Formia / Omicidio Langella, chiesto il giudizio immediato per Tamburrino

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FORMIA – Il provvedimento è pesante: giudizio immediato. Il sostituto Procuratore Chiara D’Orefice, in sintesi, chiede lo svolgimento al Gip del Tribunale di Cassino lo svolgimento del processo “by-passando“ la fase dell’udienza preliminare. A distanza di quasi 11 mesi dal gravissimo episopdio, la Procura di Cassino ha inviato una richiesta al Tribunale della città martire per processare direttamente Andrea Tamburrino, l’ex gigolò di Cellole di 42 anni, l’unico imputato del delitto di Giuseppe Langella, l’autotrasportatore di Formia, di dieci anni più grande, con cui viveva all’interno della villetta che occupavano in via Giovenale, in località Acquatraversa, a Formia. Per la dottoressa D’Orefice questo omicidio è stato dettato dalla furia di Andrea Tamburrino che la notte del delitto, il 2 dicembre 2016, sorprese un “colpevole” Giuseppe Langella ad occupare la propria camera da letto che, l’unica collegata con Sky, gli aveva permesso di vedere in tv una partita di calcio. Fu, questo, uno degli inquietanti aspetti che trapelarono dall’ordinanza di custodia cautelare emessa con l’ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale dal Gip del Tribunale di Cassino Massimo Lo Mastro nei confronti proprio di Tamburrino.

Nelle 47 pagine dell’ordinanza del Gip vennero ripercorse le tappe del rapporto amicale, tutt’altro che sereno, tra i due, insieme solo per un mero e reciproco interesse opportunistico: Langella, dopo un matrimonio fallito, aveva bisogno di vitto e alloggio, Tamburrino di una persona che pensasse a tutto, a cucinare, a fare la spesa e a mantenere in ordine una monumentale villa. L’ordinanza ripercorse le fasi drammatiche dell’aggressione mortale a Langella avvenuta nella camera da letto di Tamburrino. L’autotrasportatore fu spinto prima a terra e poi contro lo spigolo di un comodino al punto da riportare diversi traumi ed un’emorragia interna. Il 42enne diede sì l’allarme ma con una versione tutta sua: Langella era caduto accidentalmente lungo le scale della villetta. Niente di più falso.

I Racis dei Carabinieri in ben tre successivi sopralluoghi rinvennero un rotolo di carta assorbente con un alone ematico e, grazie al Luminol, diverse impronte del piede di Tamburrino che aveva tentato goffamente di pulire il pavimento intriso dal sangue di Langella. I rapporti tra i due sin dal 2014, inoltre, rappresentano un altro importante spaccato dell’ordinanza d’arresto del Gip Lo Mastro: “Langella doveva svolgere le mansioni di maggiordomo, di domestico e di giardiniere. Veniva umiliato e ripreso in malo modo quando non ottemperava puntualmente alle disposizioni ricevute”. Ma il 2 dicembre la situazione è precipitata al punto che Langella da quella villetta è uscito cadavere.

Saverio Forte