LATINA – Durante la seduta conclusiva dedicata alla conversione in legge del “Decreto sicurezza bis” (decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53, recante disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica C.1913-A) la Camera dei Deputati ha accolto un ordine del giorno a firma dell’onorevole Raffaele Trano che impegna il governo “a valutare l’opportunità di attivarsi, per quanto di competenza, per riesaminare le piante organiche delle procure della Repubblica nelle aree del territorio nazionale ad alta densità mafiosa”.
Il documento raccoglie la preoccupazione per la presenza reale di organizzazioni mafiose nel Basso Lazio, come constatato dal capo della Procura di Roma Giuseppe Pignatone e dal procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma Michele Prestipino: nel recentissimo volume “Modelli criminali, Mafie di Ieri e di Oggi” i magistrati definiscono questo territorio come un vero e proprio “laboratorio”, dove sono presenti organizzazioni criminali di matrice diversa.

Presenza storica della Camorra, avanzata della ndrangheta in diversi centri, mafia autoctona in grado di condizionare un’intera provincia, sono una realtà acclarata da tempo e confermata attraverso recenti sentenze che hanno riconosciuto l’applicazione dell’aggravante del metodo mafioso.
In due distinte interrogazioni (n.4/00465, seduta di annuncio del 14/06/2018; n.4/02679, seduta di annuncio del 5/4/2019) avevo posto l’accento sulla necessità di implementare l’apparato giuridico ed investigativo che si occupa di contrastare la criminalità organizzata nel territorio della provincia di Latina attraverso il potenziamento della Dia e l’unificazione dei commissariati di Formia e Gaeta con l’istituzione di una sezione della squadra mobile.
Sulla scorta di numerosi confronti con operatori ed esperti del settore tra cui l’Associazione nazionale Antimafia Antonino Caponnetto poniamo le basi per estendere le sezioni distaccate della direzione distrettuale antimafia o comunque aumentare il numero di magistrati con questo tipo di delega anche nei territori non sede di corte d’appello ma con problematiche di infiltrazioni mafiose conclamate”.