Cronaca

Itri / Processo operai morti sul lavoro a rischio prescrizione

ITRI – Uno dei più gravi incidenti sul lavoro mai verificatisi sul territorio del sud-pontino. Ma a distanza di quasi otto anni dai fatti – la tragedia si consumò nel tardo pomeriggio di un giorno, l’11 giugno 2010, di inizio estate – il processo di primo grado potrebbe incappare nella morsa della prescrizione. Sono legittimamente preoccupati i familiari di due operai tanto stimati quanto sfortunati di Itri, Luigi Ruggieri e Renzo Di Biase, dopo l’ultimo flop del processo che si sta celebrando davanti il giudice monocratico del Tribunale di Latina Giorgia Castriota. Erano molto attesi alcuni testi della pubblica accusa – rappresentata dal sostituto procuratore Marco Giancristoforo – ma l’assenza di due ispettori dell’ufficio sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl di Latina e altrettanti abitanti dell’immobile di via delle Querce davanti al quale morirono Ruggieri e Di Biase ha provocato il rinvio del dibattimento al 10 maggio prossimo tra il risentimento del magistrato giudicante. Il piatto forte del processo ci sarà ad una successiva udienza nella quale verranno sentiti in contraddittorio tutti i periti delle parti.

Renzo Di Biase e Luigi Ruggieri

E la vicenda è talmente complessa per le presunte responsabilità e competenze dei cinque imputati rinviati a giudizio per duplice omicidio colposo in corso. Si tratta di Mongelli Nicola, di 55 anni, di Carlo Mastrogiacomo, di 58 anni, di Roberto Pomini, di 68 anni, di Francesco Fresa, anch’egli di 68 anni e di Angelo De Caprio, di 70 anni. Il reato comune a tutti è la sintesi di quanto avvenne quel giorno: Mastrogiacomo, quale amministratore della “Cmc srl” società costruttrice della piattaforma di lavoro elevabile installata su un autocarro Iveco sul quale si trovavano le due vittime, Mogelli quale ingegnere progettista della piattaforma di lavoro, Fresa e Pomini quali funzionari dell’ente certificatore “Eco spa” di Faenza e De Caprio quale funzionario dell’Arpa furono protagonisti di condotte contrassegnate da “negligenza, imprudenza e imperizia” perché, violando una serie di norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, cagionarono la morte dei due operai di Itri. Caddero da un’altezza di 10 metri e mezzo da terra, insieme al braccio meccanico estendibile della piattaforma di lavoro sulla quale stavano lavorando all’interno del cestello per l’ispezione e la manutenzione di un edificio condominiale nella parte conclusiva di via Civita Farnese.

Il braccio meccanico killer, cadendo, si staccò dall’innesto l’autocarro, travolsero mortalmente Ruggieri e Di Biase. L’attività investigativa della Procura fu complicata e laboriosa e, con l’apporto dei Carabinieri della stazione di Itri e dell’allora Compagnia di Gaeta, coinvolse nello specifico ed ulteriormente ciascun indagato. L’ingegner Mongelli nella relazione tecnica di calcolo della piattaforma “ometteva di formulare il calcolo della verifica del componente ‘tronchetto/flangia porta ralla’ considerato la causa del cedimento strutturale. L’amministratore della società “Cmc srl” Mastrogiacomo realizzò la piattaforma “in presenza di una relazione tecnica priva del calcolo di un componente fondamentale per la sicurezza dell’intera attrezzatura come il tronchetto/flangia porta ralla”. In più eseguì la saldatura che unisce il tronchetto alla flangia porta ralla” in modo difettoso” ed omise di verificare le modalità di realizzazione di questa saldatura che sarebbe dovuto avvenire nel rispetto di severissime norme tecniche”. Altre pesanti responsabilità sono state attribuite “ad personam” agli ingegneri Pomini e Fresa della società, la “Eco spa” di Faenza, chiamata a certificare che i mezzi fossero conformi ai requisiti essenziali di sicurezza Ce. E invece – e l’ha accertato la Procura di Latina attraverso i suoi consulenti – ha appurato che il certificato fu rilasciato il 15 ottobre 2004 alla ditta “Cmc srl” il certificato di esame “Ce” dichiarando che la piattaforma soddisfaceva i requisiti essenziali di sicurezza e di salute.

Niente di più falso. Omissioni e negligenze compiute anche da Angelo De Caprio dell’Arpa Lazio. Nella verifica annuale della piattaforma eseguita il 4 lugio 2008 ed il 10 ottobre 2009 attestò che lo stato di funzionamento e conservazione dell’apparecchio “risultava adeguato ai fini della sicurezza” omettendo di riscontrare “l’assenza nel manuale d’uso e manutenzione delle avvenute verifiche periodiche di manutenzione prescritte dal costruttore e, accertandone la carenza, omise conseguentemente di soprassedere da un giudizio positivo che aveva l’effetto – il Pm Giancristoforo arrivò a questa drastica conclusione – di autorizzare l’uso della stessa attrezzatura da parte del proprietario distogliendolo dall’importanza delle manutenzioni da seguire”.

Saverio Forte

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