Latina / Estorsioni e compravendita di voti, chiusa inchiesta stralcio di Alba Pontina

Cronaca Latina

LATINA – Ci sono quattro indagati a vario titolo nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma sulla campagna elettorale dell’allora candidato sindaco della Lega Angelo Orlando Tripodi, attuale capogruppo della Lega alla Regione Lazio, alle elezioni amministrative del 2016 a Latina. L’indagine è uno stralcio dell’inchiesta “Alba Pontina” sul clan Di Silvio.

I sostituti procuratori presso la Dda di Roma, Barbara Zuin e Luigia Spinelli (quest’ultima per diversi anni uno dei magistrati di punta della Procura della Repubblica di Latina) dopo la chiusura dell’inchiesta, hanno inviato quattro avvisi di garanzia ad Angelo Morelli – legato alla famiglia di nomadi – all’imprenditore Roberto Bergamo, che era stato capolista a sostegno di Tripodi, a Ismail El Ghayesh, accusato tra l’altro di aver minacciato un elettore accompagnandolo al seggio costringendolo a votare per Tripodi, e ad Antonio Fusco che avrebbe aiutato il clan a evitare i controlli delle forze dell’ordine. Secondo quanto emerso dalle indagini, Bergamo e Morelli avrebbero promesso soldi (30 euro) per ogni voto.

Angelo Tripodi ha replicato affermando nella conclusione delle indagini, come si evince già dal giugno 2018 con gli arresti eseguiti nell’ambito di “Alba Pontina”, emerge la “totale assenza di presunte condotte illecite imputabili alla mia persona. La notizia fuorviante diffusa oggi dal quotidiano “La Repubblica” – guarda caso all’indomani della trasmissione di Rete Quattro “Fuori dal coro”, che ha acceso i riflettori sulle nostre denunce in Regione Lazio sugli aumenti di stipendi e sulle nomine di Zingaretti ai tempi del Coronavirus – dimostra ancora una volta la mia totale estraneità ai fatti – ha scritto il consigliere regionale della Lega in un post su face book” – Come ho sempre ribadito, la conclusione delle indagini conferma che sia una ‘vittima mediatica’ su cui si sta gettando fango molto probabilmente per essere un esponente della comunità e della famiglia della Lega.

Mi difenderò dal fango mediatico precedente e odierno in tutte le sedi opportune sia per la mia onorabilità sia per la famiglia della Lega che per i sacrifici dei nostri meravigliosi militanti, anche loro vittime di un’operazione mediatica volta a colpire la nostra forza politica. Purtroppo il quotidiano “La Repubblica” ha messo in campo una chiara mistificazione e strumentalizzazione della realtà, visto che non ero all’epoca dei fatti un rappresentante del partito. Ne risponderà in Tribunale!”