione di prodotti industriali con segni contraffatti”.

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