Formia / In causa per un centesimo in più sul prezzo del carburante

Cronaca Formia

FORMIA – Un utente deve pagare quello che realmente consuma o acquista. Lo prevede il quinto comma dell’articolo 15 del decreto legislativo numero 206 del 2005, il più noto Codice del consumatore, secondo il quale i “prezzi dei prodotti petroliferi per uso di autotrazione, esposti e pubblicizzati presso gli impianti automatici di distribuzione, devono essere esclusivamente quelli praticati ai consumatori”. E se la norma non viene rispettata sul territorio nazionale da una multinazionale italiana degli idrocarburi in tutto il mondo poco importa. E’ davvero clamorosa la decisione del giudice di pace di Gaeta Gianfausto Palange in quanto dovrà di emettere una sentenza “ad hoc” sul contenzioso sollevato da un centauro di Formia che il 23 luglio 2015 aveva effettuato un rifornimento di un litro di carburante presso una stazione di servizio della città di proprietà della nota multinazionale.

Avv. Alberto Barbaro
Commercialista Erasmo Lombardi

Il motociclista avrebbe dovuto pagare il prezzo indicato sulla colonnina, 1,569 di euro, e invece l’importo costretto a versare fu calcolato per eccesso: 1,57 euro. Il motivo? Presto detto. Le responsabilità sarebbero attribuibili ai ‘padri’ dell’euro che non hanno pensato di istituire il millesimo della moneta unica europea. Il centauro, defraudato, si è rivolto ad una attento e zelante legale di Formia, l’avvocato Alberto Barbaro che, sulla scorta di una perizia giurata del dottore commercialista Erasmo Lombardi, ha promosso una durissimo contenzioso legale contro la multinazionale davanti il giudice di pace di Gaeta Palange. I suoi difensori, gli avvocati Fulvio e Mario Pierri, hanno provato a contestare l’incompetenza territoriale difendendo l’operato della multinazionale sulla scorta di un decreto del Ministero dello sviluppo economico del 17 gennaio 2013. Ma il giudice di pace di Gaeta, dopo avere ritenuto propria la competenza, ha rinviato le parti alla sentenza in programma il prossimo 12 ottobre.

Se dovesse sorridere al centauro quel millesimo di euro pagato in più rispetto al prezzo applicato per quel litro di carburante, provocherebbe la presentazione di una sorta di class action sul prezzo fissato alla pompa da questa multinazionale in tutta Italia con una chiara ipotesi di indebito arricchimento – su 1000 litri di carburante venduti il guadagno extra sarebbe di un euro e così via – di cui dovrebbero rispondere gli stessi azionisti della società. Nel ricorso presentato al Giudice di pace di Gaeta l’avvocato Barbaro scrive chiaramente che l’applicazione del millesimo di euro – che non ha un corso legale come disposto da due decreti legislativi del 1998 in attuazione di tre regolamenti comunitari del 1997 e dell’anno successivo e dalla stessa Banca d’Italia – sul calcolo del quantitativo da erogare “non solo va a modificare in difetto il carburante da erogarsi realmente utilizzando la sola moneta avente corso legale (sino al centesimo, dunque) ma rende impossibile l’acquisto di una sola unità”.

Si è verificato, dunque, un aspetto paradossale immortalato da un dossier fotografico: il display delle colonnine di rifornimento ancorchè indichino il costo unitario per litro del carburante inglobando il millesimo di euro, nel quadrante dell’importo dovuto dal consumatore vengono indicate solamente due cifre decimali, sino al centesimo di euro. Da qui la richiesta dell’avvocato Alberto Barbaro, avallata dal perito di parte Dr. Erasmo Lombardi, di accertare l’illegittimità del comportamento posto in essere dalla multinazionale con la rimozione dell’indicazione del millesimo di euro sul costo della benzina e del diesel. La penale richiesta, in caso di accoglimento del ricorso, è di 1000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento del giudice di pace di Gaeta, oltre il risarcimento del danno quantificabile in 500 euro in via equitativa…

Saverio Forte