Spigno Saturnia / Camorra, confiscati 4 terreni a un imprenditore di 63 anni

Cronaca Spigno Saturnia

SPIGNO SATURNIA – Ha interessato anche il sud-pontino e, in particolare modo, Spigno Saturnia il provvedimento di confisca di beni che, per un valore superiore ai 300 milioni di euro, sono stati sottratti alla disponibilità di A.P., l’imprenditore edile di 63 anni, in carcere dal luglio 2017 nell’ambito dell’operazione “Omphalos” perché ritenuto responsabile dei reati di usura, esercizio abusivo di attività finanziaria, indebita percezione di finanziamenti a danno dello Stato, di intestazione fittizia di quote societarie e di beni, quest’ultimo reato commesso con l’aggravante del cosiddetto “metodo mafioso” per aver agevolato vari clan camorristici.

Gli agenti dei Nuclei di polizia economico-finanziaria dei comandi provinciali di Bologna e Napoli della Guardia di Finanza hanno eseguito il provvedimento di confisca che, emesso dall’autorità giudiziaria napoletana, ha riguardato quattro appezzamenti di terreno che, per un superficie che sfiora i 20mila metri, si trovano in località “Turrimai”, lungo la strada provinciale “115” che collega il centro abitato di Spigno Saturnia a quello collinare di Spigno Vecchio. Si tratta di quattro terreni agricoli che A.P. aveva acquistato nel 2005 e aveva intestato insieme a tre persone, due di 50 anni di Sant’Antimo, e la terza di 55 anni di Casandrino, in provincia di Napoli. A.P. era stato arrestato più volte, l’ultima della quale nell’estatate proprio dalla Guardia di Finanza: accusato di aver favorito i clan camorristici Morelli prima ed Aversano poi, attivi nei Comuni di Grumo Nevano, Casandrino e Sant’Antimo, l’imprenditore di 63 anni era considerato, come riferito da diversi collaboratori di giustizia, il dominus organizzativo delle attività estorsive materialmente eseguite da altri affiliati, nella concessione di prestiti usurai, in alcuni investimenti nel settore immobiliare e nelle truffe ai danni delle assicurazioni.

Il sequestro ad A.P. nei primi giorni del marzo 2018 era scattato perché la sua posizione reddittuale è stata considerata inesistente rispetto alla disponibilità dei beni ora finiti sotto sequestro. Il provvvedimento di confisca costituisce, di fatto, un primo epilogo delle complesse indagini di polizia giudiziaria e di polizia economico-finanziaria condotte in stretta collaborazione dalle Fiamme Gialle felsinee e campane, in particolare dagli specialisti del Gico (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna e Napoli, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia partenopea, che avevano portato – come detto – nel mese di luglio del 2017, all’arresto di 17 persone ed al sequestro di beni del valore complessivo all’epoca di ben 700 milioni di euro. Le attività investigative (sviluppate tramite intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e attività di osservazione e appostamenti), le approfondite e sofisticate ricostruzioni dei flussi bancari e analisi societarie nonché le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire l’operatività di un gruppo criminale legato a diversi clan camorristici tra cui i Mallardo, Di Lauro, degli Scissionisti, Puca, Aversano, Verde e Perfetto.

L’organizzazione, operante in diverse regioni italiane – quali Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Lombardia – ma con base prevalente in Campania era dedita a truffe alle assicurazioni, esercizio abusivo del credito, investimenti immobiliari e intestazione fittizia di beni, effettuando in questo modo un’attività di reimpiego sistematico di enormi somme di denaro di provenienza illecita. Dalle indagini era poi emerso come il gruppo camorristico fosse riuscito ad operare indisturbato anche grazie allo stabile e determinante appoggio di insospettabili colletti banchi, funzionari di banca e commercialisti. La confisca eseguita ha interessato l’intero compendio patrimoniale e monetario illecitamente accumulato da A.P. costituito da un ingente numero di beni immobiliari dislocato in

7 province tra Bologna, Ravenna, Napoli, Caserta, Benevento, Sassari e, appunto, Latina, a Spigno Saturnia. Si tratta, infatti, di ben 628 tra fabbricati e terreni, 16 autovetture, anche di lusso, rapporti bancari e partecipazioni societarie, il cui valore è risultato nettamente sproporzionato rispetto ai redditi ufficialmente dichiarati dallo stesso e dal suo nucleo familiare.