Gaeta / Caso Rosinella, “guerra” di perizie tra la Procura di Cassino e la parte civile

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GAETA – E’ in atto una “guerra” di perizie per individuare la causa e le eventuali responsabilità sull’affondamento del “Rosinella”, il peschereccio, partito dal porto di Formia e affondato la notte del 19 aprile 2016 a sette miglia a largo del litorale di Baia con tre membri dell’equipaggio tutti deceduti, il comandante Giulio Oliviero e i marittimi tunisini Khalipa e Saipeddine Sassi, padre e figlio di 60 e 25 anni.

La parte civile – Rosa Imperato, la moglie del comandante Oliviero che del “Rosinella” era ed è l’armatrice – ha nominato un ingegnere navale ed uno meccanico, Sebastiano Molaro e Domenico Pisapia, per presentare al sostituto procuratore Marina Marra una perizia di parte per contrastare il contenuto di quella, ormai nota, del consulente del magistrato titolare delle indagini, Giovanni Di Russo, secondo il quale il “Rosinella” è affondato in pochi secondi a causa della rottura di uno dei due bocchettoni d’acciaio del sistema di raffreddamento del motore.

Per la parte civile questa ricostruzione del perito della Procura di Cassino è inverosimile perché un peschereccio di ben 28 tonnellate per affondare ha bisogno dalle quattro alle cinque ore e non di pochi minuti come scrive il tecnico Di Russo e, dunque, ci sarebbe stato tempo e modo per i tre membri dell’equipaggio di dare l’allarme, di salire sulla zattera di salvataggio e, al limite di gettarsi in mare. E invece i due marittimi tunisini sono stati trovati cadaveri a 65 metri di profondità ed il corpo del comandante trovato in una botola, in avanzato stato di decomposizione, dopo sei mesi quando il “Rosinella” è stato recuperato.

Allora cosa è successo? Gli ingegneri Solaro e Pisapia ricordano che l’ultimo contatto telefonico tra il comandante e la moglie avvenne intorno alle ore 21 di quel 19 aprile, 50 minuti più tardi era in corso anche una battuta a strascico e lo confermerebbe la condizione di tensione con cui sono stati trovati i cavi d’acciaio per praticare questo tipo di pesca. Le reti, parte delle quali sono state trovate in fondo, sono rimaste impigliate in qualcosa?

“Il perito della procura – conclude il legale della signora Oliviero, l’avvocato Vincenzo Propenso – non spiega perché tutti gli oggetti del “Rosinella” sono stati trovati spostati su di un lato, quasi accantonati, e la barca, integra e senza problemi di galleggiamento, è partita, dopo il suo recupero, da Gaeta per tornare autonomamente nel porto di Castellamare di Stabia… Il perito della Procura ha anche sostenuto come la barca si sia stata sottoposta ad alcune modifiche all’indomani del superamento della revisione in un cantiere di Portici.

Il commento dell’avvocato Propenso è oltremodo polemico: “Sfido a trovare un pescatore che non abbia mai effettuato interventi di manutenzione a bordo del proprio strumento di lavoro. Se fosse vera questa ipotesi, non ci sarebbe la pesca, di qualsiasi tipo…”

Saverio Forte