Formia / L’ex sindaco Bartolomeo cita in giudizio il Comune per una parcella non pagata

Formia Politica

FORMIA – “Adesso non parlo per tante ragioni. Forse lo farò dopo la decisione del giudice civile del Tribunale di Cassino. Contatti il mio legale che le sarà essere più puntuale con le informazioni. Grazie e buona domenica”. L’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo era decisamente seccato dopo aver ricevuto sul suo telefonino copia della delibera di Giunta Municipale numero 190 del 27 giugno con cui è stato nominato il dirigente dell’avvocatura interna Domenico Di Russo a costituirsi nel procedimento, promosso dall’ex primo cittadino di centrosinistra, in programma il prossimo 28 settembre davanti il Tribunale civile di Cassino.

L’ex sindaco ha inviato al comune di Formia un decreto ingiuntivo per ottenere il pagamento di una parcella legale, di 10mila euro, anticipato al suo legale, l’avvocato Luca Scipione, per la difesa relativa al procedimento penale numero 2291/2014, più conosciuto per i presunti favoritismi alla coooperativa “Impero Romano” deliberati dalla nuova Giunta insediatasi dopo il voto amministrativo del giugno 2013 per la pulizia di alcuni tratti di spiagge libere di gestione comunale. Il 20 luglio 2017 con la formula “il fatto non sussiste” il Gup del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera, assolse l’allora sindaco di Formia Bartolomeo, l’ex responsabile dell’ufficio igiene ed ambiente dello stesso comune Gino Forte ed il titolare della società cooperativa “Impero Romano”, Gennaro D’Angiò relativamente alle ipotesi accusatorie di abuso d’ufficio e, soprattutto, di voto di scambio relativamente – come detto – agli incarichi affidati dalla neonata Giunta municipale di centrosinistra subito dopo le elezioni amministrative della primavera 2013 alla società “Impero Romano” Per il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Cassino non ci furono i necessari presupposti per lo svolgimento del processo nei confronti di Bartolomeo, Forte e D’Angiò a differenza di quanto aveva sostenuto nella sua lunghissima requisitoria la rappresentante della pubblica accusa, il sostituto procuratore Marina Marra che – come si ricorderà – aveva chiesto ufficialmente e per la prima volta il rinvio a giudizio per Bartolomeo, Forte e D’Angiò. Il Gup Scalera, pertanto, condivise completamente le istanze difensive dei legali dei tre, gli avvocati Luca Scipione, Giuseppe Masiello e Giovanni Valerio, secondo i quali l’inchiesta era completamente orfana di “ uno straccio di prova al punto che non l’hanno potuta dimostrare neanche i tre testi citati della Procura”.

Trascorsero alcuni mesi, Bartolomeo nel frattempo si dimise (dicembre 2017) dall’incarico di primo cittadino di Formia ed il 7 febbraio 2018 comunicò al comune l’assoluzione del Gup Scalera. E cosa fece? Presentò la copia della fattura con cui aveva correttamente retribuito il suo legale difensore, l’avvocato Luca Scipione: 10mila euro. Il comune decise di non onorare questo rimborso e Bartolomeo, sempre attraverso l’avvocato Scipione, inviò un decreto ingiuntivo ricordando come il rimborso delle spese legali affrontate dagli amministratori assolti sia un atto dovuto riconosciuto dall’articolo 86 del Testo unico degli enti locali. La Giunta ha deciso di duellare in Tribunale con l’ex sindaco di Formia ricordando come l’ufficio personale del comune il 25 giugno “ha rappresentato le ragioni per le quali non si è provveduto al rimborso, mancando la delibera di assunzione della difesa dell’amministrazione sin dall’inizio del procedimento. Che si profili un duro contenzioso in Tribunale l’ha scoperto e confermato lo stesso avvocato Scipione.

Uno dei tre ex imputati nel processo per gli incarichi concessi alla cooperativa “Impero Romano” è stato già rimborsato. Si tratta di Gino Forte, ex caposezione ambiente del comune e da poco più un anno delegato e componente (presunto tale) della segreteria particolare del sindaco di Formia Paola Villa. Ha ottenuto quanto aveva versato al suo ex legale, l’avvocato Giuseppe Masiello: 13mila euro. La materia relativa al rimborso delle spese legali ai dipendenti è ora regolata dall’articolo 28 del Contratto nazionale di lavoro del 14 settembre 2000 secondo il quale l’assunzione dell’onere della spesa per l’assistenza legale ai dipendenti degli enti locali non è, infatti, né un atto dovuto, né tantomeno automatico, ma è conseguenza di alcuni presupposti che devono sussistere e di rigorose valutazioni che l’ente è tenuto a fare, anche ai fini di una trasparente, efficace ed efficiente amministrazione delle risorse economiche pubbliche, quali la connessione della vicenda giudiziaria con la funzione rivestita dal pubblico funzionario, la tutela dei diritti ed interessi facenti capo all’ente, l’assenza di conflitto di interessi tra gli atti compiuti dal funzionario e l’ente, la conclusione del procedimento con una sentenza di assoluzione”. In effetti ci sono altri amministratori, alcuni in carica peraltro che, prosciolti da procedimenti penali delicati come il “Sistema Formia”, avevano chiesto di essere risarciti a fronte di spese legali affrontate nei loro procedimenti terminati con l’assoluzione ma l’amministrazione comunale in carica ha deciso di non aprire il proprio portafoglio. Ma la vita amministrativa è come una ruota… non si ferma mai…

Saverio Forte