Salvatore La Penna

Gaeta / Pd spaccato, la responsabilità addossata a La Penna e Moscardelli

Gaeta Politica

GAETA – Che il partito democratico sia spaccato a Gaeta, non è più oggetto di astrusi trattati di politologia. Il dato, ormai consegnato ai severissimi storiografi della saga del Ducato, parla di due tornate elettorali di seguito senza il simbolo del partito democratico nelle elezioni comunali. Spaccato in tre liste civiche alla tornata del 2012 ed ora in due a quella del 2017. Con la decisione dei Giovani Democratici di non aderire alla lista mitraniana “Gaeta Democratica” si è aperta infatti una spaccatura tutta interna al partito. Prima di allora si era parlato di una protesta di fronda di ex militanti, confluiti nelle liste di Emiliano Scinicariello. Una foglia di fico dietro la quale diventa ora più difficile nascondersi per il segretario provinciale La Penna che ha sponsorizzato il percorso verso Mitrano ed il centro destra. Come conferma anche la ferma reazione, tutta interna, di una trentina di iscritti del partito democratico, su circa un centinaio di conta il circolo.
Di seguito il documento reso noto da una parte degli iscritti alla sezione del partito democratico di Gaeta
“Il sostegno alle liste del sindaco di Gaeta Mitrano (Forza Italia) da parte del PD locale impone alcune riflessioni. Nel metodo e nel merito delle decisioni assunte.
Sarebbe utile infatti capire come vengono prese le decisioni, in un partito che si definisce democratico addirittura nel nome, se una lettera firmata da quasi trenta iscritti (su poco più di cento tesserati) è stata bellamente ignorata dagli organismi locali e provinciali. In fin dei conti si chiedeva semplicemente di convocare un’assemblea degli iscritti per confrontarsi sulla volontà espressa da un pezzo di partito di sostenere Mitrano e la destra alle prossime elezioni comunali.
Le responsabilità del diniego certo vanno attribuite alla dirigenza locale, ma non possono essere sottaciute quelle ancor più gravi del segretario provinciale e dello stesso senatore Moscardelli, vero regista di tutta l’operazione. Essi pensano che ritagliarsi posizioni di potere nelle amministrazioni locali, salendo sempre sul carro del potenziale vincitore con liste PD finto-civiche, sia la sola ragione per stare in politica Il partito in questa visione è solo una macchina elettorale.
Non fa niente che il soccorso al sindaco uscente di Forza Italia condurrà il PD alla marginalità, facendolo apparire come una stampella per gestire il potere. Non fa niente che sarà vanificato il patrimonio di speranze e innovazione che pure aveva contrassegnato la nascita del PD, relegandolo ad emblema del peggior consociativismo.
Nel partito di Gaeta si sono materializzate due posizioni. Da una parte ci sono quelli legati ad una visione plurale della democrazia, dove contano più le idee che le tessere. Dall’altra un partito tendenzialmente personale e familistico, legato più alle tessere che alle idee.
Nessuno (ai livelli superiori) si accorge che la divaricazione rende tutto il PD più povero. Probabilmente non se ne accorgono perché sono gli stessi dirigenti che hanno contribuito a lasciare il partito in mano alle correnti ed alle tessere, lontano dalla vita vera e dalle persone.
Quello che costoro non hanno capito che a Gaeta si rischia di mandare a monte anni di comune sentire sulla difesa dell’ambiente e dei beni comuni, sulla trasparenza amministrativa e sul buon governo. Rischia di passare il messaggio che se non appartieni allo schieramento vincente non avrai diritto ai dividendi che una normale democrazia dovrebbe comunque garantire a tutti”.