Spigno Saturnia / Terreno venduto dal parroco, arriva la sentenza

Cronaca Spigno Saturnia

SPIGNO SATURNIA – Una brutta vicenda che ha scosso e condizionato a lungo rapporti all’interno di una piccola e sana comunità come quella di Spigno Saturnia. A distanza di dieci anni esatti dai fatti a far calare il sipario su una controversia che nasconde ancora non pochi misteri è stato il giudice della prima sezione civile del Tribunale di Latina Giambattista Biava. Con una sentenza ad hoc ha condannato al pagamento delle spese legali (a favore della parrocchia di San Giovanni Battista, della Provincia e del comune stesso), per complessivi 3000 euro, l’imprenditore Vinicio Di Trocchio e l’ex parroco di Spigno Saturnia, Don Virginio D’Anella, e soprattutto, ha annullato, definendolo inefficace, l’atto preliminare di vendita – una sorta di scrittura privata – che sarebbe stato stipulato il 18 settembre 2009 tra l’allora parroco di Spigno Saturnia e appunto il signor Di Trocchio.

Ma cosa sarebbe successo? Don Virginio D’Anella, originario della frazione formiana di Maranola ma sacerdote a Spigno da anni, si sarebbe impegnato a vendere a Di Trocchio una “tranche” di un terreno che, confinante con il complesso parrocchiale di Spigno in piazza Dante e già affidato da tempo in locazione, sarebbe dovuto servire allo stesso Di Trocchio per ampliare il suo chiosco bar. Le parti si sarebbero anche accordate per la somma, 70mila euro, di cui 30mila euro anticipati come acconto “alla fine del contratto preliminare di compravendita”. La cessione di questo terreno ha cominciato a fare “rumore” in diversi ambienti di Spigno Saturnia e l’avvento del nuovo parroco, il fondano don Giuseppe Di Mario, fece il resto. Il nuovo sacerdote capì subito che molte cose non quadravano e, attraverso gli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Irene Lieto, chiese all’allora tribunale di Gaeta di poter tornare nella disponibilità di quel terreno nel frattempo “promesso” a Di Trocchio. La causa fu promossa dalla Parrocchia dei San Giovanni Battista di Spigno ma anche dall’istituto interdiocesano per il sostentamento del clero delle Diocesi di Gaeta e Latina in quanto quel “fazzoletto” di terreno era stato concesso alla comunità parrocchiale di Spigno dall’arcivescovo di Gaeta in carica il 30 novembre 1989, il compianto Monsignor Vincenzo Maria Farano.

Davanti il Giudice civile del Tribunale di Gaeta si rivolse anche Di Trocchio che, assistito dagli avvocati Giosuè Cardi e Andrea Carollo, fece un altro ragionamento o, meglio, promosse una diversa istanza: “Se quel terreno dovesse essere di proprietà della parrocchia, della Provincia di Latina e del Comune di Spigno Saturnia, chiedo di avere riconosciuta la quota di proprietà pari ad un terzo e di ridurre, sempre di un terzo, il prezzo originario di 70mila euro”. Di Trocchio chiese di condannare la parrocchia alla restituzione della maggiore somma percepita e al risarcimento dei danni ma il nuovo parroco di Spigno Saturnia di quei 30mila euro non trovò, nelle pieghe del bilancio della stessa parrocchia, neppure un centesimo….E’ questo il mistero che ancora alleggia su questa vicenda sulla quale si è espresso il giudice Biava della sezione civile del Tribunale di Latina che, raccogliendo le istanze dei legali di don Di Mario ma anche dell’istituto interdiocesano per il sostentamento del clero e delle due diocesi pontine, della provincia e del comune, ha annullato quel contratto preliminare di compravendita. Con accuse molto gravi mosse nei confronti di Virginio D’Anella: non aveva chiesto la necessaria autorizzazione all’allora Arcivescovo di Gaeta.

Il parroco di Maranola si è sempre difeso affermando che la vendita preliminare di quel terreno si era resa “necessaria anche per affrontare, nel tempo, opere di ristrutturazione della chiesa e della canonica, le cui condizioni rasentavano il vero e proprio degrado, spese in parte sostenute con danaro proprio”. Per il tribunale di Latina quel “pezzo di carta” può essere cestinato con una ragione normativa innovativa: va applicato quanto prevede il canone 1281 del codice di Diritto canonico che, tuttora vigente, recepisce in base ai patti lateranensi di 90 anni fa, le indicazioni dello stato per quanto riguarda l’alienazione dei beni della Chiesa. Lo precisa lo stesso giudice Biava che ha applicato l’articolo 18 della legge 222/1985 che estende anche all’orientamento civile le invalidità previste dal diritto canonico per casi di inosservanza delle norme inerenti la rappresentanza e i controlli “tutori”. Per questo tipo di pronunciamento del Tribunale di Latina ha espresso la sua soddisfazione l’ex parroco di Spigno Saturnia, ora Rettore del Santuario di San Nilo, per la conclusione di un dibattimento che, incardinato nel 2011, ha accertato le responsabilità – l’ultimo mistero riguarda la destinazione finale dei 30mila euro anticipati da Di Trocchio – su una vicenda tanto grave quanto inverosimile.

Saverio Forte